Seminare con la luna: questione di luna
Proprio da ieri, lunedì 11 marzo, la luna è crescente, perfetta per seminare i fiori annuali: mai come in primavera mi attacco al calendario, o meglio al lunario, perché per seminare (ma più in generale per tutti i lavori “in campo”) occorre sapere che faccia ci mostra il nostro affascinante satellite naturale.
Ci credo o non ci credo, questo ancora non lo so. Fatto sta che una sbirciatina su carta o in cielo (o più spesso sull’iPhone) la do sempre prima di preparami a seminare. Lo faccio e ogni volta mi riprometto di tenere un quaderno di campagna sul quale annotare cosa succede a seminare se la luna è favorevole o avversa, ma poi mi perdo sempre tra le cose da fare in campo, che per come sono fatta io mi appassionano molto di più: avete mai seguito passo passo la germinazione di un seme? Se sì, capite cosa intendo. Questa è adrenalina pura.
Sulle lune si è detto e scritto molto e i pareri sono davvero disparati: conosco giardinieri (e uomini di scienza) che ci credono così tanto da non metter seme a terra in giorno avverso o, al contrario, contadini professionisti che controllano il calendario della luna prima di seminare, ma poi si affidano di più al meteo, che in campo conta tanto.
Per i puristi del lunario, ci sono tantissime regole – ed eccezioni – da rispettare (a volte mi accorgo anche di sotto-eccezioni regionali o addirittura provinciali…), ma per un neofita della semina che parallelamente è affascinato anche dal mondo della luna la prima regola da rispettare è che si piantano specie delle quali mangiamo la parte aerea (pomodori, insalate, zucchine ma più in generale anche fiori ornamentali) in luna crescente, mentre in calante tutte le piante delle quali si utilizza la parte sottoterra (patate, carote, ravanelli e radici varie). Sembra facile, vero?
Seminare con la luna: questione di clima
Il come seminare, a grandi linee, ve lo avevo già raccontato ad inizio anno, perché provare almeno una volta a “innescare” la vita di una pianta è un atto davvero potente, gratificante e ricco di significati e quindi fu il mio personale “buon augurio”. Se lo avete perso o volete rinfrescarvi le idee leggete qui.
Sul cosa e quando, invece, c’è ancora molto da dire, ma è impossibile stabilire una regola che valga per tutti (intendo a tutte le latitudini e altitudini che il nostro Bel Paese ci regala). Quindi non fate come me, che ho sempre “fretta di seminare” e al primo sole di gennaio già fingo di esser in primavera, facendo poi soffrire i miei nuovi nati nelle settimane a venire, quando torna il freddo (anzi, per non far soffrire loro, alla fine, soffro io e di sera porto tutti in casa, che è piccola ma accogliente con il camino a legna acceso).
Cosa e quando seminare
Marzo, in generale, è un buon mese un po’ ovunque per iniziare la semina sia delle orticole che delle annuali da fiore (forse siamo un po’ in ritardo per il sud più caldo, invece un po’ in anticipo per le alpi dove ancora nevica ma… come vi ho già detto, regolatevi in base a dove abitate). Il mio consiglio è seminare al coperto, così ovviate a questa “scocciatura” e soprattutto vi impratichite e controllate da vicino le nuove nate. Fatelo dentro casa o in un luogo esterno ma protetto e ben esposto alla luce solare, in contenitori specifici o di riciclo per poi trapiantare le vostre piante quando avranno ben radicato e le temperature esterne si saranno stabilizzate.
In base alla varietà e alle condizioni generali, un seme di orticola o fiore annuale può impiegare dai pochi giorni a due settimane circa per germinare. Dopo l’emissione dei cotiledoni (le prime due foglioline, simili per forma in tutte le specie) la pianta si svilupperà con più o meno calma, in base al suo temperamento oltre che alle condizioni esterne, e solo quando avrà ben radicato (cioè le radici si saranno impossessate di tutta la mini zolla di terra che le contengono) allora sia lei che il meteo saranno pronti per il trapianto definitivo, affrontando una vita all’aperto, nel terreno o in vaso.
Se invece avete spazio in giardino e volete provare una semina “in pieno campo”, ora potete sbizzarrirvi con Calendula, Tagete, Nigella, Nasturzio e tutti quei fiori che io chiamo, non a caso, belli, buoni e, ovviamente, facili.
Pillola verde: semenzaio di riciclo e fai da te
Non occorre riempire ulteriormente casa e giardino con semenzai “professionali” di plastica (purtroppo in commercio si trovano quasi solo così…). Se proprio volete usare questo materiale che detesto ma riconosco esser pratico per alcune faccende orticole, allora ricicliamolo (una, due, mille volte: perché tanto non si consuma…) per allestire mini-semenzai fai da te. Vasetti di yogurt, ricotta e altri generi alimentari andranno benissimo (ricordatevi solo di forarli alla base per far circolare l’acqua liberamente). Mentre i vassoi di frutta e verdura serviranno da sottovasi.
In rete si trovano molti altri consigli, alcuni dei quali più carini e fantasiosi ma meno pratici. Se riciclate qualcosa di biodegradabile, come ad esempio il cartoncino del rotolo di carta igienica, ricordatevi che innaffiando la pianta lui inizierà a decomporsi: il vantaggio è che potrete poi interrare il tutto senza bisogno di forzare le radici, il punto debole -invece- è che per evitare la completa decomposizione meglio utilizzarlo solo per semi a sviluppo rapido (penso ad orticole come zucchine, cetrioli e fiori come Nasturzio o Calendula).
Curiosità 1: almanacco rurale e cordiale (ma anche sapienziale, dotto e popolare)
Così si auto-definisce “Il bugiardino” diventato il mio manuale must-have (l’ho scoperto pochi anni fa e non vivo più senza, fuori o dentro il giardino). Piccolo, pratico e super curioso, ci si trovano centinaia di notizie, molte delle quali io devo ancora imparare a decifrare. Ma il solo fatto di averlo sempre con me -perché pocket – mi rassicura (e mi piace assai).
Il sottotitolo precisa: “lunario delle terre liguri”, ma se non abitate qui nessun problema. Oltre alle lune e alle semine, questo libretto annuale racconta soprattutto un’Italia rurale che, attraverso il racconto stampato su carta, prova a non far scomparire. Se vi ho incuriosito come spero, approfondite qui.
Curiosità 2: autoproduciamo i nostri semi
Se ancora non autoproducete i vostri semi, io vi consiglio di procurarveli attraversi i gruppi di scambio. Si trovano facilmente online (date un occhio qui se non sapete ancora come orientarvi e cosa poter trovare o chiedere, fanno un lavoro eccezionale). Quasi tutti gli iscritti sono veri “amatori” e vi daranno materiale senza chiedere nulla in cambio (di solito, è di buona regola inviare una busta vuota con almeno il francobollo per la spedizione di ritorno).
Lo consiglio perché avrete semi naturali, locali e “liberi” dal mercato delle multinazionali. Volete sapere come fare a produrre i vostri, per diventare parte attiva dello scambio? Ve lo racconterò questa estate, quando le sementi saranno mature e pronte per esser raccolte e conservate. Sì, sono ripetitiva: in giardino occorre saper aspettare.