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Qui. Dove gli spazi verdi sono anche luoghi di riflessione spirituale. Qui, dove riti e tradizioni si intrecciano di continuo, piante, fiori, acqua, sassi e foglie hanno forme, collocazioni e significati inediti
Studiare la storia di un popolo non basta per capirlo, bisogna visitarne i luoghi, apprezzarne l'arte, gustarne la cucina e, perché no, conoscerne i giardini. Il giardino giapponese in particolare non è solo frutto di scelte estetiche, è uno spazio dove verde, acqua, pietra e presenza dell'uomo si fondono in un'unità armonica. Qui la forza insita nella natura diviene uno spazio interiore, come la fodera damascata di un abito rigoroso. Basta uno sguardo per capire che in ogni giardino giapponese non mancano cura e studio: la perfezione regna là dove tutto sembra essere semplice. Tuttavia abbinamenti di tono e geometrie rigorose non sono fini a loro stessi.
Passeggiare nel giardino, seguire le pietre segnapasso, oltrepassare l'Hashi, il ponte simbolico, raccogliere l'acqua nella vasca di purificazione, muovere il sonaglio augurale, ascoltare il fruscio del vento tra le fronde... Il trionfo dei gesti minimi che ritornano alla loro primitiva importanza.
L'atmosfera sospesa nel tempo del giardino giapponese permette di entrare in una dimensione dove la ricerca della quiete diventa pensiero, il fluire di tutte le energie copre il fragore delle voci estranee per raggiungere equilibrio e coscienza.
Spunti da imparare e copiare
Riprendere i molteplici spunti di un giardino giapponese nella nostra realtà non è semplice. Più che cercare di riprodurre uno stereotipo estetico, può essere interessante far rivivere quella filosofia dello spazio e del tempo che fa di questi giardini un mondo a parte, intimo e vissuto.
Realizzare un angolo segreto, come possibilità di restare senza dover rimodellare le geometrie intorno, uno spazio dove predisporre una semplice seduta con un sasso, realizzare una fontana, seguire il piccolo aprirsi di un sentiero, ascoltare l'acqua che gorgoglia irregolare da una canna. Quel che conta è la predisposizione dell'animo e l'aiuto che il luogo può offrire al dipanarsi dei pensieri.
Più pratica l'indicazione di non costruire una viabilità che alteri e separi lo spazio, ma si dissimuli divenendo una traccia, un cammino silenzioso che segue e fa da cornice alle forme di pietre e cespugli. Non compaiono cordoli, non esistono separazioni, ma è l'idea dell'unione armonica a dominare.
Interessante raggiungere l'equilibrio dell'effetto finale tenendo distinti gli elementi, sovrapponendoli nella prospettiva, o affiancandoli, senza confonderli in macchie e siepi, nelle quali non sempre è possibile distinguere le essenze, se non in determinate stagioni.
Piante uguali alle nostre, eppure così diverse...
Non è semplice individuare con certezza le specie botaniche utilizzate nei giardini giapponesi. È più facile indicarne il genere, ma molte restano a una prima vista, se non ignote, impossibili da riconoscere immediatamente. Fra le piante da fiore, grande spazio viene lasciato agli iris, liberi di riprodursi, favoriti anche dallo scarso disturbo creato da una presenza umana minima e discreta.
I bambù, sempre presenti, sono un elemento verticale che può inserirsi anche solo in piccoli gruppi e non in siepi e barriere di separazione. Le azalee, quasi irriconoscibili per l'attenta potatura a cuscino che le trasforma in cespugli morbidi, mantengono costantemente una superficie perfetta.
Le camelie, piante care alla tradizione nipponica, sono collocate vicine all'acqua, per la possibilità di creare un gioco di specchi e per ripetere l'incanto di un fiore che galleggia. Le ortensie scelte fra le specie di grandi dimensioni, a portamento arborescente, dalle fioriture meno vistose delle nostre macrophylla, creano un'interessante massa dalle foglie lucide. Le felci ornano il bordo delle vasche d'acqua. Il muschio, verde tutto l'anno, simbolo di abbondanza di vitalità e di ricchezza, è usato come elemento di un disegno naturale. Le conifere, con la chioma organizzata a palchi, sono sorrette e puntellate per non piegarsi sotto l'abbondante peso delle nevicate. E ancora gli aceri, dalle foglie che sembrano ricami dentellati, pronti a tingersi di colori autunnali. Infine i ciliegi, da ammirare in fiore o quando il vento ne rapisce le corolle per spargerle sul prato.