Seminare nel 2024: è come dare vita, ci avete mai pensato?
Sarà perché non ho avuto figli, sarà perché (più verosimilmente ma meno poeticamente) sono una accumulatrice seriale di clorofilla, che già dai primi studi da giardiniera alla Scuola Agraria del Parco di Monza io sapevo, tra tutte le faccende bellissime che stavo imparando, cosa avrei amato fare. Seminare. Aiutare – così almeno la vedo io – Madre Natura a trasformare un qualcosa di minuscolo ma pieno di vita – il seme, appunto – in un essere vivente autosufficiente. Piccolo fiore annuale o pianta secolare che sia non importa. Perché sempre da Madre Natura ho imparato che il tempo, l’aspettativa di vita, è qualcosa di relativo e – ahimè – piuttosto effimero.
Seminare ma anche far talee, margotte, innesti. Per me sono tutte sfaccettature dello stesso “sentimento” che si riassume col dare vita e allo stesso tempo prendersi cura di qualcosa (o qualcuno) che piano piano diventerà autosufficiente e a volte ci ricompenserà. Le piante lo fanno sempre, sia attraverso la loro bellezza che fornendoci calore, aria respirabile cibo sotto forma di frutti, foglie, bacche, fiori, radici, e -questo è il ciclo della vita- nuovi semi.
Seminare per il 2024: quando è più facile fare che dire
Ogni volta che parlo di semina con qualcuno, le persone più che ascoltare fanno premesse, quasi si giustificano a priori. Far germogliare é complicato, occorre conoscere e rispettare un sacco di regole. Serve tempo e pazienza, serve dedizione, cura. Serve sapere.
Tutto vero e tutto falso, come spesso mi capita di dire quando parlo di giardinaggio. Perché per me c’è solo una regola: ascoltare e ascoltarsi. Ascoltarsi per definire cosa vorremmo e cosa siamo in grado di dare (in termini di tempo, cure, preparazione…), per poi esser pronti ad ascoltare le esigenze del seme che abbiamo tra le mani. Queste muteranno col tempo e con lo sviluppo ma sono scritte, da sempre, nel suo DNA.
Quindi, soprattutto per i neofiti green un po’ impacciati e miscredenti, perché non iniziare con qualcosa di facile e gratificante per impratichirsi e, soprattutto, prender fiducia ed appassionarsi all’atto più potente verso il quale un pollice verde può ambire?
Seminare nel 2024: il tormentone dell’avocado
Immagino che tutti, e in tempi relativamente recenti perché quando ero io bambina questo frutto non era così di moda sulle nostre tavole, abbiano provato a far germinare il seme dell’avocado. Infilzato nei tre stuzzicadenti (come ormai tutti i tutorial insegnano) e immerso a metà in un vasetto d’acqua. Per poi esser dimenticato perché poi fa da solo.
Ecco, perché tutti lo fanno e io sono qui -ancora una volta- a consigliarlo? Perché mediamente funziona, e soprattutto perché non occorre nulla che già non si ha in casa (ripeto: seme, acqua, vasetto, tre stuzzicadenti. Per chi non li usa, si possono sostituire con tre spilli, aghi o qualsiasi altra cosa che possa trafiggere in modo leggero il seme). E funzionando…si avrà voglia di spingersi oltre, magari sempre cercando tra i ricchi scarti alimentari del post-cenone di San Silvestro.
Anche con le lenticchie…
Mai provato per esempio con le lenticchie? Basta appoggiarle su una superficie piatta e mantenuta umida (un dischetto struccante, della carta igienica o assorbente da cucina), posizionarli in un luogo luminoso e tiepido e…aspettare.
Aspettare. Lo specifico perché ogni seme è diverso e segue un personale calendario di germinazione e sviluppo. Ci sono i rapidi e indipendenti (come le lenticchie) e i lenti, i tardivi che spesso finiscono nell’umido prima di esser riusciti ad esprimersi: pensavate di aver fallito quando invece bastava aspettare un altro po’.
… E il mango
Ulteriore seme che forse avete a portata di mano durante le feste è quello del mango. Qui la situazione si fa un po’ più complessa ma vederlo germinare vi assicuro che ricompenserà. In breve (tanto poi si trova di tutto e di più online, a me -qui ed ora- interessa soprattutto farvi venire voglia di seminare): occorre prima inciderlo e togliere al seme il suo “cappotto”, cioè la membrana protettiva più esterna. Poi ricoprirlo con un sottile strato di ovatta o carta assorbente imbevuta di acqua e riporlo dentro un sacchetto di plastica che creerà umidità.
Andrebbe fatto arieggiare tutti i giorni aprendo il sacchetto ma non l’involucro di carta, proprio perché il tasso di umidità che ricreerete (e che è fondamentale per germinare) si controlla a fatica e arieggiare impedirà il diffondersi delle muffe. Infine serve riporre il tutto in un luogo tiepido, ombroso e tranquillo (mai sballottare o spostare per fare la polvere, ricordatevi che il seme sta compiendo un atto di coraggio e fiducia nei vostri confronti: sta germinando).
Chi di voi proverà, e con cosa?
Pillola verde: seminare nel 2024
Nonostante per me il seminare sia una questione di ascolto ed osservazione reciproca (tra seminante e seme), vi riassumo le tre regole base che ogni scuola del verde insegna:
- Seppellire il seme ad una profondità di circa tre volte il suo diametro. Non sudate né prendete il calibro: andate a occhio e a sentimento. Andrà benissimo.
- Posizionate il vasetto o il semenzaio in un luogo luminoso e tiepido, avendo cura che il substrato colturale sia sempre umido (non affogato ma umido: ispiriamoci alla texture e alla freschezza della terra del sottobosco).
- Mettere in ammollo i semi in acqua a temperatura ambiente per qualche ora prima di esser interrati (questo funziona specialmente per quelli grossi, diciamo dal cetriolo in su. Perché potreste “perdere” i più piccoli e i minuscoli nell’ ammollo).
Un consiglio che invece vale sempre e per tutto: abbondate. Non pensate che ad ogni seme corrisponda un albero, un fiore. Sono in molti a perdersi per strada, sia prima di germinare che a germinazione avvenuta. Tutto dipende dalla specie che sceglierete di seminare nel 2024, ma i contadini ancora suggeriscono: “nella buca del pisello, metti tre semi se vorrai una pianta”.
Curiosità
Sapete qual è e quanto pesa il seme più grande del mondo? Appartiene ad una palma, la Lodoicea maldivica che viene chiamata anche cocco di mare o noce delle Seychelles: può arrivare fino a 20 chili ed avere un diametro di quasi mezzo metro. Curiosità nella curiosità: il frutto necessita di 6-7 anni per giungere a maturazione: ora mi credete quando dico che ci vuole pazienza?