C’è una pianta nel Giardino Felice tanto bella quanto sconosciuta ai più, e mi chiedo come mai visto che, tra le altre qualità, c’è anche la sua innata capacità ad adattarsi un po’ ovunque e senza troppe lamentele. Bella e possibile quindi.
Gelsomino primulino: l’affascinante sconosciuto
Si chiama gelsomino primulino (Jasminum primulinum) ed è una botanica che riesce ad anticipare la primavera grazie alle sue corolle giallo acido, un pieno di energia per gli occhi proprio nei mesi più grigi.
Da me il primo esemplare è arrivato per caso: andata in vivaio per acquistare qualche violetta multicolor (anche loro rallegrano l’inverno e necessitano di molto meno spazio) sono stata attratta da questa rampicante che, ascoltando il signor Gaggero padre, ossia il mio primo e unico spacciatore botanico di fiducia, poteva anche assumere un portamento tappezzante o ricadente. Non sapevo ancora dove l’avrei messa, ma di una cosa ero certa: non sarei rincasata senza.

Da quella prima pianta, che ancora dà bella mostra di sé sulla terrazza grande, ne ho poi propagate oltre una decina. Ora tutte insieme punteggiano il giardino con le loro corolle vistose anche da lontano, assumendo la forma che più si addice al luogo: alcune si arrampicano su dei tralicci, altre tappezzano il tetto del capanno attrezzi, altre ancora creano un effetto cascata che spezza il rigore dei terrazzamenti, donando all’insieme un aspetto più scompigliato e naturale.
Il gelsomino primulino sta bene da me, su terreno assolato ed arido in estate, come in quasi tutti i nostri giardini: non resiste al gelo intenso e prolungato, per tutto il resto ce la fa.
Può vivere felice anche in vaso (purché piuttosto profondo e capiente) su un terrazzo di città. Inoltre è un ospite non impegnativo, basta poco per farlo sentire a suo agio e di conseguenza godere di quella prolungata fioritura (qui circa un paio di mesi) che aiuta a traghettarci dritti in primavera.
Gelsomino primulino, un ospite che non va intrattenuto

Sempreverde dalla prolungata fioritura, è davvero di sana e robusta costituzione: il gelsomino primulino non soffre delle più tipiche malattie delle piante ornamentali (acari, cocciniglia, ingiallimento fogliare, marciume radicale…), non necessita di concimazioni costanti se è messo in piena terra (la più adatta è drenante, ricca di sostanza organica) e neppure di continue potature: basta togliere eventuali rami secchi in post fioritura.
E’ parco anche nel fabbisogno idrico: occorre irrigare se messo a dimora in vaso, nel terreno invece solo durante il suo primo anno in giardino, giusto il tempo di farlo organizzare col suo fitto ed efficiente sistema radicale.
Cresce piuttosto velocemente e il suo aspetto è morbido e scomposto: i lunghi rami sarmentosi carichi di fiori (molto più grandi di quelli del classico gelsomino officinale) ballano liberi nelle giornate di vento se non li si trattiene con legature o tralicci.
Ultima informazione, non trascurabile perché da uno come lui ce lo si aspetta: il primulino non profuma “da gelsomino”. Anzi, non profuma affatto.
Pillola verde: facile anche da moltiplicare

Riprodurre il gelsomino primulino è una operazione piuttosto semplice che dà grandi soddisfazioni anche ai neofiti green.
La pianta si può moltiplicare sia per talea che per propaggine (se non vi ricordate come si fa, leggete qui).
Indipendentemente dalla tecnica scelta questo è un buon periodo per dar vita a nuove piante, che potranno poi esser trapiantate dall’autunno o dalla prossima primavera, in base al clima in cui vivete.
Curiosità: quel giallo acido

Il gelsomino primulino appartiene alla stessa famiglia botanica (Oleacee) di quello officinale, a differenza del falso gelsomino o rincospermo che non è nemmeno lontano parente (lui appartiene alla famiglia delle Apocinacee). Deve il suo nome primulino sia per l’affinità cromatica, un giallo intenso e un po’ acido, con la primula che per lo stesso periodo di fioritura delle due specie: entrambe rallegrano i giardini di fine inverno.