Quando chiediamo un prestito, la banca o a la finanziaria a cui ci siamo rivolti fa una serie di ricerche per stabilire se siamo pagatori affidabili. Anche se queste indagini sono legali, era necessaria una regolamentazione. Per questo le associazioni di categoria hanno firmato un nuovo codice di condotta su sistemi informativi e credito al consumo che il Garante per la privacy ha recentemente approvato. Ecco le novità.
Il diritto di replica
«Gli istituti di credito effettuano due tipi di ricerche: da una parte, attraverso i sistemi di informazione creditizia, ricostruiscono la tua storia finanziaria per capire quanti prestiti hai in corso e se sei puntuale nei pagamenti; dall’altra possono utilizzare software appositi per raccogliere e analizzare le informazioni che si lasciano in rete, come gli acquisti effettuati online, i dati contenuti nei profili social aperti, i commenti e i like postati, le geolocalizzazioni» spiega Marisa Marraffino, avvocato esperto in reati informatici.
«In alcuni casi, inoltre, vengono utilizzati algoritmi che elaborano un punteggio sulla base di quanto raccolto. Ma non sempre questi sistemi sono attendibili al 100%. La novità introdotta dal codice appena approvato è che, se la banca ti nega il finanziamento, puoi chiedere quali sono le informazioni che hanno causato il rifiuto; se il tuo punteggio è basso, puoi poi contestare il risultato e verificare come funziona l’algoritmo».
Sms per i cattivi pagatori
Per legge, chi salta le rate di un prestito per due mesi consecutivi viene segnalato alla Centrale rischi finanziari (Crif ), il database che contiene l’elenco dei cattivi pagatori consultato dagli istituti prima di concedere un prestito. «Fino a ieri» precisa Marraffino, «La società di crediti avvertiva l’interessato con una comunicazione cartacea 15 giorni prima di inserire il suo nome nella “lista nera”. Ora si può scegliere di ricevere un sms o un WhatsApp: sarà così più rapido verificare se c’è stato un errore o saldare subito il debito, evitando la segnalazione».
Diritto all’oblio
«Un’altra importante novità è che chi salta una rata non sarà più bollato a vita come cattivo pagatore» aggiunge l’esperta. I dati sui ritardi, infatti, saranno cancellati entro 24 mesi dal saldo dell’arretrato. Per chi non si rimette in regola, l’informazione sarà comunque cancellata entro 60 mesi dopo la scadenza del contratto. Quanto alle informazioni che certificano l’affidabilità di un pagatore, saranno conservate solo per 5 anni e poi riverificate.