Secondo nuovi studi condotti da scienziati britannici e americani, il ghiacciaio Thwaites, noto anche come il “ghiacciaio dell’Apocalisse“, è sempre più vicino al collasso. Situato in Antartide, Thwaites è una delle masse di ghiaccio più studiate a causa della sua instabilità e del suo potenziale impatto catastrofico sul livello dei mari. Questo ghiacciaio, grande quasi quanto la Florida, potrebbe causare un innalzamento del livello degli oceani di proporzioni devastanti se dovesse collassare completamente.
Le conseguenze dello scioglimento del ghiacciaio
Le ultime ricerche indicano che l’azione delle maree sotto la superficie di Thwaites accelererà inevitabilmente il suo scioglimento entro questo secolo. Gli scienziati avvertono che questo fenomeno potrebbe destabilizzare l’intera calotta glaciale dell’Antartide occidentale, portando al suo eventuale crollo e all’innalzamento del livello del mare di oltre 3 metri. Anche se il ghiacciaio è già in fase di arretramento da oltre 80 anni, il tasso di scioglimento è aumentato drasticamente negli ultimi tre decenni. Il ghiacciaio Thwaites è spesso più di 2 chilometri in alcune aree. Viene paragonato a un tappo che impedisce lo scorrimento di ulteriori masse di ghiaccio dalla calotta antartica verso il mare.
Modelli climatici non sufficienti
Gli studiosi sostengono che i modelli climatici attuali, che prevedono una riduzione delle emissioni di gas serra secondo l’Accordo di Parigi del 2015, potrebbero non essere sufficienti per prevenire la ritirata del ghiacciaio. L’International Thwaites Glacier Collaboration, un progetto che coinvolge istituzioni come il British Antarctic Survey e la U.S. National Science Foundation, ha infatti descritto un quadro pessimistico, evidenziando che ulteriori dinamiche non ancora incluse nei modelli attuali potrebbero accelerare ulteriormente il processo di scioglimento.
Come avviene lo scioglimento del ghiacciaio
La ricerca ha rivelato che sotto il ghiacciaio si trova uno strato sottile di acqua fredda che agisce come isolante. Tuttavia, nelle aree in cui il ghiaccio si solleva dal fondale marino e inizia a galleggiare, l’azione delle maree pompa acqua più calda ad alta pressione fino a 10 chilometri sotto il ghiaccio. Questo processo rompe lo strato isolante e accelera la ritirata della zona di ancoraggio, ovvero l’area in cui il ghiacciaio è appoggiato sul fondale. Un meccanismo simile è stato osservato anche sui ghiacciai in Groenlandia, e solleva timori su un possibile scenario catastrofico. Secondo le previsioni peggiori, potrebbero formarsi scogliere di ghiaccio alte oltre 100 metri, che si frantumerebbero rapidamente in iceberg. Questo provocherebbe un’ulteriore accelerazione dello scioglimento e un innalzamento del livello del mare di decine di centimetri entro la fine di questo secolo. Tuttavia, gli scienziati precisano che è ancora presto per stabilire con certezza la probabilità di questi scenari estremi.
Una situazione irreversibile?
Una delle questioni più preoccupanti che resta ancora irrisolta è se la perdita del ghiacciaio Thwaites sia ormai irreversibile. Michelle Maclennan, climatologa dell’Università del Colorado a Boulder, ha sottolineato che, sebbene le nevicate in Antartide contribuiscano a ripristinare in parte il ghiaccio perduto, esiste un grave squilibrio tra la quantità di ghiaccio che si scioglie e quella che viene reintegrata dalle precipitazioni nevose. L’aumento dell’umidità nell’atmosfera terrestre, causato dal riscaldamento globale, potrebbe favorire maggiori nevicate in Antartide nel breve termine. Ma, a lungo andare, questo fenomeno si trasformerà probabilmente in pioggia, accelerando ulteriormente lo scioglimento sia dalla superficie che dalla base del ghiacciaio. La velocità con cui ciò avverrà dipenderà anche dai progressi che le Nazioni faranno nel rallentare il cambiamento climatico.