Ancora il testo non è definitivo, potrebbero dunque cambiare diverse cose. Nel frattempo, la direttiva europea sulle “case green” sta facendo discutere e sta anche terrorizzando molti italiani. Che cosa prevede? Che tutti gli edifici residenziali e tutte le case, ad eccezione forse degli edifici di interesse storico, raggiungano entro il primo gennaio 2030 almeno la classe energetica E. Poi, entro il primo gennaio 2033, dovranno tutti trovarsi in classe energetica D. Infine, entro il 2050 si dovrà raggiungere l’obiettivo ultimo delle “zero emissioni”. Ma come si fa ad adeguare le nostre case a queste disposizioni? Bisognerà spendere migliaia di euro, specialmente se si abita in ville e case singole.
Case green: dall’1 gennaio 2024 stop alle caldaie a gas
Per poter adeguare le nostre case alla direttiva europea, bisognerà sostituire gli infissi, le caldaie, fare il cappotto e installare pannelli fotovoltaici. L’Enea ha stimato che in un condominio con una ventina di appartamenti, per “salire” di tre classi energetiche bisognerà spendere circa 30mila euro per singola abitazione. Il solo costo degli infissi sarebbe intorno ai 10-15mila euro. Per non parlare della spesa per coibentare l’appartamento, che potrebbe ammontare al 60 per cento di quella totale. Anche le caldaie andranno sostituite, perché dovranno essere necessariamente “green”, quindi supportate da un impianto fotovoltaico. Da questo punto di vista, la prima scadenza è vicinissima: entro il primo gennaio 2024 gli Stati membri dell’Unione Europea dovranno recepire la direttiva nella parte in cui si vieta l’installazione di caldaie a combustibili fossili.
Case green: ecco un esempio di spesa
Secondo l’Associazione delle organizzazioni di ingegneria, architettura e di consulenza tecnico-economica (Oice) di Confindustria, ciascun proprietario di appartamento dovrà sostenere una spesa che va da 44mila a 55mila euro solo per mettersi in regola dal punto di vista dell’efficienza energetica. In una nota del coordinatore del Gruppo di Lavoro sul Superbonus di Oice, Fabio Tonelli, si legge che «in un edificio tipo, costruito negli Anni Ottanta e ubicato a circa 400 metri sul livello del mare, nell’ipotesi di cinque piani fuori terra, con appartamenti della superficie media di circa 105 mq, il passaggio da una attuale classe G alla classe D porta ad un costo minimo medio di circa 40mila euro ad appartamento con intervento sull’involucro esterno (pareti, copertura e solaio sottostante al primo piano riscaldato)».
Sicuri che basti considerare solo l’aspetto energetico?
I costi aumentano se l’intervento diventa più organico: infissi, caldaie e impianto fotovoltaico condominiale. In questo caso si dovrebbero aggiungere altri 20mila circa per appartamento. Nella nota si legge: «Gli importi riportati comprendono ovviamente lavori, spese tecniche e Iva al 10 per cento. Sarebbe altresì auspicabile che, unitamente all’aspetto energetico, si tenesse conto anche della pari necessità di riqualificare sismicamente il patrimonio edilizio italiano. La spesa stimabile per interventi di miglioramento sismico non invasivi (rafforzamenti locali, antiribaltamento dei paramenti esterni e ripristino di parti ammalorate) per la medesima tipologia di edifici, in zona sismica 1 e 2, è oggi stimabile pari a circa 55mila euro per appartamento».
Case green, e se ci concedessero più tempo?
I costi, insomma, sono ingenti. Per questo motivo, da più parti si auspica una maggiore gradualità degli interventi. In tanti stanno chiedendo all’Unione Europea di concedere più tempo prima di arrivare agli obiettivi previsti, anche perché il 2030 è davvero vicino.