I nuovi modelli economici di mercato sono sempre affascinanti da conoscere e comprendere. E l’economia collaborativa è proprio uno di questi. Avete mai sentito parlare di sharing economy? Sicuramente sì, dato che giornali, tv e blog, negli ultimi anni, ne hanno diffuso sempre di più i principi e le caratteristiche peculiari.
Ma cos’è davvero l’economia collaborativa e come può cambiare, in positivo, le classiche dinamiche di scambio di beni e servizi tra noi consumatori? Ecco una panoramica sul tema che ci permetterà di addentrarci in questo modello di business non tradizionale e così affascinante.
Il nesso con l’economia circolare
Viviamo ormai da diverso tempo nella cosiddetta era digitale. Dalla rivoluzione web 2.0 all’attuale 4.0 il passo è stato davvero breve e ha permesso di rendere virali sistemi economici basati sull’ecosostenibilità, come appunto, l’economia circolare. Alla base di questo concetto ci sono principi che vanno dall’eliminazione dei rifiuti alla rigenerazione della natura al riciclo e riutilizzo dei materiali considerati di scarto.
L’economia circolare si riferisce in sostanza ai materiali che vengono utilizzati nella società e l’economia collaborativa è una parte integrante di questo sistema. In questa nuova modalità di mercato i consumatori scelgono infatti di non possedere un prodotto da soli, ma di condividerlo invece con altri utenti, attraverso app create ad hoc, servizi di personal renting, swapping, car sharing, e altre innovative forme di condivisione di beni e servizi.
La condivisione tra privati
Siamo proprio noi privati cittadini ad essere i protagonisti di quella che è considerata una vera e propria rivoluzione economica. L’economia collaborativa prevede infatti la condivisione di beni e servizi tra privati. Questo scambio tra individui, che avviene solitamente attraverso piattaforme dedicate, fa in modo che non ci sia bisogno di un intermediario per far avvenire questo scambio. Non è necessaria una terza persona, non c’è bisogno di un ente esterno.
Il tutto avviene in maniera diretta tra chi fornisce il servizio o ha a disposizione un bene e chi vuole ricevere il suddetto servizio o ha bisogno del suddetto bene. Risulta facile capire come tutto questo stia scuotendo il modello socio-economico tradizionale a livello internazionale. Ma com’è stato possibile questo boom? Grazie, come abbiamo anticipato, alla rivoluzione digitale e in particolare, alla creazione di piattaforme collaborative online, diventate ormai una realtà consolidata in tutto il mondo.
Economia collaborativa e sviluppo di internet
Legata a doppio filo allo sviluppo di internet e delle nuove tecnologie della comunicazione, l’economia collaborativa ha avuto modo di diventare virale in poco tempo. Come? Grazie alla creazione di app e siti web che hanno letteralmente cambiato il modo di fare affari tra persone. Dall’acquisto di beni primari, come il cibo, al noleggio di auto, biciclette e in generale mezzi per spostarsi da casa a lavoro quotidianamente, l’economia collaborativa ha aiutato e continua ad aiutare milioni di persone alla ricerca di beni, servizi e risorse, con altrettante persone che forniscono proprio questi beni, questi servizi e queste risorse.
A fare da traghettatore, la tecnologia 4.0 che ha contribuito in maniera massiccia anche ad aiutare i consumatori a compiere scelte rispettose dell’ambiente. Sì, perché come abbiamo detto poc’anzi, optare per l’economia collaborativa, vuol dire fare una scelta green. La tecnologia alla base di questo innovativo modello economico facilita infatti lo scambio di accesso a beni o servizi tra due o più parti e al contempo promuove un sistema economico ecosostenibile e rispettoso dell’ambiente. Vediamo come.
Un modello economico ecosostenibile?
La condivisione peer-to-peer dell’accesso a beni e servizi è una grande opportunità per rendere il mercato globale più sostenibile ed eco-friendly. Lo scambio tra privati, senza mediazione di terze parti, risulta un’opportunità economica più equa. Un’opportunità che abbassa il costo delle transazioni e soprattutto consente l’utilizzo di risorse poco utilizzate che vanno a beneficio dell’ambiente e che allo stesso tempo riducono i consumi. Un esempio lampante è quello delle app di second hand. Il fenomeno del fast fashion ci porta ad avere gli armadi pieni di abiti e accessori che non ci servono realmente e che finiscono in discarica in maniera molto celere. Grazie alle app di vestiti e accessori di seconda mano è invece possibile vendere e acquistare quegli stessi abiti e accessori che non mettiamo più, ridando nuova vita ai capi ed evitando che finiscano in discarica.
Il settore della moda è uno dei più inquinanti al mondo. Per questo app e servizi di questo tipo, basati sull’economia collaborativa, possono fare davvero la differenza per il nostro pianeta. Ovviamente, essendo un modello economico emergente, l’economia collaborativa non è esente da critiche. Il rischio di frode e la mancanza di fidelizzazione dei clienti, sono i punti più critici di questo modello. Punti che se accostati all’attuale mancanza di una normativa chiara sul tema, rendono l’economia collaborativa un sistema ancora in prova. Un modello emergente che ha sicuramente tanti vantaggi, ma che deve necessariamente trovare una sua stabilità e regolamentazione per poter funzionare pienamente.