Ho sempre amato, più che il verde puro, le fioriture copiose (ok, chi non le ama?), e forse per questo ho deciso di specializzarmi in giardinaggio mediterraneo (leggi: tanto sole = tante corolle) quando ormai da tardona sono tornata a scuola frequentando da studentessa-lavoratrice i corsi professionali della Scuola Agraria del Parco di Monza.

I miei primi passi come giardiniera

La redazione e i servizi fotografici di moda per “dovere” da lunedì a venerdì, e poi i fine settimana a lezione e le notti – quelle tutte perché volevo diplomarmi il prima possibile – tra libri di botanica e esperimenti da piccolo chimico. Studiavo PH del terreno, controllavo la germinazione, imparavo a memoria cose che poi mi sarebbero servite, eccome, ma che lì per lì facevo fatica a collegare alla mia visione di giardinaggio saggio e selvaggio. Lo ha già detto qualcuno, ma lo ripeto anche io: occorre sapere per poi, eventualmente, decidere di non fare. Almeno in giardino é così. Mi ricordo la tesina di fine corso: un arcobaleno intero di fiori (e pure con qualche aggiunta fuori palette, mai stata minimal nella vita, figuriamoci in campo!). Ripensandoci… tanta roba.

Maxi-foglia cuoriforme

Certo, avevo predisposto ed allestito un intero giardino virtuale pensando a che fosse fiorito per tutto l’anno. E giocavo in casa, perché già avevo il mio spazio verde nascosto tra le pieghe del Tigullio che mi ispirava, mi guidava nelle scelte. Non potevo sbagliare, e mi sono diplomata giardiniera a pieni voti! Amavo (e amo profondamente) questa terra baciata dal sole, senza nemmeno uno spicchio d’ombra, senza un angolo umido, riparato. Sapevo cosa scegliere, come piantare e custodire.

I primi passi falsi

Poi, quando dopo anni il glicine è finalmente diventato adulto, ricoprendo fitto fitto un grande patio davanti a casa, ho avuto il mio primo svarione da giardiniera in erba. Perché all’ombra io proprio non sapevo coltivare. Non mi ero mai posta il problema, non avendola mai avuta. Allora mi sono rimessa sui libri e ho capito cosa fare. La prima edizione di quello di Laura Pirovano che poi vi racconto era già stata pubblicata, ma meglio leggere la recente ristampa, arricchita dopo 15 anni con “nuove” specie e altri consigli. Parlo di un piccolo spazio rispetto alla vastità della mia terra, ma è proprio quello che incornicia la mia casa, accogliendo gli ospiti in arrivo, quindi volevo un effetto “wow”. E, con il Farfugium, l’ho avuto, rivalutando anche la bellezza delle foglie (o meglio, dell’insieme di una pianta rispetto alla sola fioritura).

Farfugium con felci protetti dal sole dall’ombra delicata del glicine

L’incontro con il Farfugium

Conoscete questa bellezza un po’ dimenticata? Provo a descrivervela, come la vedo io mentre vi scrivo: maxi foglie cuoriformi e turgide (un diametro che può raggiungere i 40cm…). Sono lucide da far sembrare opaco un illuminante viso di ultima generazione, “lush”, come direbbero gli inglesi. Un misto di lussureggiante e sano, vibrante, vivo, verde. Già, perché la vera bellezza del Farfugium è proprio nelle foglie. Sono in grado di far scordare la fioritura autunnale giallo oro e a mazzolini che, seppur vistosa, é lontana dalla bellezza “clorofillica” del resto della pianta.

Farfugium in fioritura

Il Farfugium é una specie erbacea, perenne, e vive bene un po’ ovunque qui in Italia, resistendo anche a temperature di qualche grado sotto lo zero. Ha solo una necessità: prosperare all’ombra, perché il sole diretto non farebbe bene al suo fogliame (un po’ come alla nostra pelle, se non protetta a dovere).

Ideale in zone d’ombra luminosa così pianta può vivere bene e fiorire

Come prendersi cura del Farfugium

Preferisce terreni sciolti e ben drenati. Se la metti in vaso usa terra ricca e magari aggiungi una manciata di sabbia o pomice, per alleggerire il composto. Ama bere all’occorrenza ma ricordati di bagnarla a livello delle radici se hai un’acqua molto calcarea. Così si evita di opacizzare le sue foglie con il deposito, creando un effetto “vetro della doccia pulito ma non bello”.

Il Farfugium, un po’ come tante felci con le quali divide lo spazio qui da me, è adatto a quegli angoli che molti ritengono impossibili, proprio perché il sole arriva raramente o mai. Sole diretto, intendiamoci, perché è pur sempre una pianta verde e non un pipistrello. Vive di fotosintesi, ha bisogno di luce ma filtrata, leggera, diffusa. È quindi perfetta per quei balconi di città ai piani bassi, dove i palazzi tutt’attorno impediscono di sbizzarrirsi con le fioriture. Giocate in anticipo dimenticando corolle e colori, e concentratevi su un verde-total che non vi deluderà. Ed è pure molto di moda.

Pillola Green: moltiplicazione fai da te del Farfugium

Come spesso succede nel mondo vegetale, il Farfugium può esser moltiplicato in due modi. Io volevo capire bene, così li ho provati entrambi.

  • Per divisione del cespo. Su esemplari adulti, occorre svasare e dividere la pianta in due o più parti “seguendone l’indole” (non mi viene una spiegazione migliore su come sezionarla…) e aiutandosi con un coltello a lama affilata e sterilizzata (vi ricordate come, vero?). Questo tipo di moltiplicazione va eseguita in autunno, meglio a fine fioritura.
  • Per seme. Raccolti i semi lasciati “maturare” sulla pianta, vanno conservati in luogo fresco e asciutto fino alla primavera successiva e poi messi a dimora in un terriccio ricco, mantenuto leggermente umido e posti in un luogo riparato e in ombra luminosa. Sì, sembra un controsenso, ma giuro i giardinieri che parlano bene dicono così.

Sebbene il primo metodo possa sembrare un po’ complicato e da tipi esperti, quello che più consiglio se avete una pianta già grande e magari in vaso (perché l’operazione di estrazione è più facile). I semi non hanno una altissima germinabilità, ma forse quando ho provato -la scorsa primavera- sono stata io sfortunata o poco attenta alle loro esigenze iniziali. Mai demordere: in giardino ci vuole molta pazienza e occorre fare e rifare. Sempre.

Farfugium in fioritura

Piante da ombra: consigli di lettura

Come scegliere una pianta da ombra? E qual è la differenza con una da mezz’ombra? Essendo io semi-neofita in questo mondo dove raramente arriva il sole, vi voglio consigliare un libro di un’altra Laura, molto più preparata di me sull’argomento e che come me mette davvero le mani nella terra, prima di scrivere.

Lei vi accompagnerà in un viaggio a tutto tondo attraverso i diversi gradi di ombra (si, ve lo avevo detto, il libro é molto accurato) coprendo sia gli aspetti botanici, orticoli e progettuali che…poetici. Per questo mi piace assai.

Se poi abitate in città, magari in un piano basso, non potete non leggere e osservare ogni singola pagina prima di passare in un vivaio (e scegliere una tra le oltre 350 specie schedate e fotografate nel volume).

Giardini d’ombra, di Laura Pirovano, edito da LDN- Libreria Della Natura