Aloe: una grassa sana e bella

Foglie di aloe baciate dalla pioggia

Le chiamiamo da sempre piante grasse, forse perché il loro “corpo” ritiene l’acqua proprio come i nostri, quando ci sentiamo gonfie ed un poco fuori forma. Ma il nome tecnico per definirle è succulente: non sarebbe bello adottare questo aggettivo -per altro molto più godereccio- anche per noi umane (e umani) con qualche chilo in più?

Baby piante appena travasate: cresceranno in serra fredda per tutto l’inverno per poi esser trapiantate a primavera

Giochi di parole a parte, questo raggruppamento botanico che comprende piante anche molto diverse tra loro (e provenienti da tutti i continenti) ha una caratteristica che lo rende molto contemporaneo e appetibile. Per vivere, gli basta davvero poca (spesso molto poca) acqua.

Le succulente nel Giardino Felice

Nuove piantine appena trapiantate

Inutile dirlo, nel mio Giardino Felice, complice il clima mite, l’esposizione a sud e…l’irrigazione che raggiunge si e no il 20% della proprietà, le succulente sono di casa. Mi accorgo che vivono contente perché si moltiplicano in estate e inverno, senza avvisare ma neppure avanzare pretese. Gli basta davvero ciò che Madre Natura gli passa, che in termini idrici significa mesi interi senza pioggia durante le estati sempre più torride.

Fiore di aloe con Echium fastuosum e un bugs hotel per gli impollinatori

Ce la fanno da sole, non è fantastico? Così, durante questi 10 anni, mi sono circondata di Aloe (nella varietà vera ma anche arborescens, dalle foglie più piccole, e chinensis, con spine pronunciate e bianche), Agave, diverse varietà di Cactus e di Sempervivum (nome-omen, eh?). Sono piante belle (non mi sentirete mai dire di qualcuna che non lo è), sempreverdi, facili da ospitare laddove molte altre proprio non ce la farebbero. Ma cosa gli serve per esser felici?

Aloe: come prendersene cura

In piena fioritura

La gioia di una Aloe a volte risiede laddove altre botaniche sarebbero in sofferenza: clima arido e suolo “magro”. Sembra un paradosso per una grassa, ma è cosi: evidentemente anche per loro vale la regola degli opposti che si attraggono. Ecco cosa fare per una buona messa a dimora:

  • Usare terriccio sciolto, assolutamente da evitare quello argilloso che crea ristagno idrico e quindi sofferenza o addirittura morte della pianta. Se la vostra terra è così, allora alleggeritela apportando della sabbia di fiume.
  • Se messa a dimora in vaso (molto meglio laddove il clima è rigido in inverno, in modo da poterla spostare al riparo), preferire contenitori traspiranti (tipo terracotta) che quelli di plastica (oltre a impedire la traspirazione, in estate scaldano eccessivamente le radici). Mai usarne di chiusi al fondo: ma questa è una regola generale per tutte le piante (si, a volte qualcuno lo fa per non sporcare…). Il terreno deve poter sempre arieggiare anche da sotto e l’acqua in eccesso (tipica del troppo amore) defluire senza ristagni.
  • L’aloe vive bene senza concime, quindi se siete in vena di una coccola in più, non esagerate: riducete la dose indicata sulla confezione della metà e fatelo solo a primavera.
  • Come molte succulente, teme il freddo prolungato e non sopporta il gelo. Se vivete in zone dove questi fenomeni sono frequenti, allora provvedete a riparare la pianta prima che venga cotta dalla rigidità del clima.
  • Ama il sole (come darle torto?) anche se una esposizione diretta nelle estati più torride può farle arrossare “l’incarnato”. Evitiamole questo fastidio (non solo estetico) allocandola in zone di ombra molto luminosa, dove crescerà comunque rigogliosa. Fate l’opposto se la ospitate in casa: più luce le darete, più bella diventerà (però non garantisco la fioritura se tenuta sempre indoor).

Curiosità: quando in giardino lentezza è bellezza

Fiore di aloe: compare dopo alcuni anni dalla nascita della pianta

Sempre a tema fioriture, lo sapete che per veder spuntare l’infiorescenza a pannocchia tipica dell’Aloe occorre aspettare circa 5 anni? Questo è il tempo che serve alla pianta per diventare “adulta” e sfoggiare il meglio di sé. Cito Paolo Pejrone, grande paesaggista e scrittore italiano: “in giardino ci vuole pazienza” (da: La pazienza del giardiniere, ed. Einaudi, consigliatissimo, lo trovate qui: https://www.einaudi.it/catalogo-libri/tempo-libero/attualita-spettacolo-sport/la-pazienza-del-giardiniere-paolo-pejrone-9788806230760/).

Pillola verde: come ricavare il gel dall’aloe

Raccolta di nuove piante: l’aloe ogni anno autoproduce nuovi getti al piede della madre

Il famoso e utilissimo gel di Aloe altro non è che la polpa della pianta (ottenuta dalla lavorazione delle foglie carnose). L’uso topico è efficace contro scottature e irritazioni della pelle, ma il gel di questa “pianta dei miracoli” viene anche somministrato per via orale. Mi raccomando, non mangiatevela ora che sapete come coltivarla al meglio, o almeno non fatelo prima di informarvi sui pro e contro.

Baby aloe staccate dalle piante madri e pronte per la loro destinazione finale in giardino

L’estrazione della polpa è piuttosto semplice: basta “sfilettare” la foglia con un coltello grande e a lama affilata come fareste con un branzino, togliendo sia le spine laterali che la pelle. Una volta fatto, occorre passare la sostanza gelatinosa ottenuta sotto un getto di acqua corrente per eliminare il lattice appiccicoso creatosi coi tagli. Detto/fatto: il gel è pronto per esser passato sulla pelle, così come è -a pezzettoni- oppure frullato per stenderlo al meglio. 

Ricordatevi di conservarlo in frigorifero solo per pochissimi giorni, per evitare che si ossidi (quello in commercio viene stabilizzato con procedimenti antiossidanti per garantirne l’efficacia nel tempo). Chi di voi ha già provato ad utilizzare questo rimedio efficace e fatto in casa? Mi fate sapere qui (https://www.instagram.com/thegardeneditor/?hl=it) come vi siete trovati e se avete qualche segreto in più da raccontare?