Oggi vi racconto come fare a crescere una pianta sempre popolare: la lavanda (Lavandula L.). Per altro è in fiore proprio ora, e quindi è in quel particolare momento dell’anno definito “balsamico”, cioè quei pochi giorni ideali per la raccolta delle sue spighe. Succede tutto adesso. Sì, lo so: per me, e quindi per voi che mi leggete o ascoltate, queste piante belle e buone sono un tormentone. Ma ho capito che per avvicinare al verde più persone possibili… occorre partire da una pianta “facile”.

Fioritura di lavanda stecade (o selvatica)

Un inizio difficile

Dopodiché il mio rapporto con lei, la lavanda, si è affinato con gli anni. Io, non sono proprio partita facile nella nostra relazione, ahimè. Nonostante tutti – giardinieri, siti garden, ma anche parenti e amici – mi dicessero che la lavanda è una pianta easygoing e piuttosto robusta, per altro adatta a quasi tutto il nostro territorio, da me proprio non ci voleva stare. O meglio, voleva una vita diversa, più indipendente e con meno amore. È stata proprio la lavanda ad insegnarmi come fare: ho infatti scoperto che è spesso questo troppo amore (traduco: eccessive cure fatte di troppe concimazioni, troppe potature, troppa acqua) ad uccidere la pianta, come altre sue coinquiline verdi. Esatto. Il troppo amore è come l’incuria. Ma in più ci si sbatte un sacco.

Cespuglio di lavanda stecade (o selvatica) in piena fioritura nel gravel garden (giardino secco)

Detto ciò, vi racconto qualcosa su questa pianta cespugliosa che da me cresce un po’ disordinata, dalla fioritura fatta di lunghe spighe lilla profumatissime, con foglie argento tipiche delle essenze della garriga, resistente al secco del mediterraneo (ma anche a qualche grado sotto lo zero, senza esagerare). Ora sto descrivendo quella officinale o angustifolia, o vera o, semplicemente, spico: proprio come una vera signora, la lavanda ha più nomi propri che fiori, ma in questa bella famiglia (le Lamiaceae) ce ne sono diverse specie. Io coltivo lei e quella selvatica, o lavanda stecade (Lavandula stoechas). Della lavanda voglio raccontarvi come fare tutto partendo dai miei sbagli. O meglio, partendo dall’osservazione del suo ambiente naturale. Se lo avessi capito prima ora avrei un lavandeto al posto del mio giardino felice, saggio e selvaggio. Ma sarebbe un peccato, perché potrei parlarvi solo di lei quando di piante belle e buone, robuste e resilienti è pieno il mondo e anche il (mio) giardino.

lavanda
Lavanda officinale

Messa a dimora

La lavanda vuole un terreno povero, proprio come il suo compagno di suoli e avventure più fedele, il rosmarino. Vive bene in terreni anche sabbiosi, proprio perché sono drenanti e impediscono il ristagno idrico (primo fattore di morte della pianta). Quindi se avete un terreno argilloso meglio ammendare la buca dove posizionerete la vostra pianta con sabbia di fiume o pietra pomice prima della messa a dimora. Ancora più facile se la mettete in vaso, perché il terriccio lo potete fare (o scegliere) voi. Parlando di vasi, lo so, lo ripeto sempre, ma è fondamentale: che siano il più profondi possibile, perché le sue radici possano affondare ed esser più protette da siccità e/o freddo, e soprattutto pieni fino a qualche centimetro dal bordo (inutile comprare dei “pozzi”, se poi si fa economia sulla terra). Lei, la lavanda, ve ne sarà grata, e fiorirà.

Concimazione

Sempre perché la lavanda è una pianta parca, si accontenta di quello che ha. Quindi non esagerate con le concimazioni, specie se le avete messo le radici in piena terra, e fatelo in caso solo ad inizio primavera, magari diminuendo un poco le dosi rispetto a quelle indicate sulla confezione del concime. Io, da quando l’ho capito, non la concimo più (ma un aiutino se è in vaso dateglielo).

Lavanda stecade (o selvatica)

Bisogno idrico

Dopo l’adozione della pianta, pratica da formalizzare alla fine dell’inverno per far sentire la lavanda a casa già in estate, quando fiorirà, occorre seguirla un po’ con le irrigazioni. Come fare a quantificare “Un po’”? È difficile, lo so, ma tutto dipende da:

  • è in vaso? Un po’ diventa un po’ di più
  • è a terra? Diventa molto meno
  • è esposta a pieno sole? Aumentiamo di un po’ 
  • è messa in una zona ventosa? Perfetto, la lavanda ama il vento, ma la disidrata un pochino di più. Aggiungiamo.
  • è messa all’ombra? Pensiamo a spostarla prima di quanta acqua ha bisogno, perché lei ama il sole più di se stessa.

Una regola che vale sempre però c’è, ovviamente dimenticandosi la manicure (si, io sono una giardiniera senza guanti… non capitolerei nemmeno con quelli super chic di Hermès, forse): affondate un dito, tutto un dito non solo il polpastrello, nella terra accanto alle radici: la lavanda ha bisogno di essere irrigata solo se sentite la terra davvero secca. Altrimenti, ripassate. E non dite che il dito non affonda: vi ho appena detto che la terra dev’esser sciolta, non compatta. 

Esposizione

Ama il pieno sole (lo ama anche quando è torrido e non stacca mai), sopporta pure il vento e l’aerosol marino. Non le piace affatto l’ombra, specie se umida. Forse potrete patteggiare per quella che i giardinieri chiamano “mezz’ombra luminosa”, non capendo che in città – tra i palazzi – è merce piuttosto rara. E ad altre piante serve di più.

La raccolta, all’alba, quando i fiori sono ancora freschi e turgidi

Potatura

Vi dico cosa occorre fare (ma poi anche cosa “non” faccio io): a fine fioritura eliminare le spighe secche, se non le avete raccolte prima per profumare casa o usarle in cucina. Poi, prima dell’inverno, abbassate la pianta in modo proporzionale alla sua altezza. Così facendo non lignificherà troppo e crescerà poi più compatta. Ve lo ricordate di sterilizzare le cesoie, vero? E di non usare forbicine, taglierini o semplicemente le mani. Ci vuole un taglio netto. Io invece non faccio nulla: mi piace guardare la sua crescita lenta e storta, il suo “legno” corrugato e bruciato dal sole, il suo seguire il vento locale… Mi piace darle quella libertà che mi chiese e pretese, quando arrivò. 

Raccolta e conservazione

Lavanda come pillola verde

La lavanda è un’altra pianta edule: i fiori delle sue spighe sono usati in cucina sia per abbellire i piatti che – essiccati – per aromatizzare torte e biscotti, tisane e molto altro.  Se siete come me “poco portate” per la cucina, allora essiccatela per farci altro (come fare: rigorosamente appesa a testa in giù, protetta da polvere e umidità da un sacchetto di carta, in un luogo asciutto, ombroso e meglio se ventilato). Potrete poi utilizzarla per profumare la casa (il suo odore persiste per mesi). Io ne faccio anche un oleolito casalingo per il corpo, che uso soprattutto in inverno per lenire mani e piedi secchi “da giardiniera”.

Oleolito di lavanda stecade (o selvatica)

Curiosità: lavanda nomen omen

Come spesso accade, il proprio nome (o nome proprio) contiene anche la propria storia, non solo per le piante. Quello della lavanda deriva dal gerundio del verbo latino “lavare” (lavandus, lavanda, lavandum = “che deve essere lavato”) perché questo fiore era molto utilizzato già nell’antichità per detergere il corpo.

Lavanda
Lavanda

Effetti speciali: la lavanda raccontata da una lettrice di Donna Moderna

Da quando coltivo il mio giardino felice mi sono resa conto che, senza la condivisione, questo luogo che mi ospita non sarebbe poi così speciale. Poi, da quando ho iniziato a raccontarvi delle piante e dei fiori che ospito, qui e su Instagram, ho capito che condividere è importante ovunque. E soprattutto fa bene.

Quindi vi voglio salutare con un consiglio di lettura, dedicato ovviamente alla lavanda, scritto da una Donna Moderna come noi, come voi: grazie Beatrice per aver arricchito le conversazioni verdi (lilla direi, nel tuo caso), ma soprattutto per aver messo nero su bianco la tua passione per questa bella pianta. “The lavender revolution” di Beatrice Galgano, sia in versione cartacea che Ebook (in questa formula anche in inglese). Per maggiori info (anche sui prodotti handmade e biologici che Beatrice produce e vende) andate a trovarla di persona al Podere Argo o virtualmente qui:  https://podereargo.com/