I dati sulla deforestazione nella foresta pluviale amazzonica del Brasile sono in chiaroscuro. Da una parte la distruzione del polmone verde del Pianeta sembra rallentare, dall’altra gli obiettivi di “deforestazione zero” entro il 2030 appaiono molto lontani e, ogni anno, scompaiono superfici immense ricoperte di foresta.

Miglioramento rispetto al governo Bolsonaro

Il governo brasiliano rivendica di aver ridotto sensibilmente la perdita di foreste rispetto alla gestione del presidente di estrema destra Jair Bolsonaro responsabile del livello di deforestazione più alto degli ultimi 15 anni.

La deforestazione rallenta: persi comunque 4.300 km quadrati

Secondo i dati satellitari governativi, la deforestazione nella foresta pluviale brasiliana è rallentata di quasi la metà rispetto all’anno precedente, la riduzione più significativa dal 2016, quando i funzionari hanno iniziato a utilizzare l’attuale metodo di misurazione.

Amazzonia

Negli ultimi 12 mesi, la foresta pluviale amazzonica ha perso comunque 4.300 chilometri quadrati (con una diminuzione di quasi il 46% rispetto al periodo precedente). L’anno di sorveglianza della deforestazione in Brasile va dal 1° agosto al 30 luglio.

Le cifre provengono dal sistema satellitare Deter, gestito dal National Institute for Space Research e utilizzato dalle agenzie di polizia ambientale per rilevare la deforestazione in tempo reale.

Picco del taglio di alberi a luglio

C’è ancora molto da fare per porre fine alla distruzione delle foreste in Brasile. Il mese di luglio, per esempio, ha registrato un preoccupante aumento del 33% nel taglio degli alberi rispetto a luglio 2023. A contribuire a questa impennata uno sciopero dei funzionari delle agenzie ambientali federali, come ha fatto presente João Paulo Capobianco, segretario esecutivo del Ministero dell’Ambiente, durante una conferenza stampa a Brasilia.

L’obiettivo “deforestazione zero” è lontano

Il presidente Luiz Inácio Lula da Silva ha promesso “deforestazione zero” entro il 2030. Il suo attuale mandato terminerà a gennaio 2027.

Amazzonia, il polmone verde del Pianeta

Circa due terzi dell’Amazzonia si trova in Brasile. Rimane la foresta pluviale più grande del mondo, coprendo un’area grande il doppio dell’India. L’Amazzonia assorbe grandi quantità di anidride carbonica, impedendo al clima di riscaldarsi ancora più velocemente di quanto non farebbe altrimenti. Contiene anche circa il 20% dell’acqua dolce del mondo e una biodiversità che gli scienziati non sono ancora riusciti a comprendere, tra cui almeno 16.000 specie di alberi.

In pericolo il Cerrado, patrimonio di biodiversità

Mentre si registra un rallentamento della deforestazione amazzonica, forte preoccupazione suscitano gli abbattimenti di alberi nel Cerrado, la vasta regione di savana tropicale che copre circa il 20% del Brasile. Un territorio che ospita una ricca biodiversità, ma che viene costantemente messo a rischio dall’espansione dei latifondi agricoli e dall’allevamento intensivo del bestiame. Nello stesso periodo preso in esame, la deforestazione del Cerrado è aumentata del 9%. La perdita di vegetazione nativa ha raggiunto i 7.015 chilometri quadrati, un’area del 63% più grande della distruzione in Amazzonia.