L’essiccazione delle erbe di campo torna di moda, e lo fa con una consapevolezza in più rispetto agli anni ’70, dove spopolavano – rigorosamente abbinati ai centrini all’uncinetto – in tutti i salotti demodé. Ora il loro look vintage parla di sostenibilità e rispetto, ecologia e risparmio. E poi, durano per sempre e non hanno bisogno di nulla, nemmeno di noi.

Avete mai pensato a qualcosa di naturale, fresco, colorato, bellissimo (come un mazzo di fiori, ndr) che allo stesso tempo sia dannoso per l’ambiente? Esatto, molto spesso i fiori recisi – tra i pochi rimandi bucolici negli appartamenti di città – entrano nelle nostre case portando con sé effetti nocivi, sia per l’ambiente (pensiamo ad un bouquet fuori stagione, magari con specie esotiche venute da lontano: i fiori per arrivare da noi “volano”, vengono refrigerati per mantenersi freschi, consumano grandi quantità di acqua durante il viaggio), che per le persone (sono quasi sempre donne e bambini che li coltivano e li raccolgono, spesso dall’altra parte del mondo e in condizioni pericolose per la salute a causa dell’uso incontrollato di pesticidi e sostanze nocive).

Amaranto selvatico

Fiori secchi: la sostenibilità a portata di tutti

Ognuno di noi può fare la differenza, anche con un piccolo gesto come quello di scegliere bene il proprio mazzo. Come? Innanzitutto impariamo ad acquistare in modo consapevole, scegliendo specie locali e, soprattutto, stagionali: anche in Italia si sta diffondendo a macchia d’olio il movimento Slow Flowers (slowflowersitaly.it): fioristi, vivaisti e floral designer che si impegnano a controllare la filiera, provando anche a restare local.

Basta una zinnia per ravvivare una composizione secca

Poi, perché non integrare o addirittura sostituire coi fiori secchi, ovviamente trattati in modo naturale, per avere qualcosa che, oltretutto, durerà fino a quando lo vorremo? Si, secco è bello, da solo o abbinato a qualche corolla di stagione. Ed è pure tornato di moda, per molte ragioni: queste composizioni super dry comunicano e racchiudono una poesia di altri tempi, legata all’immaginario vittoriano ma anche ai salotti anni ’70. Inoltre, l’essiccazione trasforma un bene effimero in durevole, al pari di un oggetto che arreda per lungo tempo e al quale ci si affeziona. Infine, aggiungono un elemento botanico, senza che ce ne si debba occupare attivamente come richiedono le piante fresche. Per di più una composizione di foglie, frutti e fiori essiccati può essere collocata ovunque, anche al buio assoluto. 

Una soluzione che mette d’accordo proprio tutti, dal trend setter all’ecologista militante. Chi l’avrebbe detto? 

Basta un tocco di colore (qui il blu del plumbago) per rinfrescare piccoli bouquet di secco

Fatti il mazzo: Impara l’arte dell’essiccazione con un occhio alla sostenibilità

Conservare i fiori mediante essiccazione è un’operazione piuttosto semplice, soprattutto per alcune specie. Senza la pretesa di addentrarsi in tecnicismi estremi, ecco i consigli-base per una composizione bella e sostenibile. 

  • Prima di tutto scegliere fiori che maggiormente si prestano, come ortensia, rosa, lavanda, achillea, elicriso e foglie di edera, acero, quercia. E poi spighe, cinorrodi di rosa e bacche. In natura ci sono addirittura piante che fanno tutto da sole, come amaranto e lunaria (comunemente chiamata moneta del Papa): basta raccoglierle al momento giusto, già secche.
  • Da evitare piante e fiori troppo carnosi, perché l’eccesso di acquosità può creare muffe e marciumi. 
  • Raccogliere in stagione, nel momento di massimo turgore del fiore (mai il mattino presto o la sera, quando l’umidità è maggiore) e lontano da giornate di pioggia. 
  • Riporre i fiori appesi a testa in giù, avvolti in carta di giornale per proteggerli da luce e polvere, in un luogo fresco, asciutto e in ombra (per non fare perdere il colore), eliminando da subito le parti che non hanno una buona resa da secche, come alcune foglie. 
  • Non intervenire con coloranti spray: azzererebbero l’effetto vintage e naturale. 
  • Passando alla composizione, da evitare le spugne che servono come base assemblante: sono infatti dannosissime per l’ecosistema, in quanto costituite interamente da microplastiche. Meglio servirsi di materiali naturali per collegare i fiori, come legnetti, parti di foglie fibrose, corde grezze, sabbia o sassolini.
  • Et voilà, il mazzo è pronto, basta solo un colpo di phon di tanto in tanto per togliere la polvere mantenendo lo charme fané

Pillola verde

Proprio come fanno ora alcuni grandi chef con le erbe selvatiche in cucina, facciamo foraging (raccolta di essenze spontanee – ma non protette – nei campi, nei boschi, ovunque ci sia del verde) di fiori adesso che è estate, per poi seccarli e creare il proprio mazzo per i mesi di ‘carestia’. 


1 di 14
– Per un effetto più colorato e pop, mescolare secco e fresco di stagione


2 di 14
– Pennacchi di erba della pampas ed infiorescenze di agapanto


3 di 14
– Mix di secco (amaranto e spiche) con fresco (plumbago e cardo selvatico)


4 di 14
– Minimal lunaria annua e amaranto selvatico


5 di 14
– Lunaria annua e amaranto selvatico


6 di 14
– Foraging di clematis vitalba, rampicante infestante che fiorisce ora con infiorescenze perfette per esser seccate


7 di 14
– Foglie di palma essiccate e poi ritagliate con forme geometriche


8 di 14
– Erba della pampas, infiorescenze di agapanto essiccate e prive di petali e semi, pennacchi di bambu con fresco (piracanta e mele selvatiche)


9 di 14
– Dry-mix (da sinistra) clematis vitalba, echinacea privata di petali e fiore di carota selvatica


10 di 14
– Dettaglio dell’infiorescenza di agapanto essiccata


11 di 14
– Clematis vitalba essiccata con zinnia fresca


12 di 14
– Cardo in essicazione naturale sulla pianta


13 di 14
– Capolini di echinacea e amaranto selvatico


14 di 14
– Basta una zinnia per ravvivare una composizione secca