Gli allevamenti intensivi potrebbero aumentare il rischio di future pandemie. I risultati dello studio condotto dai ricercatori dell’università di Exeter, nel Regno Unito, e pubblicato su Royal Society Open Science, stimano infatti che gli effetti delle forme zootecniche intensive “sono nella migliore delle ipotesi incerti e nella peggiore possono contribuire al rischio di malattie infettive emergenti».

Zoonosi e malattie emergenti

Le malattie zoonotiche, cioè quelle che si che si trasmettono dagli animali agli esseri umani, sono una delle principali preoccupazioni per la salute pubblica. Gli scienziati dei centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie stimano che le zoonosi siano responsabili del 75% di nuove o emergenti malattie infettive negli esseri umani.

Allevamenti intensivi “serbatoi di virus”

«I rischi di insorgenza e trasmissione dipendono da molteplici fattori, tra cui il contatto tra esseri umani e animali e il modo in cui utilizziamo il territorio», afferma in una nota Steve Hinchliffe, professore presso l’Università di Exeter e autore della ricerca. «L’allevamento di bestiame svolge un ruolo potenzialmente significativo in questi rischi, modellando i paesaggi e rappresentando un serbatoio di virus, che possono fungere da fonte o amplificatori di agenti patogeni emergenti». L’ attuale epidemia di influenza aviaria negli Stati Uniti ne è una chiara prova, dimostrando come una malattia che ha origine negli uccelli possa essere trasmessa ad altri animali, tra cui mucche e persino esseri umani.

Mucche

Rischio contaminazione

Tradizionalmente si è ritenuto che gli allevamenti intensivi fossero più sicuri di altre forme di allevamento grazie al fatto di separare il bestiame dagli animali selvatici. Ma la ricerca di Hinchliffe e del suo team sconfesserebbe questa teoria. «Questi allevamenti sono inseriti nel mondo reale, quindi le condizioni ideali non esistono – commenta Hinchliffe -. Edifici e recinti possono essere danneggiati, animali come ratti o uccelli selvatici possono entrare e i lavoratori si spostano. Insomma, ci saranno sempre contaminazioni».

La distruzione dell’habitat naturale

«Se si considerano i fattori sociali, economici e politici, il rischio di pandemia rappresentato dall’agricoltura intensiva è preoccupante», conclude la ricerca. La bonifica dei territori necessaria per la costruzione degli allevamenti intensivi stravolge paesaggio e habitat naturale degli animali selvatici che, spostandosi dal loro ambiente, hanno più probabilità di incrociare esseri umani e animali da fattoria: un fattore determinante per l’emersione di nuove malattie infettive.