Chissà perché, prima di conoscere Riccardo -il mio compagno- non lo avevo mai ospitato, né in orto, né in giardino. Eppure ho un debole per le piante belle e buone, facili da seminare e coltivare. Forse era destino doverlo aspettare a lungo, il mio primo peperoncino, che per altro arriva da Torino.
Riccardo mi portò il suo, nato da seme su di un davanzale che si affaccia sul Lingotto, non sul mare, per “farlo felice come noi”: così mi disse quando arrivò con il vaso accomodato accanto a lui in auto, sul sedile del passeggero. Era l’inizio dell’estate, non voleva lasciare la sua pianta da sola in città. Come dargli torto?
Accolsi quella botanica con gioia, come faccio con tutte quelle che ospito, ma senza troppo trasporto, perché non sapevo che tipa fosse. Me ne innamorai definitivamente poco dopo, quando conobbi la sua storia.
Quello che oggi è il “mio” peperoncino (o meglio, il nostro) é nato un po’ per gioco in città, gettando in un vaso alcuni semi estratti da un frutto acquistato da Riccardo al supermercato e destinato alla padella. Loro, i semi, grati per non esser finiti nell’umido, decisero di germinare tutti, in una bella giornata di ottobre.
Da allora il peperoncino da Torino vive qui nel Giardino Felice: in serra in inverno, perché all’aperto non resisterebbe essendo originario del Sud America, e all’aperto nelle altre stagioni, mescolandosi con disinvoltura nel patio con le altre piante ornamentali (sì, è bellissimo come una ornamentale, e per tutta l’estate i suoi frutti attirano l’attenzione cambiando colore da verde bandiera a rosso fuoco man mano che maturano. Sì, accanto a casa e non nell’orto, perché decidiamo sempre di metterlo alla fine di ogni ricetta, quindi deve esser a portata di mano).
La pianta che ama il vaso
Dico sempre, e funziona solo se la pianta è autoctona o originaria di zone con clima simile a quello in cui si vive, che le botaniche sono più felici quando possono affondare le radici a terra, piuttosto che in un vaso. Più felici loro ma anche noi, perché serve molta meno manutenzione. Però se volete coltivare il peperoncino e farlo vivere per qualche anno (perché non è una pianta annuale, nelle giuste condizioni resiste all’inverno), allora meglio optare per il vaso. Non solo non patirà, ma sarà felice quando, arrivato il freddo, verrà spostato in un ambiente idoneo (non in casa con i caloriferi accesi: l’ideale sarebbe un luogo luminoso tra i 15 e i 18 gradi).
Ospitandolo in vaso, ça va sans dire, occorre irrigarlo con una certa frequenza, soprattutto in estate. Quanto? Come sempre, dipende. Dipende dalla grandezza del contenitore, dal materiale dello stesso, dal tipo di terra, dal meteo, dall’esposizione e/o dalle ore di sole diretto (che devono essere molte), e da altro ancora. Per sapere quando è giusto farlo, esiste un sistema facile ma rovina-manicure. Affondate le mani nella terra: se la sentite secca anche in profondità, allora è ora.
Pillola verde: la giusta semina
Forse Riccardo, in quel giorno di inizio ottobre, ha avuto la mano fortunata. Ma con l’esperienza di semina e risemina ho constatato che il peperoncino germina comunque piuttosto facilmente. Adesso per altro è il periodo migliore: la primavera si è finalmente assestata e le ore di luce aumentano a vista d’occhio.
Disponete i semi su un terriccio fine, coperti da uno strato sottilissimo di terra, solo una spolverata, e teneteli freschi (non troppo bagnati, altrimenti marcirebbero) con l’aiuto di un nebulizzatore. Ultimo consiglio: se volete provare con semi acquistati al supermercato e non in vivaio, optate per un frutto bio.
Curiosità: ma quanto è piccante?
Per sapere quanto “brucia”, occorre consultare la scala Scoville, una unità di misura della piccantezza che viene usata quasi esclusivamente per i peperoncini. Questi frutti contengono una sostanza, la capsaicina, in grado di stimolare i recettori del caldo situati sulla lingua, provocando la classica sensazione di bruciore. E proprio sulla capsaicina si calcola il piccante.
La scala va da zero (per esempio per il peperone dolce, che non la contiene) a 16.000.000 per la sostanza pura. L’Habanero, noto per esser molto piccante, ha un valore di circa 300.000 sulla scala Scoville.
Il peperoncino più piccante al mondo? Si chiama “Peppe X”, nome da rapper, e raggiunge quota 3.180.000. Punteggio che lo rende vietatissimo in cucina.