Siamo di nuovo nella bufera. L’Unione europea ha bocciato la prima bozza della manovra economica del governo, che andrà rivista. Il famoso spread – il differenziale fra il rendimento dei titoli di Stato italiani e di quelli tedeschi, in pratica il termometro della nostra reputazione sui mercati – è raddoppiato da giugno a oggi e adesso veleggia oltre quota 300 punti. Aggiungiamo il fatto che l’agenzia di rating Moody’s ci ritiene poco affidabili, mentre la collega Standard & Poor’s, pur non declassando l’Italia, avanza dubbi sulla tenuta futura dei suoi conti.
Secondo Il Sole 24 Ore, sempre più famiglie si informano per aprire un conto corrente in Svizzera. E non parliamo solo di chi possiede grandi patrimoni, ma anche di chi cerca un parcheggio sicuro per 100-200.000 euro. Dove mettere al riparo i propri risparmi? Gli esperti ci aiutano a fare chiarezza.
Quali conseguenze ha l’impennata dello spread?
«Sale il rendimento dei nostri Btp, i Buoni del tesoro pluriennali, e di riflesso quello degli altri titoli di Stato. Quindi lo Stato pagherà più interessi per finanziarsi con le prossime emissioni di titoli» spiega Alessandro Pedone, consulente finanziario indipendente e responsabile risparmio di Aduc, Associazione a difesa dei consumatori. Rischiamo insomma di avvitarci in una spirale di passivo sempre più alta.
Salirà anche il rendimento dei titoli già in circolazione?
No: l’interesse è quello prefissato. «Però, se un risparmiatore decidesse di vendere un Btp prima della scadenza, oggi subirebbe perdite consistenti, perché quando il rendimento delle nuove emissioni sale, l’appetibilità e dunque il prezzo delle vecchie scende» continua Pedone.
L’incertezza finanziaria sta penalizzando la Borsa e i Btp italiani. Gli investitori stranieri si sono già disfatti di quasi 70 miliardi dei nostri titoli, segnala Bankitalia: di questi, 21 miliardi solo fra agosto e settembre
Oggi Bot e Btp sono allettanti come forma di risparmio?
Se guardiamo al tasso di interesse, sì. Il Btp decennale rende intorno al 3,5% lordo, raddoppiato da giugno, e gli ultimi Bot a 12 mesi sono andati all’asta vicini all’1%, mentre a inizio anno erano addirittura negativi. In più, i titoli di Stato godono di una tassazione al 12,5% contro il 26% che grava su conti di deposito, fondi, azioni e quasi tutti gli altri strumenti finanziari.
Anche il rischio è più alto?
Solo in parte. L’ipotesi di default (cioè il fallimento dello Stato italiano, che a quel punto potrebbe non rimborsare i soldi presi in prestito) è lontana. «Tuttavia» avverte l’esperto «nei prossimi mesi le tensioni politiche rischiano di provocare altre oscillazioni dei prezzi. Quindi rischi e convenienza di questo tipo di investimento possono mutare rapidamente».
Il governo ha annunciato l’arrivo dei Cir. Cosa sono?
La sigla sta per “Conti individuali di risparmio”. Si tratta di conti bancari rivolti ai privati e in particolare ai piccoli risparmiatori, studiati per comprare titoli del nostro debito, come Bot e Btp. L’intenzione del governo è di inserirli nella Legge di bilancio per allentare la pressione sui titoli di Stato, premiando i sottoscrittori con una tassazione a zero fino a 3.000 euro. «Ma è una novità di cui si sa ancora poco in concreto» dice Pedone.
Conviene davvero spostare dei risparmi in Svizzera o in altri Stati esteri?
È una scelta di sicurezza, percorsa da chi teme per l’Italia una catastrofe finanziaria così grande da mandare all’aria le banche. Non è una mossa dettata dai rendimenti quanto dalla sicurezza, se pensiamo che in Svizzera, come in Italia, i conti correnti offrono un tasso vicino allo zero. «Lo sconsiglio a un piccolo risparmiatore» continua l’esperto. «Si va incontro a costi mediamente più alti e scomodità dal punto di vista delle dichiarazioni fiscali, per proteggersi da un pericolo che al momento è davvero poco concreto». Lo stesso vale per le altre mete “esotiche”.
Non converrebbe aprire un conto in un Paese dell’area euro più solido del nostro, come la Germania?
Si può fare, anche a costi contenuti, e avrebbe senso per tutelarsi rispetto a un’eventuale uscita italiana dalla moneta unica, che inevitabilmente farebbe svalutare i nostri risparmi. Ma, complicazioni fiscali a parte, anche in questo caso si tratta di un’eventualità lontana.
IL MATTONE “TIRA” ANCORA
Per chi ha liquidità da investire, la casa resta un buon investimento. Secondo l’Istat, dal 2010 a oggi i prezzi delle case si sono sgonfiati del 15%. «E siamo all’inizio di una fase di risalita che può premiare la messa a reddito, a patto di scegliere le zone più richieste» dice Pedone. Secondo Idealista.it, a Roma o Milano una locazione rende anche il 6%.