Quest’anno la stagione degli uragani atlantici potrebbe rivelarsi di portata eccezionale. Lo sostengono gli esperti della National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), secondo i quali tra giugno e novembre si starebbe preparando una stagione “sovralimentata” di almeno 13 uragani di categoria 1 o superiore.
La preoccupazione dei meteorologi
I meteorologi hanno previsto tra le 17 a 25 tempeste stagionali (contro le 14 previste mediamente in un anno). Di queste, tra le 8 le 13 si trasformeranno probabilmente in uragani con una velocità del vento pari o superiore a 119 chilometri orari. E fino a sette potrebbero diventare uragani di categoria tre o superiore, con venti a 179 chilometri orari o più.
Memori dell’uragano Idalia, che nel 2023 si è abbattuto su Florida e Georgia lasciando migliaia di senzatetto, e di Ian, che ha devastato Cuba, Florida e Carolina nel 2022, uccidendo 161 persone, i meterologi del NOAA non nascondono una certa preoccupazione. “Andiamo verso una stagione straordinaria sotto molti punti di vista“, ha detto in conferenza stampa Rick Spinrad, amministratore della National Oceanic and Atmospheric Administration.
Perché la stagione degli uragani atlantici sarà “straordinaria”?
Diversi i fattori che secondo il NOAA contribuirebbero a favorire la formazione di un così elevato numero di tempeste tropicali: temperature oceaniche record nell’Atlantico, la fine di El Niño e il ritorno di La Niña nel Pacifico, nonché la riduzione degli alisei atlantici e del wind shear (fenomeno che consiste nella variazione improvvisa del vento in intensità e direzione).
Ma non c’è solo il rischio uragani, allerta NOAA. Con il cambiamento climatico causato dall’uomo, il conseguente aumento delle temperature degli oceani e lo scioglimento dei ghiacci, l’inevitabile innalzamento del livello dei mari aumenta infatti anche il rischio di mareggiate.
Rivedere la scala Saffir-Simpson
Tenuto conto della forza degli uragani indotti dai cambiamenti climatici è pensiero comune di molti scienziati la necessità di aggiungere la categoria “6” alla tradizionale scala Saffir-Simpson. Il sistema di misurazione dell’intensità dei cicloni tropicali, sviluppato più di cinquant’anni fa, conta attualmente cinque categorie che, in dipendenza della velocità del vento, forniscono una misura empirica dell’intensità dei danni che possono essere provocati dallo scatenarsi di un ciclone.
Sebbene nessun uragano nell’Atlantico abbia ancora raggiunto una soglia tale da essere considerato oltre la categoria 5, gli esperti ritengono che il riscaldamento globale renda sempre più probabile arrivare a tempeste di intensità ancora maggiori.