Riscaldare la casa spendendo meno, ma come? Se lo stanno chiedendo gli italiani da settimane, mentre si avvicina uno degli inverni più “caldi” che abbiamo conosciuto, almeno sul fronte dei prezzi del gas. Per evitare bollette da paura non basterà contenere i consumi e ritardare le accensioni degli impianti, ecco perché in tanti cercano alternative al riscaldamento a metano. Alcuni propongono perfino il generatore elettrico. Qualcosa, in realtà, si può fare: ecco le possibili soluzioni.

Condizionatori accesi d’inverno: si risparmia?

C’è una misura a costo zero che molti possono attuare per limitare i danni del caro gas: accendere i condizionatori già installati a casa, gli stessi che usiamo d’estate per rinfrescarci, ma azionando questa volta la funzione “inverno”, per generare aria calda. Se questa azione consente di evitare del tutto di accendere i riscaldamenti si potranno risparmiare in media nella stagione invernale 197 euro. I calcoli li ha fatti l’Enea, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, con una simulazione basata sui prezzi attuali, e considerando un tempo di accensione pari a quello dei caloriferi tradizionali.

I condizionatori d’inverno fanno risparmiare gas

«I condizionatori a pompa di calore sono più efficienti delle caldaie a gas, grazie a un meccanismo che consente loro di utilizzare il calore che si trova all’esterno, anche quando fuori fa molto freddo», spiega Nicolandrea Calabrese, responsabile del laboratorio efficienza energetica negli edifici e sviluppo urbano dell’Enea. «Basti pensare che per ogni kilowattora consumato di energia elettrica, un impianto ne produce 4 di energia termica». Per poter sfruttare questa possibilità, viene da sé, i condizionatori devono avere la doppia opzione estate/inverno. «Va anche considerata la classe energetica. Rispetto a un apparecchio di vecchia generazione, un condizionatore in classe A consente di ridurre i consumi del 30%».

Pro e contro delle pompe di calore

Riscaldare casa con le pompe di calore non è solo un’alternativa low cost al riscaldamento, ma può anche avere vantaggi in termini di comfort. «Usare aria calda al posto dei classici radiatori permette di riscaldare in poco tempo gli ambienti: non è quindi necessario anticipare per esempio l’accensione un’ora prima di rientrare, perché l’effetto è quasi immediato. E una volta spenta la pompa di calore, l’ambiente tende a raffreddarsi in minor tempo», spiega l’esperto. «Un limite degli split però è legato al fatto che l’aria calda tende a salire, per cui si rischia che la temperatura dell’ambiente non sia omogenea. Per evitarlo basta però direzionare le alette dell’aria verso il basso».

Pompa di calore al posto della caldaia a metano

La stagione è ormai alle porte, ma con un intervento edilizio più importante è anche possibile sostituire il vecchio impianto di riscaldamento con caldaia, con uno con pompa di calore ad aria/acqua, un sistema che fa sì che il calore prodotto venga usato appunto per scaldare l’acqua dei radiatori. In questo modo l’effetto è lo stesso di quello prodotto dalle caldaie a metano.

Gli incentivi: -65% sull’acquisto

Grazie all’ecobonus, oggi si possono sostituire i vecchi climatizzatori con modelli superefficienti, usufruendo di una detrazione fiscale del 65%. Si può in pratica “scontare dalle tasse” il 65% di quanto speso per acquisto e installazione, rateizzato in dieci anni. Se il rivenditore pratica lo sconto in fattura è anche possibile ottenere subito il beneficio, scalandolo al prezzo. Il bonus è però ammesso solo se l’acquisto è fatto in sostituzione di un vecchio climatizzatore o della caldaia.

Stufe a pellet e biomasse

Un’altra soluzione alternativa al riscaldamento sono le stufe a biomasse, di cui fanno parte anche le conosciutissime stufe a pellet. Sono un buon antidoto al caro bolletta, e difatti molti in questi anni le hanno scelte: secondo Aiel, l’Associazione italiana energie agroforestali, le vendite di stufe e caminetti a pellet o legna sono cresciute nei primi mesi del 2022 del 28% rispetto allo stesso periodi del 2021. L’opzione è però meno conveniente di quanto fosse un anno fa. «Purtroppo anche il pellet ha subito dei rincari», spiega Calabrese, «il prezzo di un sacco da 15 chilogrammi è passato dai 5 euro di media dello scorso anno agli 11 attuali, 12 se ci riferiamo al pellet di qualità più alta. A incidere è soprattutto il costo dei trasporti, visto che si tratta di prodotti importato per lo più da Austria, Germania e Francia».

A chi vuole risparmiare conviene invece acquistare una stufa a biomasse multicombustibile. «Possono essere alimentate con più materiali, dal pellet ai gusci di noci o mandorle, alla sansa. A seconda della zona di residenza è possibile trovare dai rivenditori una fonte a prezzi sostenibili». Un sacco da 15 chili di noccioli di oliva costa intorno ai 6 euro.

La detrazione sulla stufa del 50%

Le caldaie a biomasse hanno prezzi variabili, un modello “casalingo” può costare dai 2.500 euro in su, a seconda della tipologia e delle dimensioni, ma esistono incentivi statali anche per questi apparecchi. L’ecobonus prevede in questo caso una detrazione del 50% su un massimo di 30.000 euro. E per ottenerla non c’è bisogno di sostituire l’esistente, basta anche il solo acquisto di un nuova stufa che abbia determinati requisiti di efficienza. Per poterla installare è necessario avere però un camino o una canna fumaria, e un posto asciutto dove conservare i combustibili. Dal punto di vista ambientale le stufe sono comunque meno inquinanti dei sistemi a gas, ma emettono particolato. Gli apparecchi ammessi all’incentivo fiscale, però (almeno 4 stelle di efficienza) garantiscono un abbattimento di emissioni del 70%.

Il conto termico: detrazione per chi rottama una vecchia stufa

C’è anche un’altra agevolazione per chi acquista stufe a biomasse, ma rigurda solo chi è disposto a rottamare un vecchio impianto. In questo caso c’è infatti la possibilità di accedere al Conto termico, l’incetivo del Gse, il Gestore dei servizi elettrici nazionale (gse.it). Una volta fatto l’acquisto, e presentata la certificazione necessaria, si può ottenere un contributo in denaro pari al 65% della spesa, che viene erogato in un paio di mesi. L’importo viene accreditato in una sola rata, se fino a 5.000 euro, altrimenti sarà frazionato in più rate.

Camini, occhio alle ordinanze

In molti, quest’inverno hanno intenzione di limitare l’uso della caldaia a metano accendendo il camino di casa o la vecchia stufa a legna. Ma attenzione, perché alcuni territori ne vietano l’utilizzo o fissano dei paletti per questioni ambientali. I camini casalinghi, così come le stufe datate producono emissioni altissime di sostanze inquinanti. meglio quindi verificare le norme regionali e le ordinanze dei comuni. La Lombardia, per esempio, vieta già dal 2020 l’utilizzo di generatori di calore a biomassa legnosa (in pratica stufe e camini) che non abbiano determinati requisiti di efficienza (sono vietati gli impianti a 1 o 2 stelle, di conseguenza anche i camini casalinghi tradizionali). In Emilia-Romagna lo stesso divieto interessa invece gli impianti di classe 1 e 2 stelle, ma solo laddove sia presente un impianto alternativo di riscaldamento, e solo nei comuni dove sono stati superati i limiti per la qualità dell’aria, e che si trovano sotto i 300 metri di altitudine