Il countdown è partito. Il via ufficiale alla stagione dei saldi estivi – come al solito anticipati da qualche “furbetto” – si avvicina. Le vendite a prezzi ribassati scatteranno nella prima settimana di luglio, in base al calendario fissato regione per regione. In Sicilia si comincerà lunedì 1 luglio, in Basilicata martedì 2 luglio, in quasi tutta la provincia di Bolzano venerdì 5 luglio. La Campania, in attesa del nulla osta, potrebbe anticipare a sabato 29 giugno.
Nel resto d’Italia, la maggior parte, il d-day sarà sabato 6 luglio. Poi si avranno a disposizione in media due mesi (con qualche eccezione e una “finestra temporale” più stretta o più larga) per andare a caccia degli sconti più consistenti e per scovare capi e accessori ultra convenienti. Il gran caldo scoppiato in questi giorni – è l’auspicio degli operatori del settore abbigliamento – potrebbe sbloccare la spinta a programmare lo shopping mirato, dopo il crollo di acquisti registrato a maggio anche per colpa del clima “autunnale”.
Saldi: ecco il calendario, regione per regione
Queste le date dei saldi, regione per regione:
Campania: dal 29 giugno (se arriverà l’ok)
Sicilia: dall’1 luglio
Basilicata: dal 2 luglio
Abruzzo: dal 6 luglio
Calabria: dal 6 luglio
Emilia Romagna: dal 6 luglio
Friuli-Venezia Giulia: dal 6 luglio
Lazio: dal 6 luglio
Liguria: dal 6 luglio
Lombardia: dal 6 luglio
Marche: dal 6 luglio
Molise: dal 6 luglio
Piemonte: dal 6 luglio
Puglia: dal 6 luglio
Sardegna: dal 6 luglio
Toscana: dal 6 luglio
Umbria: dal 6 luglio
Valle d’Aosta: dal 6 luglio
Veneto: dal 6 luglio
Provincia autonoma di Bolzano: dal 5 luglio in quasi tutti i distretti (in altri dal 16 agosto)
Provincia autonoma di Trento: a discrezione dei commercianti.
“Crollo degli acquisti del 30 per cento”
Il Codacons mette l’accento sulle partenze anticipate fuori legge e sul peso avuto dalle condizioni meteo. “Il maltempo di maggio ha fatto avviare con largo anticipo gli sconti di fine stagione. Le temperature basse e le piogge hanno causato il crollo degli acquisti nel comparto dell’abbigliamento e delle calzature. La stagione estiva è partita con evidente ritardo a causa delle condizioni climatiche, spingendo le famiglie a rimandare la scelta di nuovi capi di vestiario e calzature adatte ai mesi più caldi. Per i negozianti la riduzione del giro d’affari si è assestata attorno al 30 per cento in meno rispetto alla media nazionale del periodo, con punte più elevate nel Nord Italia, dove il tempo è stato ancora più inclemente”.
Cambiano i consumi delle famiglie
Carlo Saponaro, presidente di Federmoda Bari e Barletta-Andria-Trani e consigliere nazionale dell’associazione di categoria, dà un parere dall’interno, dal suo negozio di vicinato nel cuore del capoluogo pugliese : “Anche da noi e nelle altre zone del Sud le vendite di fine primavera sono andate male. Però la colpa non è da attribuire unicamente alle temperature relativamente basse, colpevoli solo in parte. Ad essere problematica – va al punto – è la situazione economica italiana, precaria. Nel nostro settore si è sentito parecchio il calo del consumi. Sono cambiate le scelte delle famiglie. Chi aveva soldi da spendere – osserva – lo ha già fatto, orientandosi verso altri tipi di beni. Il gran caldo di questi giorni non sta invertendo la tendenza negativa, non qui. In più dobbiamo reggere la crescente concorrenza, non sempre leale, delle grosse catene low cost e del commercio on line. Vorrei poter essere ottimista. Ma temo che non basteranno gli sconti estivi per recuperare una stagione pessima. Non credo ci sarà un boom dello shopping. Al massimo possiamo sperare di ‘fare cassa’. Come se ne esce? Bisogna modificare le regole delle vendite di fine stagione e disciplinare meglio il tutto. L’obbiettivo comune dovrebbe essere la spinta verso l’alto dei consumi”.
Più merce disponibile, maggiore scelta
Il direttore di Confesercenti Bologna, Loreno Rossi, conferma. “Purtroppo le vendite di maggio sono state un disastro ovunque e in particolare in Emilia Romagna, dove il maltempo ha colpito in modo più duro che altrove. Adesso c’è la speranza, dal 6 luglio, di recuperare una parte di quello che si è perso. Tutto quanto sarà impossibile. Capiremo come andrà la rimonta parziale nelle prime due-tre settimane di saldi, perché poi la gente poi andrà in ferie e addio shopping”.
Le possibili ricadute positive, a suo parere, saranno “solo” per la clientela. “I consumatori, grazie al crollo primaverile delle vendite, avranno a disposizione molti più capi tra cui scegliere, i prodotti invenduti delle scorse settimane offerti a prezzi tagliati. Nel centro storico di Bologna e di altre città d’arte si può sperare nell’afflusso e negli acquisti dei turisti, nelle periferie e in provincia no, salvo che nei luoghi di vacanza”. Anche nel capoluogo emiliano si moltiplicano le segnalazioni di partenze anticipate dei saldi, irregolari. “Nella nostra regione una legge vieta le vendite promozionali, un modo per mascherate i saldi fuori calendario, nei 30 giorni prima della partenza ufficiale. Qualcuno che ci prova lo stesso c’è. Ma come categoria non abbiamo poteri. Per frenate gli abusi – rimarca – la leva è quella dei controlli e delle sanzioni”. “Il periodo dei saldi – osserva anche il direttore di Confersecenti Milano, Claudio Cremonesi – è sempre molto atteso, sia dai consumatori sia dalle imprese. È bene ricordare, però, che tutti devono giocare con le stesse regole, altrimenti perde di significato lo strumento stesso”.
Le regole base per i commercianti
Chi offre merce in saldo ha una serie di obblighi da rispettare, oltre alle date ufficiali. Il portale della Regione Lombardia ricorda agli esercenti i principali adempimenti: è sempre obbligatorio esporre il prezzo di partenza e la percentuale di sconto, mentre l’indicazione del prezzo finale è facoltativa; il commerciante deve garantire informazioni veritiere in tutte le comunicazioni, sia in negozio sia nelle pubblicità esterne; i prodotti in saldo devono essere separati da quelli a prezzo pieno o, se questo non fosse possibile, vanno resi riconoscibili in modo chiaro; se il prodotto risulta difettoso, il consumatore può richiedere la sostituzione dell’articolo stesso o il rimborso del prezzo pagato dietro presentazione dello scontrino, che va conservato e non appallottolato e gettato via.