ore 7 – APPENA SVEGLIA
Dal diario di Alberta, beauty editor. «Amo la doccia calda, mi carica di energia, ma non voglio sprecare troppa acqua. Così ho comprato il riduttore di flusso che mi ha consigliato la mia amica Luisa, una green addicted convinta. Niente di complicato, si applica facilmente al rubinetto (che già di suo aiuta a ridurre, ma non abbastanza) e ha una particolarità: frantuma l’acqua in particelle piccolissime e le miscela all’aria. Se ne risparmia anche il 50 per cento, ma il getto resta bello corposo e confortevole. Lo shampoo? Da qualche tempo ho cambiato abitudini: solo un lavaggio prolungato, anziché i classici due, e con una texture solida. Temevo che queste versioni ecologiche non fossero performanti e invece… Non ci sono scuse perché i brand propongono ormai versioni e formule per ogni esigenza. Insomma, non è una saponetta, ma un vero e proprio shampoo. In alternativa uso quello classico liquido, ma comprando la ricarica, così non butto bottiglie di plastica».
ore 9 – PRIMA DI USCIRE
«Dopo la colazione, di corsa a lavarsi i denti. Sono troppo felice del mio nuovo spazzolino di bambù. È ecosostenibile al 100% e biodegradabile, cioè, nel tempo si decomporrà totalmente. Una caratteristica fondamentale: ci si pensa poco, ma i classici spazzolini sono pari all’1% di tutta la plastica che inquina gli oceani. È uno dei prodotti più consumati di sempre, va cambiato ogni 3-4 mesi, in un anno ne buttiamo tantissimi e non si possono riciclare. Ben vengano quindi le versioni eco. Prima di uscire, make up! Mai senza rossetto è il mio motto, una bocca a tinte forti aiuta il look, ma anche l’umore. Ora poi è più facile cambiare colore. In profumeria ho trovato un’ampia scelta di pack ricaricabili. Che figata: un solo astuccio, ma due, tre o più nuance. Risparmio ed evito di buttare l’astuccio, che in genere resta in buono stato. Ma non mi sono fermata al rouge, anche cipria e blush nel mio beauty-case sono ricaricabili all’infinito».
ore 11 – ALLA SCRIVANIA
«Mai più senza borraccia, anche sul posto di lavoro. Sono circa 11 miliardi le bottiglie di plastica immesse nel mercato ogni anno. E che tristezza sapere che ben il 60% non viene riciclato ma rischia di essere disperso nell’ambiente. L’ho letto su un rapporto di Greenpeace e da allora mi rifiuto di acquistare la minerale confezionata. Per eliminare il calcare dell’acqua del rubinetto e purificarla, utilizzo una di quelle caraffe con il filtro, così diventa buona e leggera. Di borracce ne ho di vari colori: posso sceglierla in base all’umore e, perché no, all’outfit. La riempio al mattino e la tengo sulla scrivania, così non mi dimentico di bere. In più, da poco ho scoperto un trucco per dare all’acqua un aroma speciale senza aggiungere calorie: si mette al collo della borraccia un particolare anello che rilascia una fragranza (alla fragola, cola, arancia o pesca) capace di stimolare le cellule olfattive. Il risultato è che si beve acqua, ma sembra di gustare una bibita. Chissà se c’è anche al gusto gin tonic!».
ore 13 – PAUSA AL NAIL BAR
«Approfitto spesso della pausa pranzo per andare a mettere in ordine mani e piedi. Al nail bar ci sono tante proposte di smalti dai colori super, ma io porto sempre con me il mio. Si tratta di una formula cosiddetta “senza”, cioè non contiene una serie di ingredienti potenzialmente tossici per chi li utilizza, oltre che dannosi per l’ambiente. I miglior sono quelli che riportano sull’etichetta la dicitura da 7 a 10 free. Infatti, oltre a formaldeide, toluene e DBP (le tre sostanze chimiche maggiormente incriminate), ce ne molte altre che non sono proprio il massimo, come canfora, resina di formaldeide, ethiltosylamide, acetone, parabeni e piombo. Utilizzando gli smalti “senza” ho notato anche che le unghie restano più sane: non diventano gialle, non si spezzano e restano belle lucide anche al naturale. Altra scoperta recente: se si vuole una lacca per unghie 100% bio, deve essere certificata: non sono ammessi i pigmenti classici, infatti, ma solo quelli di origine minerale».
ore 19 – SHOPPING CONSAPEVOLE
«Quando faccio acquisti beauty impiego un sacco di tempo. Prima di mettere un prodotto nel carrello, leggo attentamente l’INCI, la lista degli ingredienti. Un elenco troppo lungo mi mette già in allerta: facilmente conterrà un bel po’ di conservanti e sostanze inutili (principio che vale anche per scegliere i prodotti alimentari!). Meglio orientarsi su formule clean, essenziali, con la maggioranza di sostanze attive di origine naturale (sono riportate con il nome in latino). Sto molto attenta alla scelta del bagnodoccia: i tensioattivi, che producono la bella schiuma, inquinano moltissimo. La soluzione? Prodotti biodegradabili. Per legge hanno tensioattivi di origine vegetale, per esempio quelli ricavati dall’olio di cocco (cocamidopropyl betaine), dalla canna da zucchero (sodium cocoyl glutamate), dal grano o da altri vegetali ricchi di grassi e quasi totalmente biodegradabili. Ma non solo. Mi piace stare attenta al pack. Spazzole e pettine, da me, sono di legno naturale. Pinze per capelli e accessori vari, invece, di bio-plastica a base di amido di mais e grano: si decompongono più rapidamente, ma sono belli e resistenti».
ore 22 – PULIZIA ZERO WASTE
«La sera dedico tempo alla pulizia del viso. Ho la pelle secca e quindi uso un latte detergente. Una volta lo eliminavo con i dischetti di cotone, ne usavo tantissimi (c’erano anche quelli per applicare il tonico e lo struccante per gli occhi…): se ci penso, che spreco pazzesco. Poi, un giorno, svolta verde! Sono passata al panno di microfibra: bagnato con acqua tiepida elimina tutte le impurità e i residui del detergente, fa un leggero scrub ed elimina bene persino le ultime tracce di mascara. Lo utilizzo per qualche giorno, poi lo metto in lavatrice e torna come nuovo. C’è anche un’alternativa al panno: i dischetti lavabili. Di cotone organico, bambù o altre fibre vegetali si usano, vanno in lavatrice e si riutilizzano centinaia di volte».
L’etichetta diventa smart
Si chiama Green Impact Index lo strumento che Pierre Fabre ha creato per valutare l’impatto sociale e ambientale dei prodotti del gruppo (Eau Thermale Avène, A-Derma, Klorane, Ducray e René Furterer). Permette a chi acquista di fare scelte informate e consumare in modo sostenibile. Sulla base di 20 criteri (14 ambientali di impatto sul Pianeta e 6 sociali) valutati dall’ente indipendente AFNOR Certification, ogni prodotto ha un punteggio stampato sulle confezioni: A o B indicano che il cosmetico è eco-socio solidale. C o D che richiede ulteriori messe a punto. E che il gruppo si impegna a renderlo più green.
Il cosmetico diventa albero
135 milioni di alberi entro il 2025. È l’ambizioso obiettivo che la Fondazione Yves Rocher (brand di cosmetica vegetale fatto in Bretagna) si è posto con l’iniziativa Plant For Life per contrastare gli effetti della deforestazione. Così pianterà 1 albero per ogni acquisto di un prodotto Green Heroes (Shampoo Solido, Gel Doccia Concentrati e Shampoo Concentrato) e per ogni tessera fedeltà aperta dopo un acquisto nei negozi monomarca del brand (oltre 110 in Italia). Invece, per ogni passaggio da Cliente Privilegiato a Consulente di Bellezza del brand gli alberi piantati saranno 3.
Packaging da Oscar
Nel 2021 si è aggiudicato il Bio Award con il prodotto Love Skin&Respect Earth Hydro Primer e, nello stesso anno, è stato tra i vincitori del bando Conai per l’ecodesign degli imballaggi, il premio per le più innovative soluzioni di packaging sostenibile in Italia. Sono solo gli ultimi riconoscimenti di Catrice, brand della società cosmetica tedesca Cosnova, da anni impegnato a creare prodotti rispettosi dell’ambiente. Sempre in tema di confezioni green, da segnalare l’iniziativa 100% Plastic Collect di Caudalie: l’azienda cosmetica, da sempre attenta a formule clean e scelte sostenibili per il Pianeta, si è impegnata a raccogliere e riciclare tutti i rifiuti di plastica prodotti dal brand.
Lo scarto diventa ingrediente top
L’ultima frontiera della cosmetica green? L’upcycling o circular beauty, che contribuisce alla tutela del Pianeta, all’economia circolare e all’ecologia industriale. Come? Con un approccio “zero waste”, zero rifiuti, che prevede la formulazione di cosmetici con principi attivi ricavati da scarti di frutta e verdura. Collistar, per esempio, dalle vinacce eliminate dopo la pigiatura ottiene un estratto d’uva di Aglianico dal potere antiossidante. La linea Waso di Shiseido sostituisce l’acqua con liquidi derivati da frutti. Il brand St. Rose, infine, per la sua fragranza Vigilante, ha usato scarti di legno di cedro e petali di rosa.