Callistemon: esotico Nostrano
Arrivata in Liguria da climi più rigidi, le prime piante a colpirmi furono proprio le “esotiche” da clima mite che ormai erano diventate local qui in Riviera. In Pianura Padana non si vedevano, almeno non all’aperto nei giardini, e per me -da neofita giardiniera- era tutto bello, nuovo, sconosciuto, incredibile.
Fiori vistosi e a grappoli, colori appariscenti, profumi inebrianti: volevo queste specie botaniche, le volevo tutte. Parlo di Jacaranda, Mimosa (Acacia dealbata), e soprattutto di lui (o lei? Nelle piante l’identità sessuale è relativa. Loro sono, anche su questo, molto più aperte di noi): il Callistemon (Callistemon citrinus).
Col tempo sono riuscita ad ospitarle tutte, anche se la Mimosa ha fatto quasi subito una brutta fine. Seccata in poco più di una settimana, per quello che a posteriori definirei un attacco batterico. Allora non avevo ancora frequentato la Scuola Agraria di Monza e anche l’esperienza sul campo era poca, quindi non fui in grado di definire le cause della sua morte assai prematura e bruciai la pianta, ridotta a ceppi, nel mio primo fuoco invernale, dedicandole un pensiero e un saluto. E allo stesso tempo approfittando del suo “calore”, perché in campagna non si butta nulla: semplicemente ogni cosa diventa un’altra, in un circolo infinito.
La Mimosa divenne cenere, e la cenere finì ad arricchire la terra dell’orto. Quello stesso orto che ancora ora, nonostante l’assedio costante dei cinghiali, provvede a fornirmi cibo buono, bello, sano, naturale. Questa pratica è ancora valida qui nel mio Giardino Felice, dove per fortuna ho piano piano imparato a prendermi miglior cura delle mie amiche verdi.
Callistemon: come ospitare una bella australiana
Portamento a cespuglio o alberello (lo decidete voi), crescita lenta, sempreverde, poche necessità idriche, resistente alle più comuni fitopatologie (leggi: malattie delle piante), fiori a pannocchia in formato XXL e disponibilità totale ad esser ospitata in terra o in vaso: queste sono le caratteristiche principali del Callistemon, caratteristiche che lo fanno entrare nel mio lunghissimo e testassimo elenco di facili da accogliere e belle da guardare. Una pianta indipendente, di quelle che messe a terra fanno tutto da sole e che in vaso dobbiamo bagnare un po’ giusto in primavera ed in estate.
Originaria dell’Australia, è arrivata in Europa (e nel resto del mondo) come pianta ornamentale, per la forma, la bellezza, l’esuberanza e soprattutto la grandezza dei suoi fiori a forma di pannocchia, dove sono gli stami a dare bella mostra di sé come “aghi organici” di uno scovolino. Il nome Callistemon in effetti significa proprio questo: dal greco callis (bellezza) e stemon (stame). Fiori che per altro sono adatti anche per esser recisi: tengono bene in acqua e sono molto decorativi sia da soli che in composizioni miste.
Pillola verde
Proprio per il suo temperamento facile e la capacità di adattarsi a tutto, a parte il clima troppo rigido, il Callistemon può esser ospitato anche dentro casa, in una posizione luminosa: fiorirà magari meno che all’esterno, ma la sua bellezza “facile” non vi deluderà.
Curiosità
Il Callistemon citrinus è una pianta tintoria: dai fiori si ottiene una tonalità scura, dalle foglie un color cannella. Inoltre il legno duro e pesante può essere utilizzato come manico negli attrezzi da lavoro proprio per la sua resistenza.