Pesanti minacce e violenze fisiche: è il prezzo che pagano ogni giorno decine di giornalisti che in tutto il mondo hanno il coraggio di denunciare i danni che il pianeta sta subendo a causa delle condizioni meteorologiche estreme e il riscaldamento globale. I tanti reporter che, a scapito della propria sicurezza e incolumità, svolgono indagini sull’inquinamento da plastica, sulla scarsità d’acqua, lo sfruttamento del suolo, andando contro gli interessi privati delle grandi aziende e spesso della criminalità. L’Earth Journalism Network (EJN) di Internews e la Deakin University hanno condotto un’indagine globale, la prima nel suo genere, per svelare le sfide che devono affrontare i giornalisti che si occupano di questi argomenti così urgenti per il nostro tempo.

Minacce e violenze ai reporter che si occupano di crisi ambientale

Il sondaggio è stato condotto su oltre 740 giornalisti ed editori provenienti da 102 paesi. Secondo quanto riporta il “Guardian” che dedica spazio all’indagine, quasi la metà dei giornalisti che si occupano della crisi climatica a livello globale hanno ricevuto minacce per il proprio lavoro e l’11% degli intervistati ha subito violenza fisica. Il 39% delle persone minacciate “a volte” o “spesso”, rivela il sondaggio, erano prese di mira da persone coinvolte in attività illegali come il disboscamento e l’estrazione mineraria. Circa il 30% dei rispondenti, inoltre, è stato minacciato di azioni legali: un fatto che sottolinea la tendenza crescente di aziende e governi ad utilizzare il sistema giudiziario per mettere la museruola alla libertà di stampa.

Non sono solo i giornalisti ambientali ad essere minacciati. Dal 2012 in tutto il mondo sono stati uccisi almeno 1.910 difensori del territorio e dell’ambiente.

Copertura sulla crisi climatica non è ancora sufficiente

Il rapporto “Covering the Planet” include interviste approfondite a 74 giornalisti provenienti da 31 paesi sull’aiuto su come migliorare la copertura di eventi meteorologici estremi, inquinamento da plastica, scarsità d’acqua e attività mineraria mentre il riscaldamento globale e l’avidità incontrollata delle aziende spingono il pianeta verso la sua fine. La maggior parte dei giornalisti ha riferito che le storie su clima e ambiente sono diventate più rilevanti rispetto a un decennio fa, ma la copertura della crisi climatica non è ancora proporzionata alla gravità del problema.

fabbriche

Temperature da record, tempeste, inondazioni, siccità e incendi colpiscono con crescente intensità in tutto il mondo, con le comunità a basso reddito, le popolazioni indigene e le persone di colore le più vulnerabili agli impatti climatici. Anche i disastri a insorgenza lenta, come l’innalzamento del livello del mare, lo scioglimento dei ghiacciai, l’acidificazione degli oceani e la desertificazione, stanno provocando la migrazione forzata, la fame e altri disastri sanitari.

Crisi climatica, molti giornalisti si autocensurano per paura

Nonostante l’ampiezza e la portata dei problemi, il 39% dei giornalisti intervistati ha riferito di essersi autocensurato, soprattutto per paura di ripercussioni da parte di “coloro che svolgono attività illegali” o del governo. Non si tratta solo del fatto che alcuni giornalisti ed editori si sentono obbligati a escludere informazioni potenzialmente importanti dal loro pubblico: il 62% ha riferito di includere dichiarazioni di fonti scettiche sul cambiamento climatico di origine antropica o sulla scienza climatica, nella convinzione errata che ciò fosse necessario per garantire un equilibrio.

Poche risorse per le redazioni che denunciano i danni al Pianeta

L’indagine ha inoltre rilevato un enorme bisogno di maggiori risorse per le redazioni che si occupano di ambiente e crisi climatica: il 76% degli intervistati ha affermato che risorse insufficienti limitano la loro copertura e ha individuato come azioni prioritarie maggiori finanziamenti per giornalismo di approfondimento, formazione in presenza e workshop e un maggiore accesso ai dati rilevanti e agli esperti in materia. Molti fanno affidamento sui finanziamenti di organizzazioni no-profit spesso legate a temi particolari, ma i giornalisti preferirebbero la libertà di coprire gli argomenti climatici e ambientali più rilevanti a livello locale. “I giornalisti intervistati sono fermi nel loro impegno nel riferire su come i cambiamenti climatici e i crimini ambientali stanno avendo un impatto negativo sia sulle persone che sul pianeta, ma hanno un disperato bisogno di maggiore sostegno”, ha affermato James Fahn, direttore esecutivo dell’Earth Journalism Network, secondo quanto riportato dal “Guardian”.