Il pasticciaccio dei seggiolini anti abbandono e dei dispositivi salvabebè si ingarbuglia ancora di più. L’obbligo di installazione è entrato in vigore il 7 novembre, senza che i ministeri interessati (in primis Trasporti e Interni) si sentissero in dovere di informare per tempo genitori e nonni, spiazzati e preoccupati perché le multe non sono state ancora congelate. Ma i prodotti in commercio – modelli con allarmi interni integrati o cuscinetti rimuovibili – non sono sufficienti per soddisfare tutte le richieste. Non solo. Ora salta fuori che “gran parte dei modelli sul mercato” potrebbero non essere conformi alle nuove disposizioni. A ipotizzarlo – usando il condizionale e parlando di dubbi – sono gli esperti dell’associazione Altroconsumo. I burocrati ministeriali, però, smentiscono.
Che cosa prevede il decreto
Che cosa prevede il decreto in materia, oggetto di preoccupazioni e di critiche? Il dispositivo di sicurezza anti amnesia deve essere in grado di attivarsi automaticamente, senza alcuna azione da parte del conducente della macchina con un bimbo a bordo. Però, contemporaneamente, il congegno non può alterare le caratteristiche di omologazione del seggiolino. “A oggi – denunciano i paladini degli utenti – non c’è alcun sistema in commercio che abbia entrambe queste caratteristiche, cioè che sia approvato dalla casa produttrice e, allo stesso tempo, che non preveda alcuna azione per attivarsi”. E, ancora: “Il fatto che debba partire in modo autonomo fa sorgere un interrogativo: azionare il Bluetooth sul telefonino (come succede per alcuni apparati) è considerarsi un’azione volontaria attiva?”.
I prodotti in commercio sono a norma?
Sempre secondo gli esperti di Altroconsumo non sarebbero a norma neppure “i dispositivi (sia quelli esterni sia quelli integrati e i seggiolini) che per funzionare hanno bisogno della chiusura di una clip o di un’altra parte”. Altro problema è quello della possibile alterazione delle caratteristiche dei modelli testati e approvati: “Sui seggiolini omologati secondo la norma ECE R44 (quelli che vengono classificati in base al peso dei bimbi trasportati) non possono essere montati cuscinetti o altri accessori. Quindi, fatta eccezione per i ‘pezzi’ della stessa marca del seggiolino, non dovrebbero essere collocati tutti i dispositivi con sensore di peso da mettere sotto la seduta del bambino”. La disposizione ECE R129 (che classifica i prodotti in base all’altezza dei bimbi ) “definisce chiaramente le misure del prodotto: l’utilizzo di sistemi antiabbandono con cuscinetto, modificando tali misure, cambia di fatto alcune caratteristiche di omologazione”.
Le dichiarazioni del Ministero dei Trasporti
Possibile? E come si devono comportare, allora, centinaia di migliaia di famiglie? Lo staff della ministra dei Trasporti – attraverso il Corriere della Sera – ridimensiona le preoccupate osservazioni di Altroconsumo e prova a rassicurare: “Non ci risulta che siano in circolazione prodotti non rispondenti ai requisiti. In ogni caso la vigilanza sulle caratteristiche previste per legge è affidata alla Motorizzazione”.
I dispositivi salvabebè in commercio – altra indicazione dal ministero – “non necessitano di omologazione, ma devono essere accompagnati da un certificato di conformità rilasciato dal produttore”, cioè da una sorta di autocertificazione. Bisogna chiederla al venditore cui ci si rivolge, cambiando negozio se questa non viene resa disponibile. E bisogna conservare lo scontrino, per due futuri utilizzi: la richieste dei 30 euro di bonus previsi per l’acquisto (appena saranno rese note le modalità per la domanda e per l’erogazione) ed eventuali ricorsi a multe.
Le multe sono già applicabili
Agenti municipali, poliziotti e carabinieri – chiamati a controllare seggiolini e dispositivi aggiuntivi – sembrano in difficoltà. La circolare del Viminale spedita a questure, caserme e comandi – dicono voci interne – non li metterebbe nelle condizioni di operare al meglio e con piena cognizione di causa, non in questa caotica fase inziale. Quali prodotti sono ok e quali sono fuorilegge, in concreto? Come si fa a distinguere un seggiolino conforme da uno taroccato? E quali cuscinetti rispondono alle prescrizioni tecniche? Teoricamente, però, le multe sono già applicabili. Per sospenderle per qualche tempo, e dare a tutte le famiglie la possibilità di adeguarsi, dovrà essere approvato un emendamento ad hoc inserito del decreto legge fiscale collegato alla manovra di bilancio e ancora in lavorazione in Parlamento. Ma anche qui è difficile prevedere come andrà a finire. Il Pd chiede di far slittare tutto al 6 marzo, per il Movimento 5 Stelle si dovrebbe riparlare delle multe a giugno.
Nel frattempo c’è confusione pure sull’ammontare delle sanzioni. Autorevoli giornali, siti specializzati e fonti ufficiali non hanno tenuto conto degli aumenti scattati a gennaio e hanno scritto che le contravvenzioni vanno da 81 a 326 euro, più la decurtazione di 5 punti dalla patente. Il ministero dei Trasporti ricorda che l’importo aggiornato va da 83 euro (ridotti del 30 per cento, se di paga entro 5 giorni) a 333 euro, sempre con il taglio dei punti. In caso di recidiva, in due anni, scatta la sospensione temporanea della patente.