Niente più sconto in fattura, né cessione del credito a terzi, come le banche. Per poter usufruire del Superbonus nel 2023 d’ora in poi le regole cambiano. A decidere le nuove norme è stato il Governo con il decreto “Misure urgenti in materia di cessione di crediti d’imposta relativi agli incentivi fiscali”, approvato dal Consiglio dei ministri del 16 febbraio 2023. Sono state modificate, però, anche le norme relative alla responsabilità solidale, che ha portato sollievo per imprese e famiglie. Vediamo cosa cambia in concreto.
Le novità: rimane solo la detrazione fiscale
Con l’entrata in vigore delle nuove norme sul Superbonus, non sarà più possibile scegliere tra le tre diverse opzioni previste finora, ossia cessione del credito, “sconto in fattura” o detrazione. Di fatto rimarrà solo quest’ultima possibilità, a meno che non si tratti di una prima cessione dei crediti d’imposta relativi a specifiche categorie di spese. Rimane, quindi, solo la sola possibilità della detrazione degli importi corrispondenti in fase di dichiarazione dei redditi. Ma vediamo le novità nel dettaglio.
Cessione del credito: che fine fa?
Quanto alla cessione del credito a terzi, come gli istituti bancari, ora si prevede che non sia più possibile in due casi specifici: per le spese per interventi di riqualificazione energetica e di ristrutturazione importante di cosiddetto “primo livello”, cioè per migliorare la prestazione energetica, quando riguardino le parti comuni degli edifici condominiali e che prevedano un importo dei lavori pari o superiore a 200.000 euro.
Non sarà più possibile neppure ricorrere alla cessione del credito per interventi anti-sismici, realizzati sempre a livello condominiale o nei comuni ricadenti nelle zone classificate a rischio sismico 1, 2 e 3, mediante demolizione e ricostruzione d’interi edifici, che siano eseguiti da imprese di costruzione o ristrutturazione immobiliare, che provvedano alla successiva alienazione dell’immobile.
Le deroghe per chi ha già iniziato i lavori
Naturalmente le novità decise dal Governo non si applicano a chi ha già avviato i lavori e ha pratiche in corso. Di fatto che chi ha avviato gli interventi c’è ancora la possibilità di liquidare i bonus. Nello specifico, “Il Superbonus con cessione del credito è ancora possibile solo per i privati che hanno in corso lavori di riqualificazione per abitazioni unifamiliari, per le quali sia stata presentata la Cilas (Comunicazione di Inizio Lavori Asseverata), prima della pubblicazione in Gazzetta ufficiale del decreto, quindi fino a ieri. Per i condomini farà fede la data della delibera dei lavori insieme alla presentazione della Cilas stessa, che dovrà essere antecedente al decreto. Infine, in caso di acquisto di casa da ristrutturare o che preveda demolizione e ricostruzione con gli incentivi, servirà che il rogito sia precedente alla richiesta di intervento con l’incentivo“, chiarisce Giovanna Piazzo, Responsabile area fisco del consorzio nazionale Caf-Cgil. “Da oggi, inoltre, gli interventi diversi dal Superbonus, quelli cosiddetti minori che ricomprendono ad esempio l’abbattimento delle barriere architettoniche o il recupero edilizio come facciate, non prevedono più la possibilità della cessione del credito a terzi”, conferma l’esperta.
D’altro canto, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha sottolineato come lo stesso incentivo ha un peso notevole per le casse pubbliche e occorreva “risolvere il nodo dei crediti”, arrivati ormai a 110 miliardi, e “mettere in sicurezza i conti pubblici”. A quantificare la spesa è stata la premier, Giorgia Meloni, che ha parlato di circa 2mila euro sulla testa di ciascun contribuente.
Le novità anche per efficienza energetica, facciate, fotovoltaico, barriere architettoniche
Il decreto approvato nel Consiglio dei Ministri ha modificato, però, non solo il Superbonus al 110% (passato al 90%), ma anche una serie di interventi di miglioramento edilizio. Si va dal rifacimento delle facciate ai lavori per l’abbattimento delle barriere architettoniche, passando per il recupero del patrimonio edilizio, l’efficientamento energetica, l’adeguamento alle norme antisismiche e l’installazione di impianti fotovoltaici, senza tralasciare quello di colonnine di ricarica elettrica.
Come cambia la responsabilità solidale
Ciò che invece sembra piacere alle imprese e alle famiglie è l’allentamento delle norme sulla responsabilità sociale dei concessionari. Il decreto, infatti, prevede che sia esclusa per chi è in possesso di tutta la documentazione relativa alle opere. Questo per “eliminare le incertezze” che hanno frenato tanti intermediari dall’assorbire questi crediti, come spiegato dal Ministro Giorgetti. Significa che, ferme restando le ipotesi di dolo, si esclude il concorso nel reato per chi ha applicato lo sconto e per chi ha acquisito il credito, se sono in possesso della documentazione che dimostra che le opere siano state realizzate effettivamente. L’esclusione vale anche per i soggetti, diversi dai consumatori o utenti, che acquistano i crediti d’imposta da una banca, o da altra società appartenente al gruppo bancario di quella banca, con la quale abbiano stipulato un contratto di conto corrente, facendosi rilasciare un’attestazione di possesso di tutta la documentazione.
Infine, se mancasse la documentazione, non scatterebbe comunque la responsabilità solidale per dolo o colpa grave del cessionario, nel caso in cui si riesca a dimostrare la propria diligenza o non gravità della negligenza.
Stop all’acquisto dei crediti per le pubbliche amministrazioni
Un’altra novità riguarda il divieto, appena introdotto, per le pubbliche amministrazioni di essere cessionarie di crediti d’imposta relativi agli incentivi fiscali legati a questi interventi. Per fare un esempio concreto, la Provincia di Treviso aveva annunciato di recente l’acquisto di 14,5 milioni di euro da due banche per lavori interessati dal Superbonus. Con il cambio di norme questa operazione non sarà più possibile. Lo stesso vale per la Regione Sardegna, che con la propria legge di Stabilità aveva previsto di poter effettuazione operazioni analoghe, di acquisto di crediti.
Perché si cambia: troppe truffe
Il motivo dello stop a questo genere di azioni ha a che fare con gli illeciti che sono stati scoperti nel corso dei mesi. Dal novembre 2021 a oggi, infatti, sono stati effettuati sequestri preventivi di “crediti d’imposta inesistenti per oltre 3,7 miliardi di euro”, come spiegato da Marco Thione, capo ufficio Tutela entrate della Guardia di Finanza. “Laddove non fossimo intervenuti tempestivamente e preventivamente, quasi 4 miliardi di crediti fiscali ‘falsi’ avrebbero indebitamente ridotto debiti fiscali ‘veri’, con conseguente diminuzione delle entrate erariali”, ha spiegato ancora Thione. Insomma, il denaro di fatto sarebbe stato “sottratto” a chi aveva realmente diritto alle agevolazioni.