Con il tempo divento ripetitiva e ne sono cosciente, ma continuando a parlarne forse spero di capire alcuni “dogmi botanici” a me ancora incomprensibili. Non mi basta assimilarli, credo in Madre Natura più che in chi questa natura l’ha catalogata, e spesso nei miei pipponi green mi trasformo in una anarchica dell’orto-giardino, o più probabilmente in una avvocatessa delle cause perse.
Mi spiego. Chi ha deciso quali fossero le piante orticole e le ornamentali? Chi ma soprattutto perché? Così facendo si crea una linea di separazione tra le belle, botaniche da coltivare in giardino o sul terrazzo, quelle per intenderci da sfoggiare, e le buone, quelle che si mangiano e basta (e basta? Ma siamo sicuri?), rilegate negli orti spesso ubicati negli spazi verdi meno attraenti. Perché l’orto serve a sfamare, chissenefrega se è pure carino.
Ci avete mai pensato? O meglio: avete mai osservato la delicatezza di un fior di finocchio o di cipolla, l’aspetto sensuale di quelli della melanzana, il look audace di un cavolo o di una cucurbitacea? Proprio di quest’ultima famiglia (cucurbitaceae è il termine botanico corretto) voglio raccontarvi qualcosa, perché mentre scrivo ne ho diverse specie davanti agli occhi. Piante che da primavera riempiono di bellezza il mio orto-giardino diffuso. Ma non solo: saziano anche il mio appetito, perché producono frutti dal sapore molto vario in modalità no-stop.
Cucurbitacee: chi sono?
Le specie più pop di questa famiglia botanica sono zucca, cetriolo, zucchino, melone, cocomero: piante conosciute per la bontà dei loro frutti carnosi che tecnicamente si chiamano peponidi. Tutte loro, con più o meno vigoria, sono rampicanti/tappezzanti del suolo a crescita rapidissima e dalle foglie molto decorative in formato XXL. Alcune varietà possono allungarsi per metri e ricoprire in pochi mesi un piccolo pergolato: il risultato estetico è davvero notevole, sia durante la fioritura (corolle grandi, giallo sole, molto “amiche” degli impollinatori) che a peponide sviluppato, generalmente pendulo e di grande effetto.
Tutte le cucurbitacee hanno un ciclo di vita annuale: seminate ad inizio primavera (altra dote, le sementi germinano facili e veloci) si possono trapiantare dopo circa un mese, allietando giardini e balconi fino ai primi freddi. Molto produttive e di semplice coltivazione, hanno però bisogno di un buon supporto idrico per svilupparsi e fruttificare generosamente.
Luffa, la sconosciuta
Di questa grande famiglia pop, la specie meno conosciuta è forse la luffa (Luffa cylindrica), pianta che produce spugne vegetali completamente biodegradabili. Certo, la luffa che acquistate nei negozi bio ed usate per detergervi con un leggero scrub è una cucurbitacea, parente strettissima dello zucchino. Rampicante esuberante e di gran bel l’aspetto (io la lascio salire sugli ulivi, che lei usa come tutori) anche il suo frutto è commestibile (ma molto meno attraente di trombetta e zucchino).
La si coltiva per ricavarne la “spugna”, ed il procedimento è davvero semplicissimo: basta lasciar seccare i frutti sulla pianta, fino a che dal verde passino al marrone (il ciclo dura circa tre mesi). A quel punto saranno diventati anche leggerissimi e sono pronti per esser raccolti, privati della buccia e svuotati dai semi (per farlo, basta shakerare bene).
Ciò che rimane è un corpo fibroso piuttosto fitto, color corda, che serve per detergere il corpo e pulire gli oggetti (io la uso anche per lavare i piatti).
Pillola verde: muro vegetale
Per tappezzare rapidamente una parete e creare un giardino verticale dal look tropicale e fiorito in davvero poco spazio, scegliete le trombetta di Albenga, una varietà di zucca molto vigorosa che può arrampicarsi in breve tempo per diversi metri, aggrappandosi al sostegno in autonomia mediante robusti viticci anch’essi molto decorativi come del resto la bella fioritura e i lunghi frutti che restano “appesi” alla pianta.
Questa tra le cucurbitacee è anche la più resistente alla siccità e si ammala raramente. Per renderla felice basta poco: occorre ospitarla in terra ricca e se in vaso necessita di una buona profondità: ama affondare le sue radici nella terra.
Curiosità: zucca o zucchina?
Sempre a proposito della trombetta di Albenga, diffusissima in Liguria ma molto meno conosciuta nel resto d’Italia, c’è una curiosità culinaria che la rende davvero speciale. La si può usare sia come zucchina, raccogliendo i giovani frutti alla lunghezza di circa 20cm, ancora un po’ verdi, sia come zucca, se fatta maturare fino a quando la buccia assume un colore arancio tenue.
A crescita ultimata arriva a pesare 2-3 kg e il suo sapore risulta meno dolce della classica zucca mantovana (zucca Delica) e ha la stessa buona conservabilità. Anche fiori sono eduli, ottimi fritti o ripieni.