Da alcuni anni il mondo ha dichiarato guerra alla plastica che ha invaso il nostro pianeta e soprattutto gli oceani. Del resto, si tratta di un materiale davvero nocivo. Il problema è che la usiamo in diverse forme, dai sacchetti alle bottiglie, passando per i contenitori per alimenti. È praticamente ovunque e mai come oggi è importante applicare soluzioni eco-friendly, come i sacchetti in plastica biodegradabile che nascondono, però, degli svantaggi.

Plastica classica

I sacchetti di plastica finiscono nell’immondizia, restando nell’ambiente anche per 1.000 anni. Si prevede che, nel 2050, nei nostri mari ci sarà più plastica che fauna marina. Basti pensare che oltre la metà delle tartarughe ha nel proprio stomaco dei frammenti o interi sacchetti di plastica, una delle principali cause dell’inquinamento. Queste plastiche stanno contaminando la nostra acqua potabile e rappresentano una grave minaccia per l’ecosistema. Fortunatamente stiamo cerchiamo, tutti insieme, di mettere in atto soluzioni green come l’uso di sacchetti in plastica biodegradabile, che si dissolvono nell’ambiente al 90% in 6 mesi. La strada migliore, però, resta quella della “plastic free” e l’utilizzo di shopper in cotone o in altre fibre naturali, lavabili e riutilizzabili praticamente all’infinito.

Plastica biodegradabile

Le buste, anche se biodegradabili, una volta usate si trasformano sempre e comunque in rifiuti da smaltire. Hanno, comunque, un impatto ambientale meno devastante rispetto ai tradizionali sacchetti di plastica. Di solito, i sacchetti di plastica biodegradabili sono bioplastiche ottenute da prodotti petrolchimici con additivi biodegradabili e materie prime vegetali come amido di mais, canna da zucchero e cellulosa. Se non vengono smaltite negli appositi impianti, anche le buste biodegradabili disperse continueranno a provocare danni all’ambiente.

“Biodegradabile” non significa che il sacchetto semplicemente scomparirà se gettato via. Avvalersi di plastiche più biodegradabili evita anche le emissioni di CO2 e riduce in modo significativo la propria impronta di carbonio e rifiuti. Vediamo i vantaggi e gli svantaggi di questo tipo di plastica a minor impatto ambientale.

Vantaggi dei sacchetti in plastica biodegradabile

  • Meno emissioni di carbonio. Le plastiche biodegradabili sono più green: durante il processo di produzione delle bioplastiche, l’emissione di carbonio nell’aria, che si aggiunge all’effetto serra e al riscaldamento globale, è minima. La produzione di una tonnellata di plastica normale, invece, comporta l’emissione di cinque tonnellate di carbonio.
  • Meno consumo di energia e meno petrolio. La produzione di plastica biodegradabile richiede un minor consumo di energia rispetto alla produzione di plastica tradizionale.
  • Meno tempo di decomposizione. Il sacchetto biodegradabile anche se erroneamente disperso nell’ambiente si decompone totalmente in soli tre mesi. Inoltre, presenta un impatto ridotto rispetto alla plastica tradizionale. Le plastiche biodegradabili possono essere facilmente riciclate.
  • Meno rifiuti e meno discariche. Delle tonnellate di rifiuti di plastica solo una parte viene riciclata. Il resto finisce nelle discariche, che inquinano, sottraggono terreno alle coltivazioni e creano malattie dannose per l’uomo e gli animali. Le bioplastiche sono compostabili e vengono assorbite in maniera naturale dal suolo, così ci saranno meno rifiuti.
  • Nessun rilascio di tossine o prodotti chimici. Le plastiche biodegradabili non sono tossiche. La plastica normale contiene, invece, composti chimici inquinanti. Quando vengono smaltiti e iniziano a decomporsi o quando vengono fusi, bruciati o riciclati, rilasciano carbonio, sostanze chimiche nocive e altri contaminanti nell’atmosfera.

Svantaggi dei sacchetti in plastica biodegradabile

  • Costo di produzione elevato. La plastica biodegradabile potrebbe non essere una soluzione conveniente in quanto comporta un costo di capitale superiore del 50 per cento rispetto alla produzione delle plastiche tradizionali.
  • Metodo di smaltimento corretto. Per le plastiche biodegradabili è necessario seguire una procedura di smaltimento specifica, che permetta alle stesse di decomporsi efficacemente nel nostro ambiente circostante senza creare inquinamento. Esse, dunque, vanno smaltite correttamente. Il problema è che molte persone non sanno come separare le bioplastiche da altri tipi di plastica: capita quindi che vengano mescolate insieme, con gravi conseguenze. Bisogna capire che in una discarica lo stato sia della plastica normale che di quella biodegradabile è lo stesso.
  • Requisiti dei composters. Nel caso delle plastiche biodegradabili, i compostaggi industriali richiedono una trasformazione in compost e in alcuni paesi è un problema avere le attrezzature necessarie disponibili. Senza macchinari adeguati, le plastiche biodegradabili che devono essere lavorate, non possono essere eliminate in modo appropriato.
  • Il tempo. Lo smaltimento delle plastiche biodegradabili è legato alle condizioni meteorologiche. In questo processo, la temperatura e l’umidità giocano un ruolo importante. Il compostaggio procede molto più lentamente quando fa freddo e si ferma durante i periodi di elevata umidità. Si smaltiscono efficacemente, invece, nei climi equatoriali e dell’estremo nord.
  • Nessuna soluzione per l’inquinamento oceanico. Le plastiche biodegradabili non risolveranno i problemi di inquinamento degli oceani. Perché? Perché non possono decomporsi e galleggeranno sulla superficie dell’acqua, esattamente come le plastiche tradizionali, creando microplastiche dannose per la vita marina.
  • Rilascio di metano. Alcune plastiche biodegradabili producono metano quando si decompongono. Il potenziale danno da questo gas è significativamente superiore a quello che causa la CO2.