Confesso, ho un debole per le rampicanti, perché, crescendo in altezza su muri o tralicci, ottimizzano lo spazio anche in piccoli ambienti. E quindi se ne possono ospitare di più, di piante intendo! Rampicanti ma non solo: la mia ‘missione’ o ossessione è quella di avvicinare il più grande numero possibile di persone al giardinaggio, sperando che possa succedere quello che è accaduto a me, tempo fa: mi sono innamorata di loro, piante e fiori, e in cambio ho ottenuto relax e benessere in tutte le stagioni., Provo a trasmettere questo amore, parlando per lo più di piante belle, e spesso rampicanti, ma soprattutto “easygoing”.
Con la Pandorea jasminoides continua la rassegna delle specie botaniche adatte anche a pollici “diversamente verdi”, perché lei è davvero speciale.
La bignonia rosa è facile da coltivare
Se messa a dimora in pieno campo, dopo i classici “aiutini” nei primi due anni di vita, ce la possiamo anche dimenticare, farà tutto da sola.
La bignonia è robusta
Resiste al sole torrido delle estati mediterranee, e a temperature prossime allo zero, ma per brevi periodi, in climi particolarmente rigidi necessita di copertura da novembre a febbraio.
Sana
Se le si dà quel poco che chiede, la bignonia non si ammala davvero mai, almeno non gravemente: qualche afide a primavera, soprattutto in annate umide come questa, ma nulla di più.
Rifiorente
Esposta a pieno sole, l’ombra la patisce un po’, fiorisce copiosamente da primavera ai primi freddi, senza stancarsi mai.
La bignonia è facile da mantenere
La sua crescita non è rapidissima, quindi non necessita di numerose potature come avviene per altre rampicanti, per esempio il glicine. E quando arriverà il momento di potarla, non servono corsi “master” per non ucciderla, ricordatevi però, almeno, di disinfettare bene le cesoie, con alcol.
Dove la metti, la bignonia sta
È dotata di leggeri viticci che, se ben indirizzati, permettono alla bignonia di arrampicarsi per diversi metri, sfruttando tutto lo spazio che avete in altezza.
Adatta anche al vaso
Avendo cura di sceglierlo il più grande possibile, ma soprattutto bello profondo, in modo da permettere alle sue radici di scendere e, così facendo, alleggerire il suo badante, cioè voi, dalle irrigazioni che in vaso -ahimè- sono necessarie, almeno da inizio primavera a fine estate.
La bignonia è decorativa
Non parlo solo della fioritura davvero esagerata, ma anche della bellezza dei suoi grandi baccelli scuri e lignei, che si sviluppano già da fine estate e dondolano per giorni al vento come sculture di Alexander Calder, fino ad aprirsi naturalmente rilasciando centinaia di semi con ali, per altro abbastanza semplici da far radicare, anche se per moltiplicare la bignonia rosa consiglio il metodo per talea apicale, da fare ad inizio primavera o autunno.
La bignonia è sempreverde
Quindi ideale anche come pianta da siepe, se volete un confine colorato e pop.
La bignonia è resistente all’aerosol marino
Non è da tutte, specie tra le specie a copiosa fioritura, trovarsi bene anche vicino al mare, il sale è nemico di quasi tutte le piante. A volte viene usato, drammaticamente, come diserbante.
Vi ho convinto? Allora posso dirvi l’unico, falso, difetto, che per me però è fonte di ulteriore gioia e bellezza: le corolle della bignonia rosa, appena aperte e ancora freschissime, cadono subito a terra, “sporcando” il suolo. La pianta fiorisce così generosamente che il terreno ai suoi piedi diventa, per diverse settimane l’anno, completamente rosa. Rosa di vita.
Bignonia: scegli il tuo colore
Il rosa? Bello ma non per tutti. Se questa affascinante rampicante vi ha conquistato, ma preferite altre sfumature, allora basta decidere cosa ospitare in base al colore, nessuna di loro si offenderà. Ecco in aiuto una piccola selezione non esaustiva, per scegliere la propria tonalità in questo ricco arcobaleno botanico.
Arancione: se optate per la Tecoma capensis, avrete con voi la più rustica e popolare.
Giallo: Bignonia radicans, detta anche Campsis radicans, ROSSO: Bignonia radicans chiedendo però la varietà ’Flamenco’.
Viola: Bignonia binata, per climi più umidi.
Bicolor: Bignonia capreolata, rossa fuori, gialla dentro.
Pillola verde o rosa?
Per curare al meglio la bignonia, occorre offrirle un terreno neutro o leggermente acido. Se volete farle un “regalino” in più, aggiungete di tanto in tanto una manciata di fondi di caffè, senza esagerare, altrimenti la si innervosisce!, mescolandoli in superficie alla terra. Riciclando questa sostanza organica che tutti hanno in casa, si otterranno due importanti benefici per la pianta.
1 Acidificare il terreno: i fondi del caffè hanno una blanda azione acidificante, quindi sono perfetti aggiunti nel terriccio per tutte le piante acidofile, camelia, azalea, ortensia, magnolia, gardenia, ibisco…ma anche fruttifere come more, mirtilli e lamponi.
2 Modificare la struttura del terreno: in meglio, ovviamente. La polvere del caffè, specialmente se aggiunta in terreni compatti e/o argillosi, aiuta ad areare, rendendoli più soffici, lo stesso fa la sabbia di fiume, da preferire se le inquiline verdi non sono acidofile come la bignonia.
Nota bene
I fondi del caffè non sono concime, non apportano nutrienti, ma semplici ammendanti del terreno, migliorano cioè le caratteristiche fisiche del suolo. Quindi se la bignonia che curate con amore è in vaso, occorre comunque provvedere al suo “nutrimento”, specie in primavera, con un concime organico, meglio se biologico e in confezione plastic-free.
Ditelo con un fiore di bignonia
Un’idea carina per fare upcycling con le bellissime corolle rosa della bignonia quando si staccano, ancora freschissime, dalla pianta? Metterle in ciotole poco profonde, perché il fiore cade privo di stelo, non può quindi esser messo in vaso, con qualche centimetro di acqua. Così facendo si godrà della loro bellezza per qualche giorno in più. Oppure creare messaggi personalizzati, meglio se d’amore: madre natura ringrazierà!