No al taglio della “tampon tax”
“Costa troppo, non bastano 5 milioni. Manca la copertura finanziaria”. Il governo e la maggioranza, con questa motivazione, hanno bocciato la proposta dem di ridurre l’Iva sugli assorbenti. Il taglio della “tampon tax” , come è stata ribattezzata, era contenuto in un emendamento al disegno di legge sulla Semplificazione fiscale in discussione alla Camera: l’aggiunta al testo, presentata dal Pd, prevedeva di far scendere l’imposta dal 22 al 10 o 5 per cento, misura sulla quale sembrava ci fosse un’ampia convergenza. Invece è arrivato lo stop.
La presidente della commissione Bilancio, la grillina Carla Ruocco, ha riferito in aula i risultati dei calcoli fatti dalla Ragioneria dello Stato e ha spiegato il perché del no all’abbassamento della tassa: “Sarebbero necessari tra i 221 milioni (per l’abbattimento al 10 per cento) e i 300 milioni di euro (per arrivare al 5 per cento), mentre l’emendamento riporta una copertura di soli 5 milioni e dunque è evidente che non sia possibile andare incontro alle esigenze”.
Mesi fa si era parlato del rischio di prendere sanzioni dall’Europa, nell’ipotesi di riduzione dell’imposta. Ma la trasmissione Report aveva smontato questa argomentazione. Il disegno di legge è stato approvato, senza l’emendamento pro donne. La palla passa ora al Senato, dove non sono previsti colpi di scena. La questione potrebbe ritornare in gioco, in altre forme. Ruocco ha ricordato che il tema è oggetto di un disegno di legge, del presidente della commissione Sanità di Palazzo Madama.
Le reazioni e le proteste delle donne
Nelle stanze della politica e sui social si è riaccesa la discussione sul tema. Arrivano contestazioni e critiche, tutte o quasi dal fronte femminile. Volti noti e non solo. Su Facebook Gabriella D. scrive in un commento: “Io devo scegliere liberamente che tipo di assorbente usare ed è un bene di prima necessità. Invece di mettere il tartufo con l’Iva agevolata, dovrebbero pensare a cose serie”. “Il ciclo non è un lusso” è il leit motiv che rimbalza anche in altre pagine, con la variante “La parità non è un lusso”. L’ex presidente della Camera Laura Boldrini, di Liberi e uguali, sbotta a caldo: ”Sono indignata, la maggioranza ha votato contro la riduzione dell’Iva. Non si tratta di beni di lusso. Non si capisce perché debba essere tassato al 22 per cento ciò che è di prima di necessità per le donne”.
Enza Bruno Bossio, deputata Pd, dichiara: “Il tartufo è stato detassato al 5 per cento. Niente in contrario. Ma allora non si capisce perché non detassare anche i prodotti per l’igiene femminile, come avviene in tutta Europa. Si tratta anche di un problema di salute, visto che l’imposta più alta porta a compare prodotti più scadenti”.
Bonus bebè potenziato e più detrazioni
Il ministro leghista per la Famiglia, Lorenzo Fontana, nella stessa giornata ha presentato due emendamenti al decreto legge Crescita (in corso di trattazione e in attesa di conversione). Riguardano il bonus bebè potenziato e ampliato ai redditi Isee fino a 35mila euro (come nuovo “incentivo alla natalità”) e l’introduzione di detrazioni fiscali per l’acquisto di pannolini e latte in polvere.
Quando le disposizioni entreranno in vigore, e qui i voti per il via libera ci sono, l’aiuto economico salirà da 80 a 110 euro al mese, per un anno e per un numero crescente di mamme e papà, per i nuovi nati e per i piccoli adottati o in affido. Scatterà un aumento del 20 per cento dal secondo figlio in poi (con la cifra portata quindi a 132 euro) e ci sarà un ulteriore innalzamento (a 192 euro al mese) per i genitori con l’Isee sotto i 7mila euro. Se le risorse rese disponibili non fossero sufficienti per tutti, è la “clausola di salvaguardia” stabilita”, gli importi degli assegni pro-capite saranno rimodulati, cioè ridotti. La detrazione per i prodotti per la prima infanzia, scalabili dunque dalle tasse, corrisponderà invece al 19 per cento delle spese, come per i farmaci e le visite mediche.
Ecco le agevolazioni per latte e pannolini
Lo sconto fiscale sull’acquisto di pannolini “monouso o riutilizzabili” e confezioni di latte “in polvere o liquido” – ecco i dettagli – sarà applicabile su un un tetto massimo di 1.800 euro di spesa annua per figlio, con la possibilità di avere un credito d’imposta fino alla metà della detrazione (nel caso in cui non ci fosse abbastanza Irpef da cui scalare la quota di esborsi). La platea di bambini convolti è stimata in 1 milione e 173 mila, pari a uno scomputo di circa 2 miliardi di tasse. Per la copertura finanziaria verranno utilizzati i fondi risparmiati sul reddito di cittadinanza, con meno richieste del previsto (51 milioni nel 2019, 315 milioni nel 2020 e 300 milioni nel 2021 per il bonus bebè e 288 milioni nel 2020 e 464 nel 2021 per gli sgravi fiscali).