Ho capito che era arrivato il momento di parlarvi di lei, la feijoa (Acca sellowiana il suo nome botanico) pochi giorni fa, seduta al tavolo numeroso e felice di una cena tra amici e ex colleghi. L’ho capito poco prima del dessert e dei saluti finali, quando Fabiola, la padrona di casa, ha messo in tavola il cesto di frutta di stagione del mio Giardino Felice che avevo portato per la cena.
Feijoa: il bisogno di raccontare
Uva fragola, fin qui tutto bene; guava rossa, e già qualche piccola perplessità, ma lascio il beneficio del dubbio perché quest’anno le bacche, seppur dolcissime, sono davvero molto piccole; poi lei, la feijoa, che brillava verdissima tra i toni rosso/prugna degli altri frutti, facendosi ancora più notare. Bella e sconosciuta. Che cos’è? Come si mangia? E già mi prudevano le dita per scrivere la sua storia, ma l’urgenza mi è venuta quando un commensale dice alla moglie: “ma questi qui li fa anche il nostro alberello sul terrazzo di Milano. Sai, quello con i fiori carini, rosa e profumati. O almeno sembrano loro. Laura, saranno così buoni anche i nostri?”.
Sul fatto di esser “così buoni” non ho saputo davvero rispondere: un po’ perché la feijoa, nonostante la coltivi e la mangi, non è il mio frutto preferito. Ma non ho risposto -soprattutto- perché chissà se si tratta della stessa varietà. E poi a Milano, nonostante il terrazzo protetto e ben esposto a sud, non son sicura che riescano a maturare bene come qui, nel mite Tigullio.
Detto ciò, quella sera le mie feijoa son andate esaurite, quindi se piacciono -o almeno incuriosiscono- val la pena raccontare bene questa botanica, partendo dalle tantissime fake news che si trovano online (anche su siti “specializzati”, ahimè).
Coltivare la Feijoa, nulla di più facile
La prima bufala web, che si legge proprio ovunque, è che la feijoa è poco conosciuta in Italia perché i suoi frutti sono difficili da coltivare. Niente di più falso: ma chi scrive ha per caso mai coltivato una pesca, una mela? Perché se si parla di difficoltà, ci sono frutti nostrani e pop davvero molto più delicati da crescere. Che la feijoa sia una pianta facile, nelle giuste condizioni, ve lo garantisco, e vi dico di più: se è cresciuta (senza sapere cosa fosse, senza sapere che era edule…) sul quel terrazzo di Milano con pollici diversamente verdi, ce la farà anche altrove, con qualche accorgimento in più.
La pianta ha origini sud americane ed appartiene alla famiglia delle Mirtaceae proprio come molte botaniche autoctone. Per farla vivere felice, mettetela in pieno sole, in vaso o ancor meglio in terra se vivete in un clima non troppo rigido. Terriccio ricco, fresco, qualche innaffiatura dalla primavera a fine estate, del concime se la terrete in contenitore. Tutto qui.
È sempreverde quindi non sporca su balconi e terrazzi; la sua fioritura copiosa, profumata e strepitosa rallegra sul finire della primavera; cresce armonica, con un portamento globoso, quasi arbustivo: sì, è un’altra delle mie adorate piante belle e buone. Anche a me sembrava impossibile che ce ne fossero così tante in questo elenco senza fine, ma continuo a scoprirne!
Pillola verde: il frutto che avvisa quando è maturo
A volte quando mangiamo frutti tropicali o sconosciuti rimaniamo delusi: spesso succede perché, non essendoci cresciuti insieme, magari non sappiamo capire se sono maturi. La feijoa è facile anche su questo: nonostante la bacca abbia un colore verde acceso che rimanda all’acerbo anche quando è matura, per capire quando è il momento di consumarla basta guardare a terra attorno all’albero. I frutti maturi si staccano naturalmente dai rami (se invece li raccoglierete ancora sull’albero, potranno allappare o restare un po’ aciduli).
La polpa contenuta al loro interno è color crema e piuttosto gelatinosa, molto profumata e può esser gustata al cucchiaio come un kiwi (attenzione perché scurisce rapidamente, quindi se non consumata subito meglio irrorarla con succo di limone).
Curiosità: fiori eduli
Peccato che per assaggiarli dovrete aspettare diversi mesi, la prossima primavera inoltrata, ma provate a non dimenticarvene perché ne vale davvero la pena. Se siete tra quelli che pensano che i fiori commestibili, di gran moda, “sanno di poco”, allora dovete assaggiare queste bellissime corolle rosa (possibilmente appena raccolte dalla pianta, perché delicatissime).
Polpose, profumate, naturalmente dolci, quasi cremose. A me ricordano i marshmallows, ma prodotti da Madre Natura.