Milano non è una città sfacciata, non è impertinente, a volte non è nemmeno troppo amichevole: il capoluogo lombardo in questo senso è più simile a una gentildonna del passato, pudìca, riservata, scostante e discreta, che non è abituata a mettersi in mostra e a dare confidenza agli sconosciuti in poco tempo. Per conoscerla, sono necessari passione, garbo e dedizione: solo in questo modo infatti sarà possibile scoprire i gioielli milanesi nascosti – e proprio per questo ancora più preziosi – in grado di sorprendere anche i visitatori più prevenuti, che l’avevano (erroneamente) sottovalutata.
Non solo quindi Duomo, Galleria Vittorio Emanuele II e Teatro alla Scala, sfoglia la nostra selezione per scoprire i “tesori” di Milano meno conosciuti .
La colazione da Panarello
Per far partire col piede giusto un’ipotetica giornata alla scoperta di Milano , non c’è niente di meglio che iniziare con un cappuccino e una brioche da Panarello , storica pasticceria approdata nel capoluogo lombardo nel 1930 nella storica sede di piazza San Nazario in Brolo.
Le origini dell’arte pasticcera sono in verità liguri, dato che il fondatore Francesco Panarello diede inizio alla grande tradizione nella sua città natale, Genova, bel 45 anni prima. Oggi Panarello è divenuta una vera e propria istituzione, e oltre a quella in Porta Romana, conta altre quattro pasticcerie dove potersi concedere un piccolo peccato di gola, in via Tolstoj, via Speronari, via Moscova e piazza S. Francesca Romana.
Il Cenacolo Vinciano
L’Ultima Cena di Leonardo da Vinci rappresenta una delle opere d’arte più importanti di tutti i tempi: Leonardo mette in scena il momento in cui Cristo annuncia il tradimento di uno degli apostoli – “In verità vi dico uno di voi mi tradirà” – facendo convergere attorno a lui gli apostoli sistemati a gruppi di tre, secondo le diverse reazioni alle parole di Cristo, di domanda, di scandalo, di timore, di commozione, “i moti dell’animo”.
Il dipinto parietale è contenuto nel Refettorio del convento di Santa Maria delle Grazie , grandioso esempio del Rinascimento milanese, la cui aula longitudinale si apre nel grande spazio luminoso della tribuna progettata da Donato Bramante su commissione di Ludovico il Moro. La visita alla Basilica e al Cenacolo costituiscono una tappa obbligata sia per chi è di passaggio, ma anche per chi abita a Milano, dato che in pochi altri casi la pittura e l’architettura hanno raggiunto vette così alte.
La “nuova” Darsena
Non stiamo parlando di un luogo “nascosto”, ma di un tesoro recentemente venuto a galla: bacino d’acqua a sud della città, un tempo un elemento importante della estesa rete di canali e navigli di Milano, è stato infatti completamente ristrutturato in occasione di Expo 2015 , attraverso la creazione di uno specchio d’acqua navigabile, la rimozione del vecchio mercato sostituito da un altro del tutto nuovo e la trasformazione di piazza XXIV Maggio in area pedonale.
Due suggestive passeggiate – una, più ampia, sul lato di via D’Annunzio, con una caffetteria, l’altra sulla parte opposta di via Gorizia – si candidano a diventare il luogo d’elezione delle serate estive milanesi, allietate dalla presenza degli innumerevoli bar e ristoranti sulle sponde dei Navigli .
La Sagrestia e il Campanile di San Vittore al Corpo
In via San Vittore si trovano questa chiesa e il suo complesso monastico cinquecentesco, costruiti sui resti del mausoleo imperiale voluto da Massimiano in epoca paleocristiana: un tempo era la basilica dei frati olivetani, che dimoravano nell’annesso monastero, oggi convertito a Museo della Scienza e della Tecnologia e dedicato a Leonardo Da Vinci.
La particolarità della chiesa di San Vittore risiede nella possibilità di accedere alla sua torre campanaria – da dove si può godere di una vista della città – e respirare l’atmosfera di un’associazione no-profit ancora attiva: quella della Federazione Campanari Ambrosiani , che si occupa sia della tutela e riscoperta dell’arte campanaria, sia della salvaguardia del patrimonio artistico ad essa legato.
La Chiesa di San Bernardino alle Ossa
Edificata nel 1269, la Chiesa di San Bernardino alle Ossa contiene al suo interno un ossario con una volta affrescata nel 1695 da Sebastiano Ricci, a cui si accede camminando lungo uno stretto corridoio: le pareti interne sono quasi interamente ricoperte di teschi ed ossa che si trovavano nell’antica camera, insieme a quelle che vennero riesumate nei cimiteri soppressi dopo la chiusura dell’ospedale locale, avvenuta nel 1652. Tutte le ossa vennero disposte nelle nicchie, sul cornicione, adornando i pilastri, fregiando le porte, e in questo motivo decorativo, il senso macabro si fonde propriamente con la grazia dello stile rococò .
In molti hanno avanzato l’ipotesi che tali ossa appartengano ai numerosi martiri cristiani uccisi dagli eretici ariani al tempo di Sant’Ambrogio, ma la tesi non sembra reggere, in quanto esse risultano corrispondere a pazienti morti dell’ospedale del Brolo , priori e confratelli che lo dirigevano, condannati alla decapitazione, carcerati morti nelle prigioni dopo il 1622 (quando il loro cimitero risultò insufficiente), membri di famiglie aristocratiche che erano sepolti in sepolcri vicini, canonici della basilica di Santo Stefano.
L’Orto Botanico di Brera
Situato all’interno del Palazzo di Brera , l’Orto Botanico – creato nel 1774 sotto l’imperatrice Maria Teresa d’Austria – è una piccola ed estremamente suggestiva oasi di pace per fuggire dalla frenesia cittadina. Passeggiando tra i suoi vialetti, tra le sue due vasche ellittiche del Settecento e la serra ottocentesca oggi in uso all’Accademia di Belle Arti, è possibile notare gli esemplari di due ginko biloba tra i più antichi d’Europa, un tiglio alto 40 metri, un noce del Caucaso.
Una visita durante la stagione primaverile permette inoltre di assistere alla fioritura di migliaia di bulbi, tra cui spicca la meravigliosa collezione di peonie ed aquilegie. L’annesso Museo Astronomico espone tutti gli strumenti scientifici antichi utilizzati dagli scienziati nel corso dei secoli, appartenuti all’Osservatorio Astronomico e all’Università degli Studi di Milano: nella cupola, posta sui tetti di Palazzo Brera, si trova il Telescopio Merz , con cui nel 1877 Giovanni Virginio Schiaparelli osservò lungamente Marte, avanzando le prime ipotesi circa la presenza di vita intelligente sul pianeta.
Il pranzo da Giacomo Arengario
È il ristorante del Museo del Novecento , chiaro omaggio al periodo Decò , nato dall’esperienza di due altri storici ristoranti milanesi, “Giacomo” e “Giacomo Bistrot”. La sua particolarità consiste nelle tipiche “period rooms” che scandiscono le diverse zone del ristorante: una Hall a tavoli bassi, poltroncine e divani, un Bar, una Sala ristorante con soffitto a cassettoni, una Galleria aperta sulla cucina con un bancone dove è possibile mangiare, e infine uno splendido Dehors all’interno di una grande loggia affacciata su Piazza del Duomo , da cui si gode una vista assolutamente incomparabile.
Un pranzo qui equivale a un piccolo viaggio nel tempo, per assaporare le atmosfere di un’epoca e di un’estetica passata, che – oltre ad aver lasciato un forte segno nel nostro tempo – rivive sia nelle architetture del museo, che in quelle del ristorante.
La Chiesa di Santa Maria presso San Satiro
Edificata alla fine del Quattrocento inglobando il sacello di San Satiro di epoca altomedievale, costituisce uno dei capolavori rinascimentali del Bramante , celebre per la prospettiva illusoria della “finta abside” o “presbiterio immaginario”.
Sulla parete fondale della chiesa, infatti, in corrispondenza della navata centrale, si trova la finta fuga prospettica, profonda 97 centimetri, che intende così sostituire la prevista abside, vista l’oggettiva impossibilità di realizzarla a causa della retrostante strada. Questa presenta su ciascuna delle due pareti laterali tre nicchie e, su quella fondale, due, con – al centro – l’immagine della Madonna in trono col Bambino , icona della Vergine ritenuta miracolosa per aver sanguinato dopo essere stata colpita da un giovane vandalo con un pugnale, nel XIII secolo.
Le guglie del Duomo tra cui passeggiare
Tutti conoscono quel capolavoro di architettura gotica che è il Duomo di Milano , uno dei simboli d’Italia, dedicato a Santa Maria Nascente, terza chiesa cattolica nel mondo per superficie dietro a San Pietro in Vaticano e alla Cattedrale di Siviglia. Ciò che forse però non è universalmente noto è la possibilità di salire sulla sua sommità e passeggiare tra le sue guglie , che – specialmente al momento del tramonto – diventa un’esperienza unica, da fare almeno una volta nella vita.
Oltre all’emozione di godere di una vista impagabile della città, la visita guidata sul “tetto di Milano” diventa anche l’opportunità per scoprire i segreti e le meraviglie nascoste di quello che dà tutta l’impressione di essere un vero e proprio “mare di marmo”.
Il Quadrilatero del Silenzio e Villa Necchi Campiglio
Contraltare del più celebre Quadrilatero della Moda , è il luogo ideale per per dimenticare la frenesia della città e immergersi in alcuni fra i luoghi più eleganti della Milano ottocentesca . Le soste obbligate sono piazza Eleonora Duse , un piccolo gioiello abbracciato da una sequenza di palazzine liberty; Casa Berri Meregalli (all’angolo fra via Vivaio e via Cappuccini), dimora eclettica, neoromanica, gotica e liberty, con una scultura di Adolfo Wildt nell’androne; Villa Invernizzi , con il suo meraviglioso e lussureggiante giardino che dà su via Cappuccini, dalle cui cancellate in ferro è possibile scorgere i fenicotteri rosa che lo abitano; Palazzo Fidia in via Luigi Melegari, opera futuristica dell’architetto Aldo Andreani, a metà via fra un castello e una navicella spaziale.
A pochi passi sorge Villa Necchi Campiglio , uno splendido esempio di stile déco, che rappresenta la tipica residenza dell’alta borghesia industriale milanese, immersa in un grande parco dove è tuttora conservata la prima piscina privata costruita in città.
Via Abramo Lincoln e il “Quartiere Giardino”
Via Lincoln (nella zona di Piazza Cinque Giornate) è una strada di qualche centinaio di metri in cui difficilmente si giunge per caso che pochi – anche Milanesi – conoscono: chi decide di concedersi una deviazione dagli itinerari più battuti verrà ricompensato non appena varcherà l’ingresso di questo piccolo “quartiere nel quartiere ” composto da villette multicolore, incredibilmente intatte e curatissime. Sembra davvero di essere sul set del film “Big Fish” di Tim Burton soprattutto con l’arrivo della primavera, quando l’effetto arcobaleno è moltiplicato dai molti alberi in fiore e dai ricchi giardini che si aprono all’interno dei piccoli e incantevoli cortili , mantenuti con gran dedizione dagli abitanti di questo villaggio urbano, e tutti accessibili attraverso dei suggestivi vialetti acciottolati.
Altrettanto curiosa è la storia di questa strada: a fine ’800 una cooperativa operaia progettò qui un “Quartiere Giardino ” composto da piccole abitazioni a prezzi accessibili, destinate agli operai della zona di Porta Vittoria: e difficoltà nel reperire fondi e le due guerre mondiali non permisero di realizzare il progetto, e le abitazioni di Via Lincoln sono le uniche realizzate nell’ambito di quel piano che ambiva a una “Città Ideale”.
Vicolo dei Lavandai
Prende il nome da un lavatoio che fino alla fine degli anni ’50 era usato dalle donne per lavare indumenti e biancheria: si tratta di un luogo incantevole situato in un anfratto del Naviglio Grande , e mantiene ancora intatta una centrifuga del primo ‘900 a rappresentare l’archeologia di una vecchia Milano sconosciuta a molti dei suoi stessi abitanti. Oggi i locali della vecchia drogheria che vendeva sapone, candeggina e spazzole alle donne impegnate al lavatoio, ospitano il ristorante El Brellin che, con i camini e i soffitti a cassettoni, ha mantenuto intatta l´atmosfera del luogo.
Una curiosità: il vicolo è dedicato ai lavandai e non alle lavandaie, perché nell’Ottocento ad occuparsi del servizio di lavaggio erano gli uomini, organizzati in una vera e propria associazione. La confraternita dei Lavandai di Milano risale al 1700: Sant’Antonio da Padova è il loro protettore e a lui è dedicato un altare nella chiesa di Santa Maria delle Grazie al Naviglio, ubicata a 100 metri circa dal vicolo, lungo l’Alzaia Naviglio Grande .
La cena Al Pont de Ferr
Incastonata nella Ripa di Porta Ticinese , sempre sul Naviglio Grande che Leonardo costruì a Milano, l’Osteria Al Pont de Ferr si caratterizza per un ambiente rustico, fatto di mattoni e intonaco ruvido, un grande bancone in legno sovrastato da lunghe file di vini rossi, un carrello dei formaggi in bellavista e tavolini un po’ sbilenchi apparecchiati su tovagliette di carta, quasi come se il tempo si fosse fermato.
È guidata da venticinque anni dalla mano esperta di Maida Mercuri – sommelier e ristoratrice da una vita – che, insieme allo chef Vittorio Fusari, accompagna i clienti attraverso un percorso culinario unico, tanto da avergli fatto guadagnare l’ambita stella Michelin lo scorso anno.
Il Percorso dei Segreti e la cena al Museo alla Ca’ Granda
Tanti a Milano conoscono lo splendido edificio rinascimentale della Ca’ Granda , un tempo sede dell’Ospedale Maggiore oggi Università degli Studi di Milano, pochi però ne conoscono i segreti custoditi tra le spesse mura. Veri e propri gioielli nascosti come l ’Archivio Storico e il Sepolcreto della Cripta della Chiesa della Beata Vergine Annunciata . Un patrimonio artistico eccezionale solo recentemente reso accessibile tutti i giorni: in comodo orario serale!
L’ Archivio Storico è una meraviglia data 1637 che lascia a bocca aperta tanto per gli importanti documenti che conserva (tra cui spiccano l’Atto di fondazione dell’Ospedale firmato da Francesco Sforza e alcune lettere di personaggi illustri della storia tra cui Napoleone e Leopardi) quanto per le splendide sale dalle volte affrescate . Il Sepolcreto , dal fascino più tetro, fu un tempo ultima dimora delle spoglie dei caduti delle Cinque Giornate di Milano e si stima custodisca ad oggi i poveri resti terreni di circa 150.000 pazienti spirati lungo il XVII secolo.
Ma c’è di più… Dal 14 aprile chi è interessato alla visita di questi due luoghi misteriosi rimasti a lungo sconosciuti agli stessi milanesi, potrà cogliere un’opportunità davvero straordinaria! Grazie ad un’idea del Gruppo MilanoCard già promotore di Ar.Se – il Percorso dei Segreti ogni sabato e domenica sarà infatti possibile cenare nel Giardino dello Speziere che collega l’ Archivio Storico al Sepolcreto (visitabili prima e dopo il pasto). Una vera e propria Cena al Museo con possibilità di scelta tra 2 menu (di terra e di mare) entrambi proposti da Cantun (Bakery & Bistrot itinerante). Per info e protazioni digitate www.arsemilano.it/cene/