Trenitalia aveva annunciato nei giorni scorsi aumenti per gli abbonamenti dei Frecciarossa. Una decisione che avrebbe penalizzato i non pochi pendolari che ogni giorno devono ricorrere all’alta velocità per raggiungere il proprio posto di lavoro. Ora è tornata sui suoi passi:  i prezzi degli abbonamenti verranno ritoccati (ma sarà un aumento dimezzato rispetto a quanto annunciato) a partire da marzo, mentre chi ha già acquistato l’abbonamento per febbraio potrà richiedere il rimborso della differenza di prezzo.

I pendolari dell’alta velocità

I tagli agli Intercity e i tempi minori di percorrenza hanno spinto, infatti, molti che lavorano in una regione diversa da quella di residenza a ricorrere alle Frecce per i loro spostamenti specie nelle tratte più breve come la Torino-Milano, la Roma-Caserta-Napoli, la Bologna-Milano, la Roma-Firenze. Tuttavia nel corso del tempo le due aziende che gestiscono l’alta velocità (NTV-Italo e appunto Trenitalia) si sono mostrate sempre più insofferenti verso lo strumento dell’abbonamento specie dopo l’intervento dell’Autorità Garante per i Trasporti che ha fissato una serie di condizioni minime, per quanto riguarda i diritti dei pendolari dell’alta velocità, che le aziende devono rispettare.

Nel corso del 2016 NTV ha deciso di sopprimere definitivamente gli abbonamenti mentre Trenitalia, dopo averlo annunciato, è tornata sui suoi passi optando però per i rincari. Una decisione inevitabile, si è difesa Barbara Morgante amministratrice delegata delle ferrovie pubbliche, dato che il servizio dell’alta velocità non gode di nessun sostegno da parte dello Stato e i costi devono essere coperti al 100% con il ricavato dei biglietti. 

Quanto sarà l’aumento dei prezzi degli abbonamenti dei Frecciarossa?

Le nuove tariffe per gli abbonamenti dei Frecciarossa entreranno in vigore a partire da metà febbraio (e riguarderanno gli abbonamenti a partire da quello del mese di marzo). A differenza di quanto annunciato (e cioè che a partire già dal mese di febbraio gli abbonati avrebbero dovuto pagare il 35% in più), l’aumento è stato ridotto al 10% per quanto riguarda l’abbonamento dal lunedì al venerdì (senza limiti di orario) e del 17,5% circa per l’abbonamento full, validi cioè sette giorni, senza limiti di orario.

Esisterà comunque la possibilità di pagare meno: Trenitalia metterà a disposizioni abbonamenti meno costosi ma validi solo in determinate fasce d’orario o solo in alcuni giorni della settimana. Questi, in alcuni casi, potrebbero costare anche meno dell’attuale abbonamento. Per esempio ci si potrà abbonare solo dal lunedì al venerdì escludendo i weekend. In questo caso la tratta Torino-Milano verrebbe a costare 408 euro invece di 459. Oppure ci si potrà abbonare per viaggiare solo nella fascia oraria compresa fra le 9 e le 17. In questi caso, sempre sulla tratta Torino-Milano, l’abbonamento costerà 323 e non più 459. L’opzione più economica sarà quella che permetterà di viaggiare dal lunedì al venerdì fra le 9 e le 17: in quel caso Torino-Milano verrà sui 289 euro, quasi la metà rispetto ai 459 euro dell’abbonamento 7 giorni su 7 24 ore su 24. Riduzioni simili sono state calcolate per tutte le tratte. I pendolari, inoltre, saranno obbligati a prenotare in anticipo il viaggio che intendono fare.

Come però hanno già fatto notare le associazioni dei pendolari, è molto improbabile che i lavoratori possano usufruire degli abbonamenti scontati dato che molti lavorano anche il sabato. Ancora più difficile sarà trovare persone che iniziano a lavorare dopo le 9 ed escono dall’ufficio prima delle 17 (considerando anche i tempi per raggiungere la stazione). 

Aumentano anche i prezzi dei biglietti regionali

Ma gli aumenti annunciati per le Frecce non sono stati gli unici ad aver colpito i pendolari italiani. Il primo gennaio 2017 sono scattati aumenti anche per i regionali in diverse zone d’Italia. Queste tariffe sono decise dalle giunte regionali e quindi variano in base alle decisioni degli amministratori locali. La più colpita dagli aumenti è stata la Regione Liguria: qui abbonamenti e biglietti sono cresciuti del 5% nonostante le proteste dei pendolari che da anni denunciano il trasporto ligure come uno dei peggiori del Paese per lentezza, ritardi e sovraffolamento dei vagoni.

Aumenti anche nelle Marche dove la Regione non ha rinnovato la Carta Tutto Treno, una sorta di abbonamento integrato per regionali ed Eurostar. Ora i pendolari sono costretti a fare il doppio abbonamento con relativa impennata dei costi. Aumenti anche in Veneto, seppur contenuti, all’1,5%. Il che si tradurrà nell’aumento di 10 centesimi circa sul prezzo del biglietto.

Gli aumenti dei prezzi dei biglietti negli ultimi sei anni

Anche se in Italia i prezzi dei biglietti ferroviari restano i più economici d’Europa, secondo Legambiente, fra il 2010 e il 2016 quasi tutte le regioni italiane hanno gradualmente aumentato il prezzo dei regionali: l’aumento più pesante si è registrato in Piemonte (+ 47%) e in Liguria (+ 41%). Ricari alti anche in Campania (+ 36%), in Lombardia (+ 30%), in Umbria (+25%) e in Toscana (+ 24%). In Emilia-Romagna l’aumento è stato invece del 19%, in Friuli del 14%, nel Lazio del 15% e in Puglia dell’11%. Molise, Sardegna e Sicilia hanno visto una crescita fra il 7 e il 9%. Solo nelle piccole Basilicata, Trentino e Valle d’Aosta il prezzo è rimasto invariato.

Salvo alcune eccezioni, poi, l’aumento è stato accompagnato da un generico taglio dei servizi offerti, riducendo il numero delle corse offerte. La situazione è particolarmente critica soprattutto nelle grandi aree metropolitane dove sui treni viaggiano quotidianamente centinaia di migliaia di persone.