El Niño, il fenomeno climatico responsabile dell’anomalo riscaldamento delle acque superficiali nel sud dell’oceano Pacifico, è tornato a farsi sentire nel luglio scorso, innalzando la temperatura globale di circa 1,5°C rispetto alle medie. Risultato? Il 2023 è stato l’anno più caldo mai registrato.
Ma attenzione, perché il 2024 potrebbe essere ancora più rovente, avverte il segretario generale dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM), Petteri Taalas: “Gli impatti di El Niño sulla temperatura globale si manifestano generalmente nell’anno successivo al suo sviluppo, in questo caso nel 2024”.
Con temperature fuori norma e prospettive ancora peggiori, quali potrebbero essere le ripercussioni a livello globale e quali eventi atmosferici potrebbero manifestarsi?
El Niño potrebbe portare altre inondazioni nelle Americhe
Secondo il team scientifico della NASA che si occupa di monitorare i cambiamenti del livello del mare, le città lungo la costa occidentale delle Americhe potrebbero essere soggette a inondazioni. L’analisi ha rilevato che potrebbero verificarsi fino a cinque eventi questo inverno in città come Seattle e San Diego. La Libertad e Baltra, in Ecuador, potrebbero subire fino a tre eventi alluvionali.
La siccità prosciuga i laghi e limita le rotte marittime
All’estremo opposto, uno degli impatti già osservati in alcune parti delle Americhe è un’intensa siccità. Le previsioni degli esperti dicono che El Niño, il cambiamento climatico e l’aumento della temperatura dell’oceano potrebbero combinarsi per estendere la stagione secca nell’America centrale e meridionale .
Lo scorso novembre, il servizio nazionale di meteorologia e idrologia del Perù Senamhi ha scoperto che il livello dell’acqua in uno dei più grandi laghi del Sud America, il Lago Titicaca, era sceso di 74 cm nei sette mesi precedenti. La siccità e il caldo estremi hanno portato a un’evaporazione dell’acqua superiore alla norma e le precipitazioni limitate non sono state sufficienti a riempire il lago.
Alla fine del 2023, la peggiore siccità degli ultimi 70 anni ha costretto l’Autorità del Canale di Panama (ACP) ad apportare ulteriori tagli al numero di navi che lo attraversano. I livelli nel lago Gatun, che è la principale fonte d’acqua utilizzata nel sistema di chiuse del canale, sono scesi a livelli senza precedenti. L’ACP afferma che El Niño ha contribuito alla grave siccità.
Poiché il Canale di Panama riduce enormemente il tempo e la distanza percorsa dalle navi tra gli oceani Pacifico e Atlantico, si prevede che questi tagli aumenteranno il costo di spedizione delle merci in tutto il mondo.
El Niño e la crisi alimentare nello Zimbabwe
Attualmente El Niño sta aggravando la crisi dovuta alla siccità anche nello Zimbabwe. La carenza di cibo sta già mettendo quasi il 20% della popolazione del Paese a rischio di fame, a causa degli scarsi raccolti nelle aree devastate dalla siccità, dove le persone dipendono dall’agricoltura su piccola scala per nutrirsi.
A questo proposito il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite ha dichiarato di aver intrapreso la strada della collaborazione con il governo dello Zimbabwe e le agenzie umanitarie per fornire cibo a 2,7 milioni di persone che vivono nelle zone rurali dell’Africa meridionale.
Due fenomeni meteorologici combinati
La rara combinazione del Niño nell’Oceano Pacifico e il cambiamento delle temperature nell’Oceano Indiano potrebbe infine portare all’intensificazione del calore e della siccità in tutta l’Australia e nel sud-est asiatico e provocare inondazioni nell’Africa orientale.
Il dipolo dell’Oceano Indiano (IOD), spesso chiamato Niño indiano per la somiglianza con il suo equivalente nel Pacifico, è in fase positiva del suo ciclo con lo spostamento verso est di temperature fredde e calde a ovest.
Pur non trattandosi di eventi climatici rari, la combinazione di un forte IOD positivo e di un forte El Niño è piuttosto insolita. Entrambi sono associati a condizioni più calde e secche nel sud-est asiatico e in gran parte dell’Australia. Quando si manifestano contemporaneamente, potrebbero verificarsi condizioni di clima molto secco e ondate di caldo, con possibili incendi in tutta la regione.
I due modelli sono anche associati al clima più umido nell’Africa orientale, che si sta riprendendo da diversi anni di grave siccità. Ciò significherebbe inondazioni più estreme.