La chiamano la truffa della finta mail che arriva dalla polizia. E sono in tanti, nelle ultime settimane, ad avere segnalato di averne ricevuta una agli uffici della polizia postale. Chi ne è vittima trova infatti in posta elettronica un messaggio che arriva da un commissariato o da un ufficio di Polizia. In allegato, con tanto di timbri e carta intestata, c’è un avviso di garanzia .
Il messaggio esca in cui si è accusati di pedopornografia
Quel che è peggio, e che di solito fa saltare sulla sedia il destinatario, è che il documento lo informa che è in corso un’indagine a seguito della quale questi è indagato per reati di pedopornografia, o di cyberpornografia, e lo invita a fornire giustificazioni “in modo che possano essere approfondite e verificate” entro 72 ore, ovviamente via email. Trascorso questo tempo sarà emesso a carico del destinatario un “mandato d’arresto”, recita la missiva minatoria.
La finta mail e la richiesta di pagamento
Questo messaggio è l’esca. Gettare nel panico la vittima serve a spingerlo a reagire subito e rispondere via email. Alle giustificazioni scritte segue infatti di solito da parte dell’ufficio una richiesta di soldi, una sorta di ammenda da pagare subito online per evitare sanzioni da migliaia di euro. A quel punto, alla vittima viene fornito un link a un sito pirata dove di solito il pagamento può essere effettuato con carta di credito, ed è qui che i dati verranno prelevati per svuotare il plafond della carta .
La Polizia: “Nessuno contatta i cittadini via email”
Nient’altro che una forma “creativa” di phishing, che usa come leva il terrore di essere finiti in un’inchiesta e la paura di essere giudicati ingiustamente per uno dei reati più infamanti. «Nessuna forza di Polizia, o altra Autorità dello Stato contatta direttamente i cittadini, tramite e-mail o messaggi, per richiedere pagamenti in denaro con la minaccia di procedimenti penali a suo carico» avverte la Polizia di Stato.
Tutte le varianti delle email truffa
Non è la prima volta che accade. Campagne di phishing di questo tipo vanno avanti da un annetto, e si ripetono ciclicamente, con piccole variazioni. A volte le mail vengono firmate da autorevoli rappresentanti della Polizia (qualche mese fa il protagonista era Franco Gabrielli, ex numero uno della Polizia di Stato), altre volte vengono chiesti dati personali (che saranno usati poi per effettuare operazioni di vario tipo a nome della vittima).
Il consiglio: mai fornire i propri dati
La raccomandazione della Polizia, in questi casi, è di non dare alcun seguito, evitare di entrare in contatto con i truffatori e astenersi dal fornire i propri dati personali, persino di aprire gli allegati. Sul sito della Polizia postale c’è anche una pagina web per segnalare i messaggi sospetti: https://www.commissariatodips.it/segnalazioni/segnala-online/index.html