La vita da single costa di più. A dirlo sono i dati che testimoniano come i single possono arrivare a spendere fino a 800 euro in più al mese tra affitto, bollette e acquisti alimentari. Secondo l’Istat, infatti, ogni mese chi non condivide le spese con un partner deve far fronte a uscite maggiori del 47%, con punte fino all’87%. Come ci si può destreggiare da soli, dunque?

Costi maggiori per la vita da single

Chi vive da solo può godere di maggiore libertà, sia negli spazi che nella gestione del tempo libero, non c’è dubbio. Ma a quale prezzo? Perché se la maggior autonomia ha dei vantaggi, comporta anche un costo che, secondo le rilevazioni dell’Istat, è quantificabile in diverse centinaia di euro (fino a 800 in più al mese). “Colpa” di spese ordinarie come l’affitto, interamente a carico di una persona, o i trasporti (che non si possono condividere con il partener), ma anche il cibo e le bollette, per non parlare degli imprevisti o del tempo libero (come la palestra o le uscite con gli amici).

Dal single day alle difficoltà quotidiane

La conferma della crescita di persone che vivono sole è confermata anche dall’introduzione di una giornata speciale a loro dedicata. «Non a caso risale proprio all’11 novembre, celebrato come “single’s day”, una riflessione sulla pesante condizione economica di quanti nel nostro Paese vivono soli e che rappresentano, con 8,8 milioni di presenze, una considerevole componente in difficoltà economica. I motivi hanno a che fare con il lievitare dei prezzi, soprattutto degli alimentari, ma non solo», commenta Anna Maria Coramusi, vicepresidente della Società italiana sociologi.

Le principali voci di spesa: l’affitto

Sicuramente la voce principale di spesa per i circa 8 milioni di single (ma si calcola che siano di più quelli “reali”) è la casa. Secondo i dati Istat, il costo medio per un affitto è di 585 euro al mese, con variazioni in base alla metratura, tipologia di abitazione e luogo in cui si trova. Ma, come rileva il Centro Studi MoneyFarm, nelle grandi città si possono spendere più di 600 euro per una sola stanza, contro una media di 400 a livello nazionale, che però per un single possono diventare anche 800.

Vita da sigle: non solo il canone mensile

Sempre connesse alla casa, ci sono anche le spese di registrazione del contratto di affitto, la caparra e le bollette. Ma non va meglio se si pensa di acquistare un immobile, che prevede intanto i costi per l’agenzia di intermediazione (tra il 2% e il 5% più Iva a seconda del valore della casa e della zona). Si devono poi tenere in considerazione quelli per la perizia, il notaio, le imposte, le polizze assicurative, e la rata del mutuo, che va pagata da soli, ammesso di riuscire a ottenere un finanziamento contando su un solo stipendio. Secondo le rilevazioni, infatti, in media i single possono arrivare a sborsare il 70% in più rispetto a una coppia e fino al 150% in più di quanto non spenda una famiglia composta da tre persone.

Trasloco, mobili e spesa alimentare

A queste voci si uniscono, poi, il costo per l’arredo di un immobile, un eventuale trasloco, le rate condominiali, le tasse sui rifiuti (anche se sono rapportate al numero di residenti effettivi) e alla spesa alimentare vera e propria. Si calcola che vivere da soli comporti un incremento delle uscite tra il 30% e il 60% solo per il cibo, spesso a causa della scelta di monoporzioni, che risultano più costose rispetto alle confezioni famiglia. «Come indica l’Istat, se ogni componente di una famiglia di tre persone spende 220 euro al mese per cibo e bevande, chi vive solo deve sborsarne 337, perché le monoporzioni costano di più. Se, cercando di risparmiare, acquista le confezioni grandi e convenienti, spesso la scelta è destinata a produrre inutili sprechi. Se poi ci si affida a piatti pronti da asporto, è anche il benessere, a lungo andare, a rimetterci», sottolinea Coramusi.

Boom del cibo monoporzione

Con l’aumentare dei single (e il diminuire di matrimoni e unioni civili) si sta registrando, infatti, anche un boom nel consumo di cibo in monoporzioni. Secondo un recente rapporto finanziato dall’American Bakers Association oltre il 50% dei Millennial e dei giovani della Gen Z acquisterebbe più prodotti da forno se offerti in confezioni più piccole. Da anni il mercato ha intercettato questa tendenza, tanto che dal 2017 Pinnacle Foods ha creato una specifica gamma, la Perfect Size for One, così come Betty Crocker ha lanciato prodotti come Tazza Treats per preparare dessert monodose. Persino a fronte di un largo consumo di uova negli Usa (con confezioni in media da 12), Tyson Foods offre invece Jimmy Dean Simple Scrambles, uova in tazza già pronte per la cottura in microonde.

Il cibo in confezioni più piccole costa di più

La stessa tendenza vale per gli snack (e anche in Italia), il tonno e il caffè: i dati del National Fisheries Institute indicano un crescente ricorso alle latte o buste monodose (aumentato di oltre il 20%), mentre la diffusione di macchine del caffè in cialde dimostra un trend identico anche in Italia, patria dell’espresso. Il tutto, però, non senza ricadute sul portafoglio: soprattutto quando non si cucina a casa (e questo accade più spesso tra i single) la spesa media per il cibo si aggira mediamente intorno ai 250-350 euro al mese, proporzionalmente più elevata rispetto a quella di una coppia o di una famiglia, così come in proporzione il costo degli alimenti è maggiore se acquistati in quantità minori. Senza contare il ricorso più frequente al ristorante.

Vita da single: trasporti, telefono, internet

Le analisi, inoltre, dimostrano che chi vive da solo spende circa 50-100 euro al mese per trasporti pubblici o manutenzione dell’auto, ma se si considerano anche i carburanti, le assicurazioni, il bollo, la cifra lievita e non si può condividere con un partner. Certo, alcune “uscite” non sono tagliabili, ma per i single si rende necessario un monitoraggio forse più attento dei costi sostenuti. L’alternativa è affidarsi a servizi di car sharing (anche solo con amici, conoscenti o colleghi) o di condivisione delle spese, come i gruppi di acquisto solidale che permettono di comprare cibo in quantità maggiore, da dividere con gli altri membri, a prezzi inferiori e magari anche a km zero.

Nuove forme di condivisione

Proprio nuove modalità di condivisione si stanno affermando per far fronte alle difficoltà della vita da single, come quelle abitative. «Certamente questa è una forma di risparmio utilizzata da tempo con successo, ad esempio, nell’ambito del mondo della scuola: non solo gli studenti universitari fuorisede, ma anche insegnanti destinati a istituti in Comuni diversi e lontani dalla residenza affittano appartamenti dove vivere come in famiglia, dividendo le spese. Lo stesso vale per single per scelta o di ritorno (pensiamo ai numerosi papà separati): per questo aumentano anche siti specializzati nell’offerta di camere in appartamento», osserva Coramusi.

La vita da single conviene davvero?

Il fenomeno, dunque, impone una riflessione, non solo economica: «Sono certa che sia sempre stato cosi: vivere da single ha un costo maggiore, ma non solo per le spese alimentari, l’abitazione, le bollette e i trasporti. Chi vive in famiglia, a mio avviso, dovrebbe sentirsi ulteriormente privilegiato dal punto di vista della condivisione dei problemi, dei successi, dei dubbi, delle opinioni. Tutte variabili destinate ad una più apprezzabile qualità della vita», conclude la sociologa.