Lo si invocava da tempo, ora i tempi sembrano maturi per un taglio dell’Iva sugli assorbenti femminili. Il disegno di legge di bilancio approvato dall’esecutivo guidato da Giorgia Meloni (e forse il fatto che sia la prima premier donna non è casuale) ha deciso una riduzione della cosiddetta “tampon tax”, cioè l’aliquota ordinaria Iva sui prodotti indispensabili per le donne.
L’Iva andrà al 5% anche per i non compostabili
In particolare, gli assorbenti non compostabili avranno un’imposta che scende dal 10% al 5%, mentre per quelli compostabili era già al 5% grazie a un intervento che risale a tre anni. Si tratta del secondo taglio, in realtà, nell’arco di pochi anni, dal momento che già il governo Draghi aveva deciso di abbassare l’Iva dal 22% al 10%. Il nuovo “sconto” dovrebbe portare a una riduzione del costo finale per un prodotto per il quale, però, da tempo si invoca la cancellazione e che in alcuni Paesi europei è già stato cancellato del tutto.
L’iniziativa del farmacista di Napoli
In Italia, invece, qualche tempo fa aveva fatto discutere la scelta di alcune farmacie che, in maniera autonoma, avevano deciso di applicare l’Iva ribassata al 4%. Era accaduto, ad esempio, a Napoli.
«Il ciclo non è un lusso». Così il personale della Farmacia Segreto di Napoli aveva spiegato con un post su Facebook l’iniziativa di tagliare dal 22% al 4% l’Iva sugli assorbenti femminili. Si trattava di una vera novità, la prima nel suo genere perché riguardava un punto vendita privato e mirava a sensibilizzare su questo argomento, che non riguarda solo le donne, ma le famiglie. I farmacisti del Vomero, dunque, avevano deciso sottrarre «alla cassa l’equivalente dell’imposta». Ma si può fare a livello legale?
Cosa dice la legge sul taglio spontaneo all’Iva?
«In realtà non è stata tagliata l’Iva, perché non sarebbe legale. Semplicemente è stato amputato il margine di guadagno da parte del farmacista. In pratica è stato fatto uno sconto» spiega Andrea Mandelli, presidente della Federazione dell’Ordine dei Farmacisti italiani (FOFI). «Lo stato continua a prelevare l’Iva, perché questa imposta non è raggirabile, altrimenti sarebbe evasione fiscale. Per fare un esempio, se viene l’idraulico per sostituire un tubo e il costo è di 100 euro più Iva, lui non potrà far pagare solo 100 euro altrimenti sarebbe un evasore. Può applicare uno sconto: si tratta di una promozione commerciale, che comporta una riduzione di prezzo che compensa in maniera perfetta la differenza tra le due aliquote del 4 e del 22%» precisa Mandelli. Ovviamente la decisione era stata presa prima che il Governo Draghi decidesse di applicare un’Iva al 10% e prima dell’ultima recentissima decisione di scendere ulteriormente al 5%.
I precedenti
In precedenza, però, la rete di supermercati Coop Italia aveva lanciato un’iniziativa analoga, ma solo per una settimana e in particolare in quella a cavallo con la Festa della Donna dell’8 marzo. Nel dichiarare di sostenere pubblicamente una richiesta in tal senso giunta da Onde Rosa, associazione da sempre vicina alle problematiche femminili, la catena aveva venduto tutti gli assorbenti presenti sugli scaffali con un’Iva ridotta al 4%. Inoltre, aveva deciso di creare confezioni speciali per gli unici assorbenti che ad oggi possono essere venduti con una detassazione al 5%, cioè quelli compostabili: sugli involucri era presente un invito a sottoscrivere una petizione per chiedere proprio un taglio all’imposta. L’obiettivo era di far seguire altre campagne nell’ambito di quella denominata «Close the Gap – riduciamo le differenze».
Un altro esempio di iniziative analoghe è anche quello promosso dal comune toscano di Pontassieve dove, nelle farmacie comunali, dal primo marzo i prodotti igienici femminili essenziali – assorbenti interni, esterni, coppette mestruali – sono stati «messi in vendita senza la tassazione del 22% e con un ulteriore sconto applicato dal Comune». Ma cos’è la Tampon Tax?
Cos’è la Tampon Tax
Letteralmente indica la tassa sui tamponi, ossia l’Iva sugli assorbenti femminili, che in Italia oggi è al momento al 10%, ma dovrebbe dunque scendere al 5%. Si tratta della stessa aliquota applicata a prodotti non essenziali come gli smartphone, mentre per i beni ritenuti “primari”, come gli alimenti, è prevista al 4% (compresi cibi consumati non proprio quotidianamente, come per esempio i tartufi). Per molte associazioni, come appunto Onde Rosa, si tratta di una discriminazione, tanto che ancora nel 2018 era stata lanciata la prima raccolta firme su Change.org, ottenendo 460mila adesioni.
Finora l’Iva era ridotta al 5% solo sugli assorbenti biodegradabili, o lavabili e per le coppette mestruali. In passato l’ex presidente della Camera, Laura Boldrini, aveva presentato un emendamento alla legge di Bilancio 2021 per estendere la tassazione ridotta a tutti i prodotti di igiene intima femminile. Ma secondo il ministero per l’Economia e le Finanze (Mef) sarebbe stata necessaria una copertura di circa 300 milioni di euro per compensare il mancato introito.
Gli assorbenti non sono un lusso
In video allegato al post su Facebook, la Farmacia Segreto aveva anche spiegato: «In quasi tutta l’Europa si è legiferato a riguardo, purtroppo in Italia viene sempre rimandata la questione», aggiungendo che l’Iva al 4% è prevista su prodotti ritenuti “necessari” «come per esempio frutta, verdura, lamette da barba, alimenti deteriorabili, ecc.». Ma non sugli assorbenti femminili, appunto. Immediate le reazioni a sostegno dell’iniziativa della farmacia napoletana: sul social la pagina farmacia è stata inondata di ringraziamenti, considerandola una prova di sensibilità, responsabilità e persino coraggio.
«Come detto, si tratta di una promozione commerciale che può essere fatta in maniera legale, basta che non riguardi i farmaci, perché è vietato dalla legge. Certamente è anche una provocazione, per sollecitare il legislatore su un tema già proposto in occasione dei più di una legge di Bilancio» spiegava il presidente Fofi.
Perché tagliare l’Iva
Come ricordano molte associazioni impegnate per una detassazione completa o almeno una riduzione dell’Iva, quest’ultima applicata agli assorbenti femminili non è solo un “balzello” che grava sulle donne, ma su tutta la famiglia nel suo bilancio complessi. Nel caso di nucleo monoreddito questo peso si fa sentire ancora di più. «Certamente la questione è molto sentita, anche perché è indubbio che non stiamo parlando di prodotti di lusso, ma di un bene indispensabile, anche sotto il profilo igienico» concorda Mandelli.
Come funziona nel resto d’Europa
Dal 2007 l’Unione europea ha autorizzato gli Stati membri a modificare il livello della Tampon Tax, fino a un minimo del 5%. In molti hanno aderito all’invito di detassare: quasi la metà dei 28 Paesi Ue (oggi 27 con la Brexit) continua, però, ad applicare agli assorbenti, interni ed esterni, la stessa aliquota Iva prevista per il vino, la birra, le sigarette, i devices elettronici o i gioielli. In 10 casi supera persino il 20%, come accade in Ungheria (27%), Croazia e Danimarca (25%).
A livello mondiale non sono imposte tasse aggiuntive ai prodotti sanitari destinati alle donne, invece, in Scozia, in Canada, India, Australia, Kenya (dal 2004), oltre che in Malesia, Uganda, Tanzania, Nicaragua, Trinidad e Tobago e in diversi stati degli Usa: per esempio Connecticut, Florida, Maryland, Massachusetts, Pennsylvania, Minnesota, New Jersey, Illinois e New York. Nel 2016 proprio la città di New York ha persino deciso che tutte le scuole pubbliche devono fornire gratuitamente alle studentesse assorbenti nei bagni e l’Illinois ne ha seguito l’esempio.
Nel frattempo, si moltiplicano le raccolte firme: in Germania è stata proprio una petizione lanciata da due ragazze a portare alla legge che ha abbassato l’Iva dal 2020. Nel Regno Unito è accaduto lo stesso dal 2021. Anche in Belgio e Olanda è stata ridotta l’aliquota mentre la Francia ha deciso di fornire gratuitamente gli assorbenti alle sue cittadine. In Italia anche l’associazione weworld.it ha lanciato una petizione con raccolta firme con hashtag #fermalatampontax.