È il fenomeno del momento. Da quando, alla fine del 2022, ChatGPT è stata lanciata, su Internet e sui social network non si parla di altro. Il generatore di testi potenziato dall’intelligenza artificiale e sviluppato da OpenAI ha ammaliato milioni di persone. Ha raggiunto quota 100 milioni di utenti attivi in soli due mesi. Peccato che il chatbot capace di rispondere a qualsiasi domanda in pochissimo tempo, prodotto dall’organizzazione no-profit fondata da Elon Musk e Sam Altman, sia altamente inquinante. ChatGPT spreca una bottiglia d’acqua per ogni 20-50 domande poste dagli utenti. Lo sostiene uno studio effettuato dall’Università del Colorado Riverside e dall’Università del Texas Arlington, negli Stati Uniti.
L’intelligenza artificiale ha un impatto sull’ambiente
ChatGPT è cresciuto in popolarità grazie alla sua straordinaria capacità di rispondere con precisione alle nostre domande. Negli ultimi mesi gli utenti lo hanno utilizzato per qualsiasi cosa: dalla poesia alla programmazione, e persino per rispondere a domande d’esame destinate agli studenti di medicina. Ma che impatto ha questo tipo di intelligenza artificiale sull’ambiente?
ChatGPT consuma acqua: ecco perché
I ricercatori statunitensi hanno studiato il consumo di acqua da parte di ChatGPT. Lo studio non è stato ancora sottoposto a revisione paritaria, ma è stato condiviso prima della sua pubblicazione. Gli autori hanno esaminato il consumo di acqua fresca e pulita da parte dei data center per generare elettricità e raffreddare le strutture che ospitano i server. La maggior parte dei servizi erogati dai principali chatbot è basato su migliaia di server all’interno di data center in tutto il mondo. I computer vengono utilizzati per addestrare algoritmi a eseguire attività come rispondere alle domande degli utenti.
ChatGPT ha consumato oltre 700mila litri di acqua
Secondo gli studiosi, durante una conversazione da 20 a 50 domande con ChatGPT, i data center di questo chatbot “berrebbero” un quantitativo di acqua pari a una bottiglia da mezzo litro. «L’impronta idrica totale è ancora più ampia, considerando i miliardi di utenti», affermano i ricercatori nel loro studio. Gli scienziati ritengono che solo durante l’allenamento, il chatbot potrebbe avere consumato 700mila litri di acqua. Modelli di prossima generazione, ancora più complessi, potrebbero consumare molto di più.
«Le aziende limitino la loro impronta idrica»
Gli autori dello studio hanno esortato le aziende ad «assumersi la responsabilità sociale e dare l’esempio» limitando la loro impronta idrica. All’inizio di quest’anno, uno storico rapporto sulla crisi idrica del pianeta ha evidenziato che la domanda di acqua dovrebbe superare del 40 per cento la disponibilità di questo prezioso liquido entro la fine di questo decennio. Per questo è importante che tutte le industrie rivedano le loro pratiche dispendiose. I ricercatori hanno poi chiesto una maggiore trasparenza dei dati, in modo da poter valutare meglio l’impatto ambientale di questi sistemi di intelligenza artificiale. Invitano tutti a uno sforzo collettivo per ridurre l’impronta idrica globale. OpenAI non ha ancora risposto né commentato lo studio.