L’arancio dalle belle spine
Mi sono sempre piaciuti gli agrumi, sia in terra che nel piatto. È stato quindi naturale, ripulito il primo terrazzamento del Giardino Felice quasi 10 anni fa, dedicarlo interamente ad una piccola collezione di Citrus. I primi sono arrivati addirittura da Como, regalo in blocco dello zio Nando che li ha sempre amati, ma che doveva purtroppo separarsene perché, là nelle Prealpi, in inverno andavano portati nella serra fredda e lui, con il suo mal di schiena e altri acciacchi dell’età, non ce la faceva proprio più ad accudirli. Me li donò un po’ perplesso: tutto l’amore e la cura di anni ceduti alla amata nipote giornalista di moda, conclamata pollice nero, residente nella “metropoli” che aveva (forse) deciso di fare la contadina. Chissà dove poi.
Così è iniziata la mia storia d’amore per gli agrumi: con una piccola eredità di zio che non potevo perdere per strada. Arancio, limone, mandarino, lime, pompelmo e addirittura un chinotto che ora sono alberi felici con le radici ben piantate nella terra e i rami grondanti di frutti. L’orgoglio mio e dello zio.
In questa piccola collezione il Ponciro (Poncirus trifogliata, chiamato anche arancio selvatico o arancio spinoso) però mancava. È arrivato anni dopo. Addirittura dopo la Clementina, il Combava (Citrus hystrix) e il Pomelo rosa (sì, Pomelo non Pompelmo, lo conoscete?). Mi chiedo come mai, proprio lassù in Padania, non solo non si vendesse questa bella pianta cespugliosa e con le spine lunghe un mignolo, ma non la si conoscesse neppure: proprio lei, l’unica tra gli agrumi, a sopravvivere anche diversi gradi sotto lo zero negli inverni rigidi del Nord Italia.
Ponciro: un agrume atipico
In effetti il Ponciro è differente da tutti gli altri membri della sua famiglia botanica (Rutaceae). Lui, l’ho già detto, resiste al gelo. Inoltre in inverno perde totalmente le sue foglie, a differenza degli altri agrumi che sono sempreverdi. E quando cadono a terra, la pianta diventa ancor più affascinante mostrando il suo scheletro tempestato da lunghi aghi coriacei, un disegno grafico di rara bellezza che per altro rende la zona in cui è piantata impenetrabile per persone e animali (un tempo veniva usato proprio per delimitare i confini). Poi… è bello ma non buono, se per buono si intende dolce, succoso, con pochi semi. Lui anche qui è differente: amaro e aromatico, la sua buccia vellutata nasconde una polpa asciutta e piena di grossi semi.
E poi è sano e non si ammala (quasi) mai, come invece sempre succede agli altri della famiglia, in continua lotta con cocciniglie, afidi, melata e minatrice serpentina (quella micro-str***a che scava infinite gallerie nelle foglie, fino a farle accartocciare. Lo so, anche lei è un essere vivente e ha diritto di esprimere la propria arte. Ma proprio su arance e limoni?). Sul Ponciro no, forse perché ha foglioline più piccole e non ci sarebbe gran divertimento: lui è davvero tutto il contrario degli agrumi “classici”. Ma allora, perché sceglierlo?
Ponciro: l’arbusto robusto che non delude mai
Amare (e ospitare) il Ponciro è davvero facile, ovunque. Resiste al gelo ma sopporta splendidamente le estati torride, perfetto a terra ma delizioso anche in vaso, sopporta bene il vento e pure l’inquinamento delle grandi città, non è esigente per quanto riguarda il tipo di terreno, il fabbisogno idrico e si fa fare di tutto, comprese le potature severe per ridimensionare chioma e spine che avanzano con rapidità. Forse in cuor suo sa che chi deve temere davvero è il potatore, non il potato (sì, le sue spine sono davvero toste e non perdonano: per maneggiarlo usate sempre guanti, indumenti a maniche lunghe e, non esagero, degli occhiali per una sicurezza totale).
Posizionatelo in un luogo soleggiato se volete godere di una abbondante, candida e profumatissima fioritura, che arriva in primavera ancor prima delle nuove foglie (lui è un Citrus che copia le abitudini dei Prunus). Infine ricordatevi di bagnarlo nei mesi caldi, ma solo se lo custodite in vaso, altrimenti ce la fa anche da solo e diventa sempre più indipendente con l’età.
Curiosità
A causa delle sue note amare molto persistenti, dei suoi molti semi e del suo scarsissimo succo, l’uso in cucina del Ponciro è rilegato a marmellate e liquori. Un altro utilizzo che arriva dal passato campagnolo è invece quello di mettere le scorze della sua buccia nella biancheria, per profumarla e scacciare gli insetti. In effetti il frutto emana una fragranza molto persistente e deliziosa e può esser utilizzato anche per arricchire (a vista e olfatto) composizioni e centrotavola creati con un mix di fiori e frutti, ispirati per non sbagliare ai dipinti fiamminghi.
Pillola verde
Il Ponciro è davvero un tipo facile, non solo da ospitare ma persino da propagare. Il mio consiglio è di farlo attraverso la semina, in terreno ricco e sciolto (nei vivai meglio chiedere una terra specifica per semine, in modo da partire col piede giusto). Raccogliete i semi ora, fateli asciugare per impedire il prolificare delle muffe e riponeteli in un luogo buio, fresco e asciutto fino a fine inverno. Poi seminate in un ambiente protetto (in casa, magari ponendo il vasetto accanto ad una finestra per garantirgli una buona esposizione). Mantenete il terreno fresco fino alla germinazione, che avverrà dopo un paio di settimane.