Avete mai riflettuto sulla bellezza di un frutto? Dal punto di vista ornamentale intendo, quando ancora è “appeso” alla sua mamma vegetale.
Vi faccio un esempio per farvi visualizzare meglio questo mio filosofeggiare sulla bellezza della natura: cosa ne pensate – a livello ornamentale, non fate decidere il vostro stomaco ora- di un ciliegio di giugno, carico di frutti rossi che attirano l’attenzione tra il verde sgargiante delle foglie, come fossero piccoli gioielli preziosi e diffusi? Non so voi, ma io vedo grande bellezza (la vedrò anche dopo, in tavola, quando queste piccole perle più o meno vermiglie saranno pronte per esser gustate, ma questa è un’altra storia).
Faccio la premessa perché questa mattina, arrampicandomi sul durone per la prima colazione, seduta tra le foglie e i frutti, sputando i noccioli all’ingiù -grata- ho pensato: ma quanto è bello il mio ciliegio oggi? Perché tutti ne parlano solo durante la sua fioritura (detta Sakura), la festa (chiamata Hanami) che ogni anno blocca tutto il Giappone workaholic e che è diventata popolare anche da noi?
Ciliegio: voi come lo guardate?
Mi piace condividere questo pensiero “early-bird”, per capire se anche voi vedete ciò che ho visto io stamane all’alba: la bellezza della natura in ogni forma (fiore, foglia, frutto, ramo, radice, tronco, seme…) e in ogni stagione. Mi piace condividere questo pensiero, anche e soprattutto, per farvi capire che non esistono specie ornamentali e specie eduli. Queste definizioni sono state create dalle persone per il bisogno di “definire” e classificare tutto. Le piante non si pongono questo problema, sono tutte belle, utili e molto spesso buone.
Se si ha poco spazio, allora, perché non preferire una coinquilina verde che non solo ci delizi con il suo look ma che ci regali frutti eduli anche in città? Così facendo trasformeremo il luogo a disposizione in un orto/giardino o meglio: una micro food-forest (*) personalizzata.
(*) food-forest o foresta-giardino o orto-bosco o ancora foresta commestibile è una coltivazione multifunzionale nella quale convivono alberi da frutto, erbe medicinali e officinali, bacche, ortaggi, piante da legno e specie spontanee. Adesso è molto di moda parlarne (e provare a ricrearla anche in micro-ambienti cittadini), ma è sempre stato il modo tradizionale di concepire le nostre campagne.
Ciliegio: un frutteto sul terrazzo
Chi lo ha detto che per avere un frutteto e gustare cibo coltivato in modo naturale occorra un grande giardino? Negli ultimi anni l’offerta di alberi da frutto in varietà nane si è sviluppata moltissimo. Il bello di queste piante? Che possono esser ospitate anche in vaso, perché crescono poco ma producono molto (ovviamente rispetto alle loro dimensioni, eh!). Inoltre si può scegliere tra diverse forme di allevamento (leggi: forma di indirizzo della pianta appena nata, che le viene impostata in vivaio) in base allo spazio che si ha: per esempio un albero a spalliera permette di esser accostato ad un muro, sul quale si espanderà in maniera “bidimensionale”, quindi ideale per luoghi lunghi e stretti. Un’altra valida scelta per mini-spazi è la forma di allevamento colonnare, che permette alla pianta di svilupparsi molto in altezza ma poco in larghezza.
Scegliendo chi ospitare, valutate sempre non solo il fattore ambientale (preferendo varietà tipiche del territorio, quindi del vostro clima, quindi più facili da gestire…) ma anche le vostre capacità topiarie (un albero con forma a spalliera, per esempio, va seguito, indirizzandolo mediante una corretta e assidua potatura).
Ultimo consiglio: ricordatevi che coltivare in vaso presuppone una continua assistenza alla pianta, che non potendo espandere le sue radici liberamente nella terra, non sarà in grado di vivere in totale autonomia. Traduco: quasi tutte le botaniche in contenitore, e ancor di più quelle da frutto, hanno bisogno di esser irrigate, concimate, potate. Ma soprattutto amate.
Così facendo, avrete piante felici e ottimi frutti a km zero.
Pillola verde: per fare un frutto (non) ci vuole un seme
L’unico modo per ottenere frutti identici a quelli della pianta madre è fare un innesto (1) prelevando una marza (2) dall’albero che si vuole riprodurre. Anche se i semi di ciliegio hanno una buona germinabilità, il frutto della nuova pianta avrà caratteristiche differenti dalla sua “mamma vegetale”. Ma si può provare: è anche in questo modo che sono nate alcune ottime varietà.
Mini-glossario per neofiti green:
- INNESTO: Operazione che permette (attraverso l’unione di due piante di varietà diverse, nesto e portainnesto) di ottenere un individuo con caratteristiche identiche alla marza utilizzata. In Giappone il procedimento era già in uso nel XIII secolo.
- MARZA: Porzione di ramo che si preleva (generalmente in inverno, quando la pianta è “dormiente”) per innestarla a primavera su un altro albero della stessa famiglia, ma di varietà diversa. Così si possono ottenere fioriture e frutti differenti (per periodo, colore, sapore…).
Curiosità: il nome del Sakura
Prunus serrulata è il nome botanico del ciliegio da fiore, pianta ornamentale della stessa famiglia (le Rosaceae) dei nostri ciliegi eduli (Prunus avium). Ne esistono centinaia di varietà diverse, con fiori che vanno dal bianco al rosa intenso (con numero di petali variabile: da cinque per il fiore “classico” fino a cento per le varietà con corolle simili a pon pon). La varietà di ciliegio da fiore simbolo del Sakura è la Somei-Yoshimo, la più diffusa in Giappone a partire dal XIX secolo, a scapito di quello selvatico (Yama-Kazura).