Secondo l’Organizzazione Internazionale per la Conservazione (IUCN), oltre 45.000 specie sono attualmente a rischio estinzione, 1.000 in più rispetto allo scorso anno. Numeri allarmanti, effetto non solo dei cambiamento climatico, ma anche delle specie invasive e delle attività illecite dell’uomo.
Minaccia estinzione per cactus di “tendenza”
I cactus Copiapoa, originari del deserto costiero di Atacama, in Cile, sono particolarmente ambiti come piante decorative, alimentando il commercio illegale amplificato dai social media, dove appassionati e commercianti espongono e vendono questi cactus. Secondo il rapporto, l’82% delle specie è ora a rischio estinzione, un aumento significativo rispetto al 55% del 2013.
L’IUCN ha affermato che il declino è dovuto all’aumento della domanda di cactus cileni in Europa e Asia come specie ornamentali. I contrabbandieri e i bracconieri che ne facilitano il commercio, sostiene l’organizzazione, hanno ottenuto una maggiore accessibilità all’habitat delle piante grazie alle strade e all’espansione delle abitazioni nell’area di Atacama.
«È facile distinguere se i cactus Copiapoa sono stati rubati o coltivati in una serra», spiega Pablo Guerrero, membro del gruppo IUCN che si occupa di queste piante. “Le Copiapoa hanno una tonalità grigia e sono ricoperte da una patina dall’aspetto polveroso che protegge le piante in uno dei deserti più aridi della Terra, mentre le piante coltivate appaiono più verdi”.
Altre specie a rischio estinzione
L’aggiornamento del 2024 evidenzia come anche l’elefante asiatico del Borneo sia considerato specie in via di estinzione. Secondo l’analisi IUCN ne rimarrebbero solo circa 1.000 esemplari allo stato selvatico.
La popolazione è diminuita negli ultimi 75 anni principalmente a causa dell’intenso disboscamento delle foreste del Borneo, che ha distrutto gran parte del loro habitat, e a cui si sommano bracconaggio, l’esposizione a prodotti agrochimici e gli incidenti stradali.
La lista dello IUCN mostra anche lo “sbalorditivo” declino dei rettili endemici – la lucertola gigante e lo scinco – nelle isole Canarie e a Ibiza a causa della predazione da parte dei serpenti invasivi.
La “più grande ripresa” di una specie
Giunta al suo 60° anno, la lista delle specie minacciate evidenzia anche storie di successo in materia di conservazione, come quella della lince iberica. Gli sforzi di conservazione hanno riportato in vita la lince iberica dal baratro dell’estinzione, con la popolazione aumentata da 62 individui maturi nel 2001 a 648 nel 2022 e ora a più di 2.000.
Un tempo considerata una delle specie di felino selvatico più a rischio di estinzione al mondo, la sua popolazione è diminuita dell’87% e il numero di femmine riproduttive è sceso di oltre il 90% tra il 1985 e il 2001, secondo l’International Society for Endangered Cats con sede in Canada.
La specie è stata rianimata ripristinando l’habitat naturale della macchia mediterranea e della foresta della lince iberica e aumentando l’abbondanza della sua preda principale, il coniglio europeo.
Gli sforzi di conservazione hanno comportato anche l’aumento della diversità genetica della lince, trasferendola in nuove aree e riproducendola in ambienti controllati.
Secondo l’IUCN, dal 2010 sono state reintrodotte più di 400 linci iberiche in alcune parti del Portogallo e della Spagna. Si tratta del «più grande recupero di una specie di felino mai ottenuto attraverso la conservazione», ha affermato Francisco Javier Salcedo Ortiz, che ha guidato l’azione di conservazione per la lince iberica.