Interessi alle stelle, famiglie sempre più in difficoltà. A dare l’allarme è stato il Centro Studi di Unimpresa, che ipotizza l’esistenza di un cartello tra istituti bancari che starebbe spingendo in alto i tassi di interesse su mutui e finanziamenti, spesso fino al limite delle soglie d’usura. L’associazione ha analizzato i tassi medi applicati dalle banche: si va da un contenuto 1,81% per i mutui ipotecari a tasso fisso fino a un salatissimo 11,14% applicato a una semplice cessione del quinto, una delle forme di credito più utilizzate dagli italiani: consente di estinguere un debito contratto con una banca o una finanziaria cedendo una quota fino al 20% dello stipendio o della pensione. Non se la passa meglio chi utilizza il cosiddetto credito revolving (il meccanismo che permette i pagamenti a rate con le carte). In questo caso, i tassi medi applicati dalle banche arrivano addirittura al 15,94%. Per non trovarsi in difficoltà, è importante saper scegliere il finanziamento giusto. Ecco cosa controllare.

Controlla che il tasso della banca sia nei limiti di legge

A chi ha un mutuo o un finanziamento stipulato dopo il 2003 conviene controllare il tasso di interesse applicato al momento della sottoscrizione, perché potrebbe essere più alto della soglia fissata e dopo la quale scatta l’usura. In questo caso si ha diritto a chiedere il rimborso degli interessi applicati in più. Lo prevede la sentenza 350 del 2013 della Cassazione. Si può fare la verifica tramite il calcolatore che l’associazione Altroconsumo ha messo a disposizione sul sito altroconsumo.it/mutui (vale anche per i finanziamenti) e vedere subito se il tasso supera i limiti di legge. Se gli interessi risultano usurai, riceverete una email con il modello da utilizzare per fare reclamo alla banca e chiedere la restituzione di quanto versato entro 30 giorni. La risposta non arriva oppure non vi soddisfa? Potete fare ricorso all’Arbitro bancario e finanziario (arbitrobancariofinanziario.it). La verifica può essere fatta anche anni dopo la stipula del finanziamento. L’importante è tenere conto che il rimborso non vi spetta in caso di “usura sopravvenuta”: se cioè nel corso degli anni il tasso di usura si abbassa, fa fede comunque la soglia fissata al momento della sottoscrizione del finanziamento.

Occhio ai costi nascosti, tipo le polizze

Prima di accendere il prestito è meglio conoscere il Taeg, il tasso annuo effettivo globale: ingloba tutte le spese accessorie, come le commissioni, che appesantiscono la rata. Vuoi capire se il prestito che ti propongono ha un interesse alto rispetto al mercato? Puoi andare sul sito della Banca d’Italia: ogni trimestre pubblica la media dei tassi effettivi globali (il Tegm) per ogni tipo di finanziamento. Occhio anche ai costi nascosti. Un esempio? «Le spese di incasso che possono arrivare a 2 euro a rata. Attenzione poi alle polizze vita abbinate, che a volte sono spacciate per obbligatorie: lo sono solo nel caso della cessione del quinto» dice Antonella Nanna di Federconsumatori, l’associazione che offre un Servizio trasparenza che analizza le pratiche e rileva eventuali anomalie, aiutandoti a recuperare spese non dovute.

“Modulo Secci”: ce l’hai?

Tenete conto che per legge un contratto di credito al consumo è valido solo se al cliente viene fatto firmare il cosiddetto modulo Secci, una sorta di preventivo che contiene tutte le informazioni sul prestito. Bisogna conservarlo anche dopo la stipula del finanziamento: serve per esempio a verificare se il Taeg indicato nel riepilogo di addebito mensile è uguale a quanto indicato nel contratto e nel modulo Secci. Se non corrisponde, scrivi all’ufficio Reclami della finanziaria o presenta un ricorso all’Arbitro bancario finanziario.

Ricontrattare ed estinguere è un diritto

Il prestito è divenuto poco sostenibile? Si può ricontrattare o chiudere del tutto. «Ogni consumatore ha diritto, in qualsiasi momento, di chiedere l’estinzione anticipata del proprio finanziamento prima della scadenza, rimborsando il debito residuo» spiega Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori. La società deve chiudere il finanziamento entro 15 giorni lavorativi dalla disdetta del cliente.