Le sfide del W7

Le grandi sfide che il mondo ha davanti, dalla risoluzione dei conflitti agli sviluppi dell’Intelligenza Artificiale, non si possono affrontare senza tenere conto delle istanze e del contributo delle donne. È questo il senso pressante e profondo del Communiqué elaborato dal Women7 Summit con il coinvolgimento di esperte femministe provenienti da 42 Paesi per costruire «un futuro equo, giusto, sostenibile e pacifico». Il documento è stato consegnato a inizio maggio al nostro governo perché lo porti sugli spinosissimi tavoli di lavoro che in questi giorni l’Italia guida, ospitando fino al 15 giugno il vertice del G7, il forum intergovernativo che riunisce 7 dei Paesi più economicamente avanzati del Pianeta.

Quest’anno il W7 è presieduto da tre italiane

Annamaria Tartaglia, fondatrice di Angels4Women

Ma cos’è il W7? Come spiegano Martina Rogato, Claudia Segre e Annamaria Tartaglia, le 3 co-chair che presiedono l’edizione italiana, Women7 è il gruppo internazionale ufficiale d’impegno civile sulle pari opportunità che, istituito per la prima volta nel 2018, affianca il G7. «È un gruppo di interesse indipendente dalla politica ma è un interlocutore rilevante, riconosciuto dalle istituzioni e dai governi. Riunisce rappresentanti ufficiali di fondazioni, associazioni e organizzazioni non governative» precisa Annamaria Tartaglia. Due i principi ispiratori: l’inclusione e l’intersezionalità, considerando quindi le donne nelle loro diversità (basti pensare alle differenze che può comportare l’appartenere a una generazione anziché a un’altra oppure l’avere o no una disabilità).

Tra i temi del W7 ci sono il lavoro delle donne e l’Intelligenza Artificiale

Tanti, e tutti tosti, i temi toccati dal Communiqué, dalla violenza contro le donne alla giustizia economica e climatica, al lavoro. «Occorre assicurare una maggiore partecipazione delle donne al mondo del lavoro e uguali opportunità di carriera» conferma Annamaria Tartaglia. «Oggi poi è fondamentale monitorare gli effetti dell’Intelligenza Artificiale, tenuto conto che ha un impatto trasversale, dalla selezione dei curricula nelle aziende all’accesso alla finanza e alla salute. L’Intelligenza Artificiale deve diventare uno strumento utile all’empowerment delle donne e non un ulteriore freno».

Il W7 combatte ogni forma di violenza contro le donne compresa la violenza economica

Claudia Segre, fondatrice e presidente di Global Thinking Foundation

Altro tema imprescindibile è la lotta alla violenza contro le donne in tutte le sue forme. «Circa 8 anni fa ho creato Global Thinking Foundation per promuovere l’educazione finanziaria e digitale e prevenire l’abuso finanziario» dice Claudia Segre. «Abbiamo cercato di inserire l’espressione “violenza economica” su Wikipedia, dove non esisteva in italiano e in francese, ma per vari mesi non è stata accettata. Da allora passi avanti ne sono stati fatti, ma molto c’è ancora da fare. A ottobre 2023 è entrata in vigore la Convenzione di Istanbul, che contempla le 4 forme di violenza contro le donne: economica, psicologica, sessuale e fisica. Il 24 maggio è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la nuova direttiva europea per prevenire e combattere la violenza contro le donne e la violenza domestica. Ora serve che gli Stati recepiscano tali norme, ma anche che in tutta la società si diffonda la consapevolezza su questi temi. Le donne devono poter avere un’indipendenza finanziaria, perché le tutela dalla violenza economica. Inoltre, la dipendenza finanziaria può influenzare la salute fisica e mentale. Questa diventa il grimaldello su cui si scatenano altri tipi di violenze che portano a un costo sociale e umano inaccettabile: secondo l’Istituto europeo per la parità di genere, l’Eige, il costo della violenza sulle donne è di 39 miliardi di euro all’anno per l’Italia».

La crisi climatica colpisce in modo maggiore le donne

Martina Rogato, membro del Comitato direttivo di Human rights international Corner

Su economia e società ha effetti pesantissimi anche la crisi climatica. «Non è neutrale al genere: colpisce di più le donne, non per motivi biologici ma perché, non avendo gli stessi diritti degli uomini, subiamo spesso un impatto maggiore» spiega Martina Rogato. «Per esempio, in alcuni Paesi a basso reddito più esposti alla crisi climatica alle donne è vietato fare sport o, per uno stereotipo sociale, non è ritenuto opportuno che lo facciano. In caso di maremoto o di alluvione rischiano di più la morte perché non sanno nuotare. Se saltano le infrastrutture, per procurarsi l’acqua sono costrette a percorrere chilometri: un lungo tragitto in cui sono esposte al rischio di violenze. Su questo punto ci hanno sensibilizzato le attiviste brasiliane: nel Brasile del sud le terribili alluvioni hanno determinato lo sfollamento di tante persone e molte donne hanno subito molestie e stupri nei rifugi per gli sfollati. Adesso infatti stanno creando rifugi ad hoc per sole donne. Le soluzioni per contrastare la crisi climatica devono quindi avere un approccio di genere. Lo stesso vale nei processi di prevenzione e risoluzione dei conflitti».

Collaborano esperte che lottano contro le discriminazioni e le disuguaglianze

Il lavoro di questa edizione del W7 non è finito: ora gli occhi sono puntati sul  G7, ma le co-chair continuano a perorare le istanze del Communiqué. Tra le prossime tappe in agenda spicca quella di inizio ottobre a Matera, quando si riuniranno i ministri del G7 che si occupano di Pari opportunità. A dicembre il testimone passerà alle “colleghe” canadesi, intanto Annamaria Tartaglia è «entusiasta per aver conosciuto donne straordinarie da tutto il mondo che hanno sacrificato tempo ed energie (le partecipanti al W7 operano pro bono, ndr)». Martina Rogato è «colpita dalle attività incredibili di tante attiviste africane, alcune appena 19enni». E Claudia Segre riassume il senso di quest’opera corale: «Il vecchio mantra “Nessuno resti indietro” è ora “Tutti devono essere dentro” per una piena partecipazione sociale e finanziaria che contribuisca a combattere le discriminazioni e le disuguaglianze».