L’autunno è la stagione del raccolto: sarà per questo motivo che non faccio altro che pensare (ancora di più, perché in effetti mi piacciono tutto l’anno…) a botaniche belle e buone.

Così facendo mi piace l’idea di farvi conoscere o riscoprire piante in grado di sfamarvi oltre che di render accoglienti le vostre case e farvi tanta, tantissima compagnia. Perché una pianta non arreda, una pianta convive con noi.

Dettagli botanici

Grappolo appena raccolto.

Tra le reginette di bellezza del mese di ottobre spicca la vite, in tutte le sue centinaia di varietà (solo in Italia sono oltre 500 quelle da vino e quasi 200 quelle da tavola).

In questo mese l’arbusto è al massimo del suo splendore, con i grappoli gonfi e pronti alla raccolta, mentre le foglie, lentamente ma inesorabilmente, dal verde clorofillico dell’estate passano a toni più caldi, per poi cadere e proteggere la pianta, nutrendola, al suo piede per tutto l’inverno (se solo riuscissimo a lasciare al suolo ciò che Madre Natura vuole che lì resti, e per diversi utili motivi).

Tra le tante varietà da tavola o da “bicchiere”, la mia uva preferita è l’americana (Vitis labrusca), quella che molti chiamano anche fragola.

La vite che fa per me

Piccoli grappoli di uva americana in crescita.

Non ne faccio una questione di look, perché tutte le viti sono bellissime, specie in età: i tronchi lignificano mostrando il passare del tempo, mentre i rami flessibili, in botanica chiamati sarmenti, si rinnovano ogni anno, trattenendo il dono dell’eterna giovinezza. Non ne faccio nemmeno una questione di palato. L’uva, da bere o da mangiare, mi piace tutta ed assai. La preferisco, più banalmente, per la facilità di coltivazione, perché quasi tutte le altre varietà, in effetti, sono complicate da gestire se vogliamo che fruttifichino al meglio.

Mi ricordo il mio primo corso di potatura, antecedente alla Scuola Agraria di Monza che poi frequentai. Quando il prof disse che gestire la vigna, specie in biologico, era tra le imprese più ardue della vita contadina, io -con la mia faccia da punto di domanda “maturo” e appassionato- alzai la mano dicendo: “ma ne è sicuro? Perché ricordo le piante di nonna, quasi abbandonate in un angolo del pollaio, produrre ogni anno decine di grappoli dolcissimi, che per gustare dovevo contendermi con oche e galline”.

Quel giorno compresi una volta per sempre l’importanza delle varietà botaniche, perché ognuna di esse è differente e può fare la differenza anche per noi. E dal corso, che si teneva all’interno di un vivaio, tornai con le mie prime sei piante di uva americana, tre bianche e tre nere.

Vite: a prova di mani di forbice

Raccolto di qualche giorno fa.

Coltivare l’americana è davvero molto semplice, perché lei, a differenza di molte europee, non si ammala mai (fillossera, peronospora, oidio) e produce sempre, persino in vaso, persino in città.

È la perfetta uva da tavola, dal sapore selvatico, antico e campestre, dalla polpa così zuccherina dentro ad una buccia piuttosto aspra che però si sfila facilmente (chi di voi la usava per la gara di sputo, da bambino?).

Cresce molto velocemente, anche di diversi metri in primavera, e si aggrappa tenacemente a qualsiasi sostegno. Se direzionata verso un pergolato, dona ombra e frescura per tutta l’estate, spogliandosi ai primi freddi, permettendo così di approfittare degli ultimi raggi di sole. E non occorre avere grandi spazi per poterne ospitare una: la si può far salire in verticale, rendendola perfetta anche per gli stretti balconi di città. Lei poi riesce a vivere pure in vaso: avrà bisogno di qualche cura in più -soprattutto acqua in estate- ma ce la farà.

La resilienza della vite

Piante di vite protette dagli uccelli.

A dimora in piena terra è assolutamente autosufficiente da subito. Basta infatti trapiantarla in autunno affinché le radici si sviluppino al meglio per affrontare caldo ed aridità l’anno seguente. Ricordatevi solo di fare una buca molto profonda e di inserirla lasciando però il colletto fuori terra: così facendo le radici saranno invogliate a sondare il terreno smosso verso il basso, e si sentiranno pronte a cercare acqua in profondità quando sarà necessario.

La vite americana resiste a qualsiasi tipo di clima, anche al gelo, ma per fruttificare le occorre una posizione in pieno sole. Senza questa condizione, specie in città, difficilmente ce la farà.

Ultimo pregio, dettaglio da non sottovalutare: è così resiliente che sopporta qualsiasi tipo di taglio perché, parliamoci chiaro, quando si parla di potare la vite si entra in un mondo complicato, artistico e filosofico insieme, fatto anche di retaggi culturali e tradizioni ancestrali. Lei, l’americana, è la meno snob di tutta la sua specie: si lascia acconciare in base alle vostre necessità.

Pillola verde: l’importanza del piede

Dettaglio di grappolo e foglie.

In botanica, il “piede” di una pianta è la sua parte radicale, che arriva fino al colletto. Da qui solitamente partono gli innesti delle varietà che più ci piacciono ma che magari, come nel caso di molte viti, sono troppo delicate e si ammalano facilmente.

Quasi tutte le europee sono innestate su piede “americano”, proprio perché resistente alle malattie più comuni che si accaniscono sui vigneti. Non necessitando di innesto, la propagazione di questa varietà è semplicissima: basta prelevare scarti della potatura invernale lunghi circa 40/60 cm e immergerli in un vaso contenente sabbia (qualcuno usa anche la segatura). Il contenitore va poi riposto in un luogo in penombra e protetto dal gelo fino alla primavera successiva, quando sulle talee compariranno le prime foglie e alla base alcune piccole, timide radici. Queste nuove creature viventi saranno a breve autosufficienti se trapiantate nel terriccio (a terra o in vaso) e seguite per il primo anno con opportune irrigazioni.

Io, per non restare delusa, ogni anno preparo diverse talee anche se la probabilità di riuscita è molto buona. Così facendo, stagione dopo stagione, il mio Giardino Felice si è riempito di moltissime inquiline rampicanti dai grappoli bianchi e neri.

Curiosità: la vita di una vite

Grappoli di uva francese in maturazione.

A differenza di molte altre botaniche da frutto, la vite inizia a produrre piuttosto presto, tra il secondo ed il terzo anno di vita (non di trapianto: se si pianta un esemplare già adulto, fruttificherà già l’anno successivo).

Per i successivi 20/25 anni la produzione di grappoli sarà più o meno costante, per poi calare lentamente dopo i 30 anni. Una pianta di 40 anni è ufficialmente “vecchia”, ma, grazie alla lignificazione legata all’età, il suo aspetto sarà ancora più affascinante.