Presto molti tra gli animali selvatici che popolano il nostro pianeta potrebbero non esistere più. È quanto sostengono alcuni studiosi che hanno analizzato più di 71mila specie animali, tra cui mammiferi, uccelli, rettili, anfibi, pesci e insetti, per valutare la crescita della loro popolazione nel tempo. Hanno scoperto che il 49 per cento di queste specie è stabile, ma il 48 per cento ha popolazioni in calo e solo il 3 per cento è in aumento. Da qui la conclusione che siamo ormai in presenza di una grande estinzione di massa della fauna selvatica. Le popolazioni animali globali, infatti, stanno diminuendo più rapidamente di quanto si credesse.
La lista rossa dell’Iucn
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Biological Reviews. I ricercatori sono arrivati alla loro conclusione grazie a un nuovo metodo di studio. Finora la valutazione dell’entità dell’estinzione di massa della fauna selvatica si è basata sullo “stato di conservazione” che l’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn) assegna a ogni specie. La Lista Rossa dell’Iucn contrassegna questi stati di volta in volta e fornisce un’istantanea della mutevole composizione della fauna selvatica. Su oltre 150.300 specie, l’Iucn ne considera a rischio di estinzione il 28 per cento. Il nuovo studio ha l’ambizione di evidenziare l’entità della “reale” perdita di biodiversità.
«La fauna selvatica non ha il tempo di rigenerarsi»
I ricercatori sono partiti dal presupposto che le popolazioni animali scompaiono continuamente per far posto a nuove specie. Tuttavia, le specie con popolazioni in declino superano di gran lunga quelle con numeri in aumento. Il coautore della ricerca, Daniel Pincheira-Donoso, ha spiegato al settimanale americano Time: «Il problema con questa estinzione di massa è che sta accadendo troppo velocemente. Le specie non hanno abbastanza tempo per evolversi. Quindi, perdiamo e perdiamo e perdiamo».
Il 53% delle specie di uccelli ha una popolazione in calo
Secondo i ricercatori, basare gli studi solo sulla Lista Rossa dell’Iucn non va bene, poiché il risultato potrebbe essere minimizzare la gravità della perdita di biodiversità. Infatti, hanno scoperto che circa il 33 per cento delle specie classificate come “non minacciate” ha anche popolazioni in declino. Per esempio, circa il 13 per cento delle specie di uccelli è considerato “minacciato”, ma lo studio ha rilevato che il 53 per cento di esse ha una popolazione in calo.
Fauna selvatica: le specie più a rischio
Quali sono gli animali più a rischio? Secondo gli autori dello studio, le specie di anfibi, come rane e tritoni, poiché a fronte di tante perdite nella loro popolazione non si registrano nascite tali da compensare le morti. Quanto alle cause di questa estinzione di massa, gran parte della colpa è dell’uomo. Ma anche la geografia è un fattore importante, poiché il declino della popolazione animale è più concentrato ai tropici rispetto alle regioni temperate. Nel loro studio gli autori scrivono: «Le nostre scoperte rafforzano l’avvertimento che la biodiversità è sull’orlo di una crisi di estinzione. Questo avrà ampie conseguenze ecologiche ed ecosistemiche, dato che il funzionamento ecologico è gravemente influenzato dal declino delle popolazioni di specie selvatiche e dai conseguenti cambiamenti nella composizione delle loro comunità».