Dai jeans alle magliette, dalle gonne alle felpe: non è immediato pensare che la produzione di questi beni, che fanno la fortuna del fast fashion, comporti uno spreco di acqua impressionante. L’industria dell’abbigliamento è in effetti tra le più dannose per l’ambiente, non solo per l’elevata impronta di carbonio che genera, ma anche per la grande quantità di rifiuti che produce, spesso destinati alle discariche o all’incenerimento; inoltre, il settore è responsabile di un consumo d’acqua enorme, contribuendo ulteriormente allo sfruttamento delle risorse idriche globali già sotto pressione.

jeans

Secondo una recente analisi di Oxfam – confederazione internazionale di organizzazioni non profit che si dedicano alla riduzione della povertà – l’industria della moda utilizza a livello globale 93 miliardi di metri cubi di acqua ogni anno, sufficienti a riempire 37 milioni di piscine olimpioniche.

Moda sostenibile grazie a jeans e magliette di seconda mano

Attraverso la sesta edizione della campagna Second Hand September, Oxfam invita le persone a scegliere abiti usati e a donare quelli che non utilizzano più, con l’obiettivo di ridurre la domanda di capi nuovi e limitare l’impatto ambientale dell’industria della moda.

Industria della moda e consumo d’acqua

Il settore dell’abbigliamento è responsabile di un enorme consumo d’acqua, che grava sulle già scarse risorse idriche del pianeta. Ogni anno, l’impronta idrica degli abiti utilizzati nel Regno Unito raggiunge otto miliardi di metri cubi, una quantità d’acqua sufficiente a soddisfare il consumo dell’intera popolazione britannica per due anni. A livello globale, l’industria della moda consuma 93 miliardi di metri cubi d’acqua all’anno, abbastanza per riempire 37 milioni di piscine olimpioniche.

Quanto impatta un paio di jeans sulla risorsa acqua

Secondo l’analisi di Oxfam, la produzione di una singola maglietta di cotone richiede l’equivalente di 5.400 bottiglie d’acqua da 500 ml, sufficienti a coprire il fabbisogno idrico di 1.600 persone per un giorno, secondo gli standard del Servizio Sanitario Nazionale. Per un paio di jeans, il consumo sale a 16.000 bottiglie d’acqua, equivalenti al fabbisogno di 4.750 persone in un giorno.

L’appello di Oxfam: riciclare e acquistare di seconda mano

Lorna Fallon, Retail Director di Oxfam, ha commentato: «I dati dimostrano che stiamo annegando nella moda. Con il cambiamento climatico che riduce le riserve di acqua dolce, il consumo idrico della produzione tessile potrebbe essere drasticamente ridotto se integrassimo i nostri guardaroba con capi di seconda mano». Fallon sottolinea l’importanza di riciclare i vestiti, acquistare e donare abiti usati per contribuire a diminuire la domanda di nuovi capi e, di conseguenza, ridurre i danni ambientali. «Inoltre, acquistare di seconda mano permette di trovare capi unici, alla moda e a prezzi accessibili, aiutando anche a raccogliere fondi per combattere la povertà e la disuguaglianza in tutto il mondo».

L’impegno di Vinted per la moda sostenibile

Partner chiave della campagna Second Hand September è Vinted, il principale marketplace online per la moda di seconda mano, che si impegna a rendere l’usato la prima scelta in tutto il mondo. La collaborazione tra Oxfam e Vinted mira a evidenziare l’attrattiva e l’accessibilità degli abiti usati, rendendo più facile per le persone abbracciare uno stile di moda responsabile.