Può sembrare un controsenso, ma esistono delle abitudini sostenibili che non sono green. Hai capito bene: delle abitudini che hanno una certa connotazione di sostenibilità e che però non fanno bene all’ecologia. Insomma, prima di entrare in ottica di convertire la propria vita a tutti i consigli online per ridurre il proprio impatto ambientale, bisognerebbe di fatto analizzare tanti aspetti degli oggetti di cui ci circondiamo.
Il termine marketing è quello del “greenwashing”: la tattica di etichettare qualcosa come amico dell’ambiente per ottenere un profitto, senza necessariamente prestare troppa attenzione a quanto effettivamente lo sia. Dai prodotti di bellezza a quelli per la cucina, siamo circondati di prodotti che vogliono essere sostenibili, ma che non lo sono affatto.
La disinformazione è il primo nemico della sostenibilità
Prima di adottare come scienza infusa un approccio green per la nostra vita, dobbiamo fare i conti con tutti gli aspetti di questa decisione. Pensiamo al classico esempio dell’avocado, prodotto vegetale ottimo, ricco di nutrienti, ottima scelta per una dieta vegetariana – ma che di fatto importiamo da chissà dove. E se da una parte abbassiamo l’impatto sull’allevamento, dall’altra inquiniamo con il trasporto.
Insomma: ogni concetto green va esaminato sotto tutti i punti di vista, prendendo le migliori decisioni possibili in termini di sostenibilità. A volte pensiamo di aiutare il pianeta compiendo gesti quasi automatici, ma in realtà stiamo alzando il nostro impatto sul globo.
I sacchetti di tela: abitudini sostenibili che non sono green
I sacchetti di plastica sono il male? Sì. Finiscono nei peggiori posti possibili e tendenzialmente finiscono per inquinare i mari e le falde acquifere. Il peggio è che le consideriamo usa e getta, ma quando le gettiamo, rimangono nell’ambiente per secoli, prima di sciogliersi.
Tuttavia, ti sei mai interrogata davvero su quante risorse richieda il produrre un sacchetto di tela? In realtà non moltissima, ma alcuni studi hanno dimostrato che per compensare l’impronta ecologica di un sacchetto di cotone o tela, dovremmo fare in modo di utilizzarla per circa 10-20mila volte – o almeno per 55 anni – prima di aver abbattuto l’impatto ambientale al 100%.
Insomma: l’idea di base è quella di acquistare pochi sacchetti di tela, e utilizzarli il più possibile. Non ha davvero importanza di che materiale siano fatte, a patto che vengano usate davvero parecchie volte.
Il latte di mandorle?
Le bevande tipo “latte” derivate dalla lavorazione delle mandorle e altro sono molto popolari, e ingenuamente si pensa che siano migliori per l’ambiente rispetto al latte vaccino. La verità sta nel mezzo: nessuno vieta di acquistare il latte di mandorle, ma bisogna tenere conto che una coltivazione di questo prodotto richiede moltissima acqua, la quale andrà a ridurre le scorte delle falde acquifere e danneggiare la popolazione delle api. I mandorli devono infatti essere impollinati, e per questo vengono acquistate delle api “commerciali” che hanno un’elevata mortalità dovuta ai pesticidi usati per preservare i mandorli stessi.
Insomma, anche in questo caso è necessario scegliere il male minore. Per esempio il latte di soia o di avena sono ottime alternative a quello di mandorle – con sistemi di produzione molto più efficienti e meno dispendiosi a livello ambientale.
Acquistare abiti eco-friendly: abitudini sostenibili che non sono green
La moda è lo spauracchio per eccellenza di tutte le pratiche ambientali virtuose. Ecco perché sempre più brand affermano che i loro cicli produttivi sono green: ma cosa c’è di vero in questa affermazione? Diffidiamo da tutti i brand che millantano e spendono un sacco di soldi in pubblicità dove ci si dichiara amanti della natura, quando di fatto certe cose si dimostrano soprattutto con le azioni.
Acquistare meno, acquistare meglio – facendo attenzione alle red flag di ogni brand. Non è facile individuare i marchi che lavorano attivamente per salvaguardare l’ambiente e i lavoratori, ma non bisogna arrendersi ai semplici claim sul sito web. Bisogna fare ricerca. L’idea di base è che un materiale naturale non è mai stretch: cotone, lino e lana difficilmente si allargano all’infinito come materiali più elastici, ma meno ecologici.
Rimpiazzare ciò che si ha con alternative green
Siamo fortunati a vivere in un mondo dove esistono nuove opzioni green per vivere meglio la propria vita. Il problema però è che siamo anche circondati da oggetti che vorremmo buttare via per fare spazio a strumenti più sostenibili. Non possiamo: buttare ciò che abbiamo di “non green” è il primo passo verso in inquinamento che scala in maniera poco sostenibile. Forse ciò che conserviamo in casa non sarà il top di gamma in termini di sostenibilità, ma siccome già lo possiedi, fanne tesoro per tutto il suo ciclo vitale. Il mondo te ne sarà grato.
Al momento della sostituzione, potrai fare le dovute riflessioni su prodotti sostenibili.