Un’alternativa ecologica per rendere i jeans più “green” attraverso un nuovo metodo di tintura tale da ridurre l’impatto ambientale ed evitare l’utilizzo di sostanze chimiche dannose da parte dei lavoratori addetti. Tutto ciò con solo un modesto aumento complessivo dei costi. All’importante risultato è arrivato un gruppo di ricerca della Technical University of Denmark il cui studio è stato pubblicato sulla rivista Nature Communications.
Indaco ed emissioni di CO2
La produzione dei classici jeans, un’industria che vale miliardi di dollari, si basa su un colorante di origine vegetale chiamato indaco, l’unico attualmente conosciuto in grado di fornire il giusto colore blu. Il suo impiego, però, genera significative emissioni di CO2 e coinvolge grandi quantità di sostanze chimiche tossiche, che possono inquinare l’ambiente e mettere a rischio la salute dei lavoratori.
Il precursore incolore per tingere i jeans
I ricercatori, guidati da Gonzalo Nahuel Bidart, si sono quindi messi alla ricerca di un’alternativa più ecologica, e l’hanno trovata nell’indacano, un precursore incolore dell’indaco che non necessita di prodotti chimici aggressivi e può essere convertito in indaco direttamente sul filato.
Jeans “green”, impatto ambientale ridotto del 92%
Per poter produrre indacano su scala industriale, gli autori hanno progettato in laboratorio una variante migliorata dell’enzima che nella pianta Polygonum tinctorium è responsabile della produzione di questa sostanza. Hanno inoltre dimostrato che ci sono già procedimenti economicamente sostenibili per la conversione dell’indacano a indaco, basati ad esempio su enzimi o sulla luce, che ridurrebbero l’impatto ambientale fino al 92%.
Abbattute le emissioni di anidride carbonica
Complessivamente, questi metodi potrebbero diminuire la produzione di rifiuti tossici e le emissioni annuali di CO2 di 3.500.000 tonnellate, dal momento che ogni anno arrivano sul mercato circa 4 miliardi di paia di jeans. Secondo gli autori, un impatto ridotto potrebbe inoltre incentivare una produzione più localizzata nei paesi occidentali, fattore che migliorerebbe la trasparenza e la sostenibilità dell’industria tessile.