Le regole per determinare il reddito di cittadinanza (e la pensione di cittadinanza) sono precise, rigide. Ma definire la cifra che spetta alle singole persone, e ai nuclei familiari, per i comuni mortali non è semplice. Entrano in gioco scale di equivalenza, soglie, moltiplicatori. Vivere in affitto o in una casa di proprietà fa una grossa differenza. Avere sei figli non è come essere single e soli. Così nessuno o quasi è in grado di farsi un’idea di quanto potrebbe incassare in concreto, se non azzardando i calcoli con i servizi offerti in rete da privati oppure ricorrendo a un consulente. Senza conoscere a priori l’entità del sussidio – o perlomeno avvicinarsi – diventa difficile valutare a tavolino pro e contro, benefici e rinunce, vantaggi e controindicazioni.
Le interviste raccolte da siti e giornali raccontano che c’è chi ritiene più conveniente lavorare in nero, chi teme di perdere altri tipi di benefit, chi ha paura di attirare l’attenzione e i controlli, chi pensa di non rientrare nel perimetro degli aventi diritto e rinuncia. Un dato, poi, è certo. Il numero di domande presentate è per ora inferiore alle attese, idem gli importi dei sussidi concessi. E la percentuale di istanze respinte non è indifferente.
Per andare incontro a tutti i potenziali fruitori del reddito di cittadinanza e della pensione di cittadinanza – che già possono rivolgersi agli sportelli territoriali dello stesso Istituto di previdenza e ai Caf – l’Inps ha messo a punto un simulatore online ad hoc, con due funzioni: indicare si è in possesso o meno dei requisiti previsti e, in caso positivo, quantificare il contributo economico soggettivo. Il sistema di calcolo “fai-da-te” sarà reso disponibile a breve sul portale ufficiale (inps.it). Dovrebbe essere questione di giorni. Poi, per trovare i riferimenti e utilizzare il servizio, basteranno pochi clic. O ci si potrà rivolgere ai Centri di assistenza fiscale e agli uffici tradizionali dello dell’Istituto, nel frattempo abilitati all’uso del nuovo strumento.
Come accedere al simulatore sul sito Inps
Per poter accedere alla nuova funzionalità da casa – spiegano dall’istituto – andrà seguito un percorso all’interno del sito inps.it. Bisognerà cliccare su: “Prestazioni e Servizi”, poi “Tutti i Servizi” e infine “Isee post-riforma 2015”. Sarà disponibile comunque anche una modalità più semplice: il simulatore sarà fruibile attraverso una apposita voce del menù e, nella fase iniziale, sarà raggiungibile direttamente pure grazie a un link presente in alcuni box nella home page del sito Inps.
Il simulatore permetterà di effettuare i calcoli con due modalità:
– simulazione tramite dati relativi ad una Dichiarazione sostitutiva unica, attestata valida. Potranno usufruire di questa modalità solo i cittadini che si autenticheranno con il Pin, lo Spid o la Carta nazionale dei servizi;
– simulazione tramite dati Isee autodichiarati e indicatori simulati (per cui non è richiesta l’autenticazione), prevista se il richiedente non ha una dichiarazione Isee attestata valida.
Le istruzioni dettagliate si trovano sempre nel portale dell’Inps: basterà scrivere nella finestra del motore di ricerca “Simulatore reddito di cittadinanza” e aprire poi il link allegato alla circolare che si renderà disponibile.
Ecco come si compone e si calcola il reddito di cittadinanza
Presentando l’arrivo del simulatore, l’Inps ricorda le due “macrovoci” del reddito di cittadinanza:
– una componente ad integrazione del reddito familiare, fino alla soglia di 6.000 euro annui (incrementata a 7.560 euro per la pensione di cittadinanza), moltiplicata per il corrispondente parametro della scala di equivalenza;
– una componente ad integrazione del reddito dei nuclei familiari residenti in abitazione in affitto, pari all’ammontare del canone annuo previsto nel contratto di locazione, come dichiarato ai fini Isee, fino ad un massimo di 3.360 euro annui (o fino a 1.800 euro annui per la pensione di cittadinanza e per le famiglie residenti in abitazione di proprietà, quelle per il cui acquisto o per la cui costruzione sia stato contratto un mutuo).
Un bilancio provvisorio: i dati ufficiali
A fine aprile – comunica ufficialmente l’Inps – erano 946.569 le domande di reddito di cittadinanza presentate. La Campania è la regione che ha fatto registrare il maggior numero di richieste (160.333) seguita dalla Sicilia (con 150.590 domande). Superiori alle 80mila le istanze raccolte in Lazio, Puglia e Lombardia (rispettivamente 87.500, 83.190 e 82.696). Le regioni in coda alla “classifica” sono Valle D’Aosta (1.259), Trentino Alto Adige (3.355) e Molise (5.952).
Fra i vari canali a disposizione per la presentazione delle istanze, i Caf risultano quelli preferiti dai richiedenti (709.521 domande), seguiti dalla Poste (222.645 richieste) e dai patronati (14.403 domande). Quasi 337mila degli importi erogati per il reddito di cittadinanza – pari al 71 per cento delle prime 472.970 domande elaborate dall’Istituto di previdenza – superano i 300 euro mensili. In particolare i beneficiari che incassano tra 300 e 500 euro sono il 29,2 per cento. Oltre i 750 euro arriva il 21,4 per cento dei percettori, con il 5,4 per cento che supera quota 1.000. Il 7,4 per cento, di contro, porta a casa solo tra i 40 e i 50 euro.
Servizi della card postale a pagamento
La prima fase di applicazione del reddito di cittadinanza ha portato a galla un paradosso, un “particolare” che sta innescando critiche e proteste. Il sussidio viene erogato tramite una card di Poste Italiane. Le tessere hanno la stessa funzione delle PostePay: le commissioni per prelievi e bonifici si pagano. E sono a carico di chi riceve l’aiuto economico dallo Stato. Le tariffe sono indicate nel sito delle stesse Poste. Ritirare i soldi agli sportelli automatici del circuito postale costa ogni volta 1 euro, si sale a 1,75 se si utilizzando i bancomat delle agenzie bancarie. Per ogni bonifico è applicata un’aggiunta di 1 euro, per ogni operazione di Postagiro sono richiesti 50 centesimi.