Con la proroga dello stato di emergenza fino al 31 gennaio tutte le aziende possono ricorrere allo smart working in modalità semplificata. Dopo quella data, invece, sarà necessario stipulare nuovi accordi con i lavoratori. Nel privato ci sono società che si sono attrezzate da tempo: i dipendenti di Google non torneranno in ufficio fino a luglio 2021, quelli della banca d’investimenti inglese Schroders mai più. Anche in Italia ci si aspetta una continuità. Il 68% delle aziende di casa nostra, secondo un sondaggio condotto da Aidp, l’Associazione direttori del personale, lo prolungherà, il 58% anche per tutto il 2021. Ci sono quindi tutti i presupposti, almeno per le categorie di “lavoratori al computer”, per spostare l’ufficio a casa in maniera permanente.
«È sicuramente più economico che andare in azienda: si azzerano i costi per gli spostamenti, i pranzi fuori per chi non ha la mensa aziendale e anche le spese di lavanderia, perché a casa non serve un abbigliamento formale. Allestire un ufficio in salotto, però, non è una soluzione gratuita» avverte Alessia Poletti, manager di Sap Concur, società che si occupa di gestione delle spese per le imprese. «Vanno infatti calcolati i costi nascosti. Noi abbiamo condotto uno studio in tema su circa 7.000 dipendenti in 8 Paesi. Pare che solo il 15% degli italiani sapesse come gestire le spese domestiche durante il lockdown: dopo i francesi, siamo i più disinformati su questo fronte».
Scegli la tariffa giusta e taglia le bollette
La scorsa primavera un italiano su due non è riuscito a risparmiare nonostante l’auto sia rimasta ferma in garage e il ristorante sia stato per mesi solo un miraggio (dati mUp Research e Norstat). Il sito comparasemplice.it ha calcolato un costo medio di circa 30 euro in più tra luce, gas e pasti preparati in casa. Le bollette sono quindi il primo tasto dolente. Altri numeri, quelli di Tate, società che vende energia elettrica e gas online, dimostrano come fino a luglio i consumi siano aumentati di circa il 10% rispetto all’anno precedente. «In molti casi la soluzione è rivedere il proprio piano tariffario» avverte Poletti. «Chi stava fuori tutto il giorno ha scelto sicuramente un’opzione che consente di risparmiare nella fascia notturna. Ma se lo smart working diventa la nuova routine conviene passare alla tariffa monoraria che è standard per tutto il giorno e consente di risparmiare soprattutto se si utilizzano pompe di calore e condizionatori».
Individua l’offerta migliore per il web
Un’adeguata connessione a Internet è l’altra scelta importante. «Chi a marzo è dovuto passare in fretta a una linea h24 o si è dovuto dotare di una linea più veloce adesso potrebbe valutare con calma le offerte: quelle che comprendono sia la parte mobile sia la rete fissa consentono di risparmiare per esempio» consiglia l’esperta. «In più, molte tariffe includono anche bonus aggiuntivi come la possibilità di avere uno smartphone in comodato d’uso o l’abbonamento a servizi di tv in streaming». Se hai già il pacchetto completo, valuta se è il caso di cambiare operatore: tutti lanciano offerte per acquisire nuovi clienti. E tieni d’occhio i contributi statali, entro la fine dell’anno sono attesi i voucher per l’upgrade della propria banda. Lo Stato ha infatti messo a disposizione oltre 550 milioni di euro per superare il digital divide.
Accedi agli incentivi per il digitale
Non tutti hanno la fortuna di avere un computer aziendale e molti si sono ritrovati a lavorare a casa con il proprio. «Secondo la nostra ricerca, il 42% dei dipendenti italiani non è stato informato sui rimborsi relativi all’acquisto di dispositivi software e hardware, fondamentali per poter portare avanti attività lavorative da casa» continua l’esperta. Eppure, il decreto Rilancio ha previsto contributi appositi (fino al 60% del credito d’imposta) per acquistare computer, tablet e software e per passare a una connessione web stabile se non c’è. Spettano fino a 500 euro alle famiglie con un Isee sotto i 50 mila euro e fino a duemila per le imprese e partite Iva (le modalità e l’erogazione sono gestisti da Infratel, infratelitalia.it).
Valuta di spostarti in un coworking
L’emergenza Covid ha avuto un impatto anche nel settore immobiliare: negli Usa, per esempio, migliaia di dipendenti della Silicon Valley hanno già deciso di spostarsi da San Francisco verso zone dove gli affitti sono più bassi. Potrebbe succedere anche nelle nostre città. Inoltre, molti appartamenti non sono stati progettati per il lavoro da casa e spesso bisogna arrangiarsi tra salotto e cucina. Chi ha spazi piccoli e scomodi nel frattempo potrebbe valutare i coworking (vedi sotto), ovviamente attrezzati con le misure anti Covid, che si stanno diffondendo soprattutto nelle grandi città.
«Sono una buona alternativa all’home office e non solo per una questione di spazi» spiega Poletti. «Piccoli imprenditori e freelance, o anche partite Iva che prima usufruivano di spazi e strumenti aziendali, possono avere a disposizione attrezzature costose come computer, stampanti, connessione web ultraveloce e riscaldamento compresi nell’affitto della scrivania. I costi in questo caso si alzano e possono arrivare fino a 400 euro al mese ma allestire una postazione di questo tipo a casa sarebbe molto più costoso. Anche perché, secondo i dati di BrandToday, i prezzi dei dispositivi sono aumentati del 9,8 % (addirittura del 24,2 per le stampanti).
Coworking: i costi di uno spazio condiviso
Sulla rete cowo.it che riunisce spazi in tutta Italia si trovano postazioni a partire da 250 euro al mese e fino a 1.200 euro per sei mesi. La cifra dipende dal numero dei locali, dai servizi offerti e soprattutto dalle città e dalle zone richieste. In molti uffici è possibile affittare anche una stanza chiusa per 2 o 3 persone che costa almeno il 50% in meno rispetto all’affitto di un intero ufficio. Molti cowo, che prima prevedevano postazioni vicine, adesso si stanno riorganizzando per consentire distanziamento e areazione secondo le norme e rispondere così non solo alle esigenze dei freelance ma anche a quelle di tante aziende che hanno spazi angusti e vedono in queste realtà una possibilità di delocalizzazione.
Smart working: una formula che funziona per le aziende e l’ambiente
Secondo l’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano il risparmio medio delle aziende con lavoratori in smart working si aggira intorno al 30% sui costi di gestione degli spazi fisici (luce, riscaldamento, fotocopie). Non solo. Secondo l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, lavorare da casa riduce la mobilità quotidiana di circa un’ora e mezza in media a persona, per un totale annuo di 46 milioni di chilometri evitati, 4 milioni di euro di mancato acquisto di carburante e 8.000 tonnellate di CO2 in meno nell’aria.