Secondo una nuova ricerca, entro la fine del secolo oltre la metà dei siti storici situati lungo le coste di Turchia e Grecia rischiano di essere sommersi dalle acque. Ciò a causa dell’innalzamento del livello del mare provocato dal riscaldamento globale e dal conseguente scioglimento delle calotte glaciali.
Le mappe del rischio di inondazione
Lo studio è stato condotto dal geologo Enes Zengin del Dipartimento di pianificazione urbana e regionale dell’Università di Dumlupınar, in Turchia, utilizzando i dati del rapporto tecnico sull’innalzamento del livello del mare del 2022 del National Ocean Service statunitense. Zengin ha creato delle “mappe del rischio di inondazione” per cinque scenari diversi, con classi di rischio che variano da molto alte a molto basse, in base alle previsioni di innalzamento del livello del mare a livello globale e locale.
Oltre 30 siti a “rischio molto alto”
Lo studio ha valutato la vulnerabilità di 464 siti storici lungo le coste del Mediterraneo orientale di Turchia e Grecia: 147 tra castelli, fortezze, torri, ponti, necropoli o rovine lungo la costa saranno a rischio nei prossimi 50 anni. Dei siti analizzati, 34 sono considerati a rischio “molto alto”, 19 a rischio “alto” e 27 a rischio “medio”.
I patrimoni di Turchia e Grecia in pericolo
I siti più a rischio in Turchia sono le antiche città di Cnido e Kaunos nella provincia meridionale di Muğla e l’antica città portuale di Elaia nella provincia occidentale di Smirne. Questi potrebbero essere sommersi parzialmente o completamente dall’acqua entro la fine del secolo, se solo il livello del mare si alzasse di appena un metro.
Se invece le acque dovessero alzarsi di tre metri. a rischio sarebbero molti altri siti, tra i quali il porto di Efeso, Mileto, il castello di Güvercinada ad Aydın e le antiche città di Olympos e Patara ad Antalya. In Grecia, le antiche città di Sissi, Pavlopetri e Lokris sono state considerate a rischio “molto elevato”.
«Mitigare potenziali minacce»
Sebbene questi risultati siano preoccupanti, lo studio evidenzia che 317 siti sono risultati al sicuro dalle inondazioni anche nello scenario peggiore, ovvero un innalzamento del livello del mare di cinque metri. «Per garantire il successo a lungo termine di questi studi e salvaguardare il patrimonio culturale condiviso dall’umanità, è fondamentale dare priorità all’implementazione di questi studi nelle aree ad alto rischio il prima possibile», spiega Zengin. E conclude: «È necessaria un’azione rapida per mitigare potenziali minacce come disastri naturali, danni umani attività e altri fattori che possono rappresentare un rischio per le risorse del patrimonio culturale».