Se stai cercando Fast Fashion, Vintag non fa per te è la frase che ti accoglie quando apri la app di Vintag, il marketplace dedicato unicamente al vintage. Non solo capi di abbigliamento e accessori, ma anche oggetti iconici di ogni genere: poltrone, macchine fotografiche, lampade e perfino una lambretta. Su Vintag c’è posto per qualunque oggetto, a patto che sia di qualità e sia stato prodotto almeno venti anni fa.
Il 15 novembre mercatino online!
Da domenica 15 novembre l’app offre uno spazio covid-free ai mercatini dell’usato e ai negozianti costretti a chiudere. Si comincia con il Remira Market, mercatino di oggetti di seconda mano di Milano, sbarcherà sull’app Vintag. «Siamo un progetto giovane e a causa dell’epidemia sono già saltate due edizioni del nostro market fisico» spiega Katia Meneghini, ideatrice del Remira Market. «In questo momento puntare sulle piattaforme online è un modo per rimanere in contatto con il nostro pubblico e i nostri espositori dando loro un’alternativa virtuale, un’opportunità oltre i confini territoriali, per chi saprà coglierla».
Su Vintag si può anche vendere
Su Vintag si può anche vendere: è sufficiente fotografare i pezzi e postarli sulla app con una descrizione. Un team di esperti interno a Vintag controlla l’autenticità dei pezzi. Se i controlli danno esito positivo, l’articolo rimane in rete. Diversamente, Vintag fa ulteriori indagini ed in caso di esito negativo lo cancella. Il prezzo viene deciso dal venditore, ma se un prezzo non è coerente col tipo di articolo interviene ancora una volta il team di Vintag a dare consigli oppure la stessa community che segnala prezzi troppo alti o troppo bassi.
Vintag e il baule di nonna Cesarina
Vintag è stata ideato da Francesca Tonelli, imprenditrice bolognese che ha realizzato un’app facile da usare e animata da una community di appassionati. «L’idea mi è venuta nel 2015 quando durante un trasloco ho trovato un vecchio baule di mia nonna Cesarina – racconta – Dentro erano perfettamente conservati i suoi vestiti degli anni Sessanta e Settanta, quelli della festa, quelli “della domenica”. Tenendo tra le mani quegli oggetti meravigliosi ho avuto l’ispirazione: creare uno spazio dove condividere con altre persone quelle bellezze autentiche, frutto del lavoro di artigiani straordinari». Con questa app Francesca Tonelli ha voluto dare una nuova vita agli oggetti vintage che vengono da un passato che non va dimenticato, nascondono una storia da raccontare e che qualcuno può rivivere usandoli.
Chi sono i Vintag-addicted?
Creata nel 2016, la app di Vintag oggi raccoglie una community di oltre 115mila utenti appassionati di vintage, collezionisti, artisti, designer, stilisti, creativi, uomini e donne che amano lo stile del passato. Un numero in crescita che conferma l’interesse nei confronti di un mondo in cui gli oggetti erano “fatti per durare”. Il 75% dei Vintag-addicted sono donne e la maggior parte di loro (quasi 60mila) hanno un’età compresa tra i 18 ai 45 anni. «I più giovani comprano per avere un accessorio, un abito, qualcosa di unico, un oggetto che gli consenta di distinguersi dagli altri. Mentre i meno giovani fanno l’acquisto spinti dalla nostalgia del passato. Comprano oggetti che gli ricordano la loro infanzia. Oggetti che avrebbero voluto avere quando erano giovani ma che non potevano permettersi o che i genitori non gli compravano» spiega Francesca Tonelli. L’app è in italiano e in inglese e attrae anche stranieri che rappresentano il 10% di tutta la community: «La passione per il vintage è uguale in Nuova Zelanda come a Singapore, a New York come in Islanda: all’estero il vintage italiano piace tantissimo perchè la maggior parte dei brand iconici sono italiani, sia nella moda sia nel design».
Cosa trovare sulla app Vintag
Oggi sono circa 150.000 gli oggetti in vendita sulla app: il 72% degli oggetti è diviso tra fashion e accessori fashion, il resto è design, modernariato e oggetti da collezione. L’articolo meno costoso è un bottone anni Trenta da 1 euro, quello di maggior valore è un biliardo Hermelin da collezione da 50mila euro appartenuto proprio alla famiglia Hermelin. Non mancano articoli curiosi e unici come una Kelly Hermes rosa o delle lampade industriali rimesse a nuovo, insegne anni Quaranta e oggetti iconici come flipper o juke box anni Cinquanta, una Vespa anni Sessanta, una Chevrolet Camaro del 1979 o la bicicletta originale del film “Call me by your name” di Luca Guadagnino. Tra gli oggetti più iconici troviamo la borsa a mano Birkin di Hermès (il valore di una Birkin comprata agli inizi del 1980 oggi è cresciuto del 900%: più dell’oro, per intenderci) e il divano Ploof di Kartell by Philippe Starck, oggetto di design e simbolo della progettualità Made in Italy. Ultima chicca è un abito di Valentino della collezione primavera/estate del 1994, diventato celebre perchè indossato da Sharon Stone a chiusura della sfilata.
Il trend del “seconda mano”
Secondo i dati della sesta edizione dell’Osservatorio Second Hand Economy condotto da BVA Doxa per Subito.it, piattaforma di vendita e acquisto fra privati, il valore generato dalla compravendita dell’usato nel 2019 in Italia è stato di 24 miliardi di euro, pari all’1,3% del PIL e ha registrato una crescita del 33% in 5 anni. Quasi un italiano su due nel corso della vita ha comprato o venduto qualcosa di usato. Nel 2019 lo hanno fatto 21 milioni di persone. Un numero in costante aumento soprattutto grazie all’online, che pesa 10,5 miliardi di euro, ovvero il 45% del totale. Di questo mercato, una fetta è quella dedicata al vintage. L’online store thredUP e GlobalData hanno previsto che entro il 2028 la richiesta di abiti usati supererà quella di abiti nuovi, raggiungendo una quota di 64 miliardi di dollari spesi ogni anno contro i 44 miliardi del fast fashion.
Il vintage sostenibile
La moda è la seconda industria più inquinante al mondo (superata solo da quella del petrolio) ed è il regno dello spreco: si stima che il mondo consumi l’811% di vestiti in più rispetto al 1960. Invece un abito o una borsa vintage vive una nuova vita anziché essere gettata e sostituita da una nuova. Del resto l’idea che la moda del passato torni di moda rientra nel concetto di economia circolare. Il rapporto dell’Osservatorio Second Hand Economy conferma che comprare e vendere usato è al quarto posto tra i comportamenti sostenibili più diffusi degli italiani (49%), subito dopo la raccolta differenziata (95%), l’acquisto di lampadine a LED (77%) e di prodotti a km 0 (56%). «Vintage è sinonimo di meno oggetti nuovi da produrre e dunque meno sprechi e inquinamento – dice Francesca – In questo siamo sostenuti e seguiti non solo dagli utenti ma anche dai brand del Made in Italy con cui abbiamo attivato interessanti progetti di economia circolare». Ad esempio sulla app è possibile acquistare gli oggetti creati appositamente per gli spettacoli del Teatro dell’Opera di Bologna che, una volta usati, erano stati abbandonati. L’acquisto di questi beni tramite la app contribuirà a sostenere il Teatro dell’Opera: l’incasso sarà donato per sostenere i lavoratori del teatro che a causa del Covid sono stati in cassa integrazione.
Inoltre Vintag fa uso dell’unico Data Center a emissioni zero (certificato) del Sud Europa. «Abbiamo deciso di abbandonare i grandi colossi come Amazon e Aruba e puntare sull’eccellenza italiana: oggi tutta Vintag ‘gira’ su un Data Center Green. Non tutti sanno che 3 e-mail generano la stessa CO2 prodotta percorrendo 1 km in auto. Oppure che un server produce ogni anno da 1 a 5 tonnellate di CO2».
Una crescita inarrestabile, anche in pandemia
Negli ultimi quattro anni la start up ne ha fatta di strada, attirando investitori e business angels: nel 2018 c’è stato l’investimento di Fashion Technology Accelerator, hub internazionale che promuove l’innovazione digitale e tecnologica nel settore della moda, del lusso e del retail. Poi c’è stato l’investimento di Hatcher +, venture capital con base Singapore e focalizzato sull’utilizzo dei big data e dell’intelligenza artificiale. Nel 2019 è stata la volta del gruppo Piquadro spa, azienda specializzata in borse e gadget da lavoro quotata in Borsa e proprietaria dei marchi Piquadro, Lancel e The Bridge, attraverso il programma di open innovation Piquadro MyStartupFunding Program. Neanche il coronavirus ha rallentato la crescita di Vintag. Anzi, come è accaduto per tutti i business digitali, i guadagni sono aumentati. «Tra marzo e aprile le nostre performance in termini di acquisiti sono più che raddoppiate rispetto agli anni passati – spiega Francesca Tonelli – Molti utenti si sono trovati improvvisamente a casa con più tempo a disposizione e hanno utilizzato Vintag come passatempo non solo per fare acquisti convenienti ma anche per svagarsi e conoscere persone con cui condividere la stessa passione per il vintage. In quel periodo Vintag è stata di grande aiuto per tutti quei commercianti che hanno chiuso i loro negozi a causa della pandemia: aprendo la loro vetrina virtuale in app hanno dato continuità al loro lavoro.